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Sapeva che sarebbe finita così prima o poi, lo sapeva. Quello che non concepiva era il dolore interiore che lo stava lentamente consumando.
La consapevolezza che era vulnerabile, forse per la prima volta in vita sua, era inaccettabile.

Otto giorni. I suoi poteri gli erano stati strappati da ormai otto giorni.
Aveva lottato tutta la vita per tenerseli stretti ed ora tutto ciò che gli restava era un'insulsa pistola calibro 22, acquistata illegalmente da un trafficante ucraino.
L'uomo si rigirò l'arma tra le mani per poi lasciarla cadere con poca delicatezza ai suoi piedi. Si passò le mani fra i capelli e poi le strofinò sul viso, quasi a voler cancellare i pensieri di poco prima.

Prese subito a frugare nelle tasche dei suoi pantaloni alla ricerca delle sigarette. Ne mise una tra le labbra per poi sorridere tristemente. Non aveva accendini o fiammiferi con se, non ne aveva mai avuto bisogno prima di allora.

Non gli restava che fare quello per cui era salito sul tetto di quel palazzo: uccidersi.
Del resto, nessuno avrebbe pianto la sua morte. Non aveva mai amato nessuno oltre se stesso. E, se una volta si era amato, ora si sentiva l'essere più ripugnante al mondo.
Non era capace di fare nulla senza il suo dono e non aveva voglia di imparare.
Cos'era uno stregone senza poteri se non un corpo senz'anima?

Si piegò a raccogliere la pistola e poi si voltò verso il cornicione del tetto.
Le luci della città rendevano le stelle poco visibili ma la luna splendeva di una luce misteriosa. Sarebbe stata l'ultima cosa che avrebbe visto. La luna.

L'uomo si puntò la pistola alla tempia e mise l'indice sul grilletto. Era pronto. Solo un leggero movimento e sarebbe stato libero per l'eternità. Libero da quel corpo a lui sconosciuto. La mano gli tremava ma era deciso a farlo, non poteva più incanalare tutto quel dolore, non aveva più uno scopo.
Era un guscio vuoto, nient'altro.
E fu proprio quando questa tetra conclusione prese forma nella sua testa che decise che l'avrebbe fatto.

Applicò una leggera pressione sul grilletto e strinse forte le palpebre, mentre la mano prese a tremargli di più.
Poi accadde.
Nell'istante esatto in cui si decise a sparare, liberando il mondo della sua presenza, la pistola gli volò via dalle mani.

"Ce ne hai messo di tempo a deciderti. Credevo non saresti durato nemmeno un giorno senza il dono" esordii una voce cattiva alle sue spalle, facendolo voltare di scatto.

"Wilson" sputò l'uomo con disprezzo, "Potresti levarti e lasciarmi morire in santa pace?"
"Per quello che mi riguarda, Collins, la morte sarebbe un atto di carità nei confronti di un traditore come te" ribatté lui freddo.

Il mancato suicida altri non era che Albert Collins, ed era stato fino a pochi giorni prima uno degli stregoni più potenti al mondo, nonché il primo sulla lista nera del Consiglio.
Un organizzazione che trovava le sue radici in tempi remoti, avente il compito di mantenere l'ordine tra le creature della notte. I suoi membri erano streghe e stregoni dotati di grande potenziale, ed era di fatto l'organo su cui gravavano gli equilibri del mondo nascosto.
Chiunque vi disubbidisse doveva essere eliminato, poiché era ben noto quanto anche le piccole cose talvolta, facciano grande rumore.
Ne aveva dato prova Albert, molti anni addietro, quando all'alba dei suoi vent'anni aveva guidato una ribellione contro il Consiglio. Riteneva che i modi e le convinzioni di quest'ultimo sulla presunta inferiorità delle creature della notte, rispetto a quelli della loro razza, così come l'idea che le capacità di una strega ne designassero l'indole, fossero assurde.
Qualcuno lo tradì, la sua rivolta sfumò, e lui ed i suoi seguaci furono costretti alla fuga. Catturarono tutti in poco tempo. Ma non lui.
Nessuno sapeva come, ma per ben trent'anni pareva che l'uomo fosse svanito nel nulla. Non confessò mai come avesse fatto a nascondersi per tutto quel tempo. Nemmeno dopo la sua cattura, avvenuta solo qualche giorno prima.
Era stato deciso dai membri anziani del Consiglio che era pericoloso, e che andava fermato. Considerati i suoi crimini contro l'organizzazione avevano tuttavia deciso che ucciderlo sarebbe stato fin troppo clemente. Decisero così di togliergli il dono. Il dono che madre natura aveva scelto di fargli, poiché ne era indegno.

Abigail e l'ombra del donoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora