Parte 1 L'inizio

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Quella mattina si svegliò di soprassalto, dopo la notte trascorsa appoggiato alle radici di una grande quercia, era pronto per ricominciare il suo viaggio.

Religorn si sentiva vuoto, dopo le vicende accadute la settimana prima. Camminando si udiva solamente il suono tintinnante della spada attaccata alla cinta dell'armatura e dei passi pesanti dell'uomo. Anche la stessa natura taceva al sua passaggio, pieno di rabbia com'era. Quella stessa foresta, dove da ragazzo aveva passato interi pomeriggi rincorrendo volpi e conigli, ora gli sembrava estranea.

Ripensò alla madre che si infuriava vedendolo tornare ferito per qualche caduta o qualche scontro con un animale, e al padre che fiero diceva <<Questo è davvero nostro figlio tesoro>>, vedendolo tornare con qualche buona preda.

Avanzando pensava a una cosa sola "perché?!" e piano piano gli tornò in mente la sua casa, ormai distrutta, e ripensò con dolore a "quella" notte.

Era stata una giornata come tante, quella mattina era stato nelle pianure vicine a caccia, era tornato con due lepri e il pomeriggio aveva lavorato nei campi con il padre.
La sera, si allenò con la spada come sempre, anche se non gli era mai servito usarla, lui si sentiva un altro mentre brandiva quell'arma, e da qualche anno era considerato il più bravo combattente dei villaggi vicini, cosa di cui andava molto fiero.

Spesso si era divertito, quando un nobile di passaggio o qualche cavaliere valoroso, raccontava le sue gesta e, sfidandoli, testava se ciò che avevano raccontato potesse essere vero. Molti umiliati se ne andavano offesi. Pochi invece, riconoscendo l'abilità del ragazzo, lo lodavano.

Esausto dalla giornata si era appena coricato a letto dopo aver salutato i genitori. Le braccia della notte lo stavano cullando quando un rumore sordo lo fece svegliare. Afferrò l'elsa che spuntava da sotto il letto, dove riponeva la spada, e andò a vedere se ci fosse un ladro, ma lo spettacolo che si aprì davanti ai suoi occhi lo fece rabbrividire...

Erano tre uomini, con armature in acciaio lucente, elmi intarsiati che coprivano il viso tralasciando solo gli occhi crudeli. I mantelli sollevati dall'aria notturna si levavano come spiriti oscuri nella stanza. Religorn sapeva bene che aveva poche possibilità di batterli ma la paura per l'incolumità della usa famiglia lo fece agire d'istinto, si lancio verso il cavaliere più vicino, che colto di sorpresa non ebbe il tempo di parare il colpo inferto dall'arma di Religorn, un solo taglio, netto alla gola e con uno sprazzo di sangue il nemico si accasciò al suolo. Il secondo aveva osservato la scena e si preparava ad abbattere l'inaspettato pericolo. L'ultimo, come scomparso, era andato dai suo genitori. Senza alcuna pietà l'intruso si lanciò su Religorn che parò un fendente con la lama della spada, dopodiché sferrò un colpo dritto al viso dell'assalitore che lo schivò, ma gli cadde lo scudo di mano e in quello Religorn afferrò l'arma del nemico precedentemente caduto e incrociando le armi sul collo dell'avversario gli tranciò di netto la testa. Il corpo non era ancora caduto a terra che Religorn era già nella camera dei genitori, dove sua madre era riversa a terra con una ferita rossastra al petto che spiccava sulla pelle chiara, e il padre stava cercando di lottare con l'ultimo guerriero, ma con grosse difficoltà. Religorn salto addosso all'aggressore della madre con tutta la sua rabbia, colpì il collo con l'elsa della spada, lui confuso cadde a terra e lì il ragazzo lo colpì al cuore prima che potesse rialzarsi. Mentre piangeva per la perdita della madre il padre si avvicinò e gli disse <<è tempo che tu sappia>>, ma il suo respiro era affannato come se fosse ferito. <<Figliolo, so che non ho molto tempo, e nei miei ultimi attimi devo dirti chi siamo>>. Così L'anziano uomo decise di raccontare la verità sul passato del figlio prima della morte <<Io e tua madre siamo Skysoul. Avrei voluto dirti tutto con calma, ma ti racconterò il necessario. Siamo i discendenti di un popolo di grandi guerrieri. Ormai stiamo scomparendo e con me terminava questa razza>>. Il padre iniziò a raccontare:<< Nella III era dopo la creazione di queste terre, gli Skysoul erano potenti e rispettati da tutti i popoli, non solo perché erano molto forti, ma anche perché i loro re erano sempre stati pacifici e le altre razze, dagli elfi ai nani non ne erano mai entrati in conflitto. Ma come per ogni grande dinastia c'era un nemico, gli orchi, che dalle montagne invidiavano la loro società fiorente e ricca, un giorno decisero di muovere guerra verso la capitale del regno, non si sa più molto del nostro passato perché tutta la storia andò perduta, ma ti svelerò ciò che so.>> si fermò e riprese fiato, la ferita al fianco ormai era evidente, mentre raccontava Religorn cercava di fermare il sangue con la propria maglia. Il padre era determinato a finire la storia:<<Fu una guerra terribile, migliaia di morti per entrambe le parti, e quando gli orchi stavano per conquistare la vittoria un eroe decise di affidarsi alla loro ultima possibilità, prese la spada che da sempre si era stata tramandata, il simbolo della nostra civiltà, mai usata per via del suo potere incontrollabile. Il nome dell'eroe e di quell'arma è andato perso nel tempo ma si ricorda benissimo cosa era in grado di fare, da solo l'eroe andò verso l'esercito orchesco e col potere di quella spada vinse, ma a un caro prezzo, quell'arma era in grado di far dominare gli elementi al possessore, dal fuoco degli inferi, alle montagne, i mari e gli uragani si piegarono al suo volere e con quello vinse la guerra, ma perse la vita, gli Skysoul erano rimasti in pochi e deboli si nascosero in queste pianure per sopravvivere e dopo 2 secoli di anonimato siamo finiti... tu sei l'ultima speranza per noi, è stato l'impero a mandare quei sicari per finirci, sanno che solo uno di noi potrebbe mettere fine al loro regno tirannico, ma non sapevano di te, tu non sei nato Skysoul ma lo sei diventato mano a mano e potrei giurare che vali più di molti di noi messi assieme.>> Il figliò rimase perplesso, c'era ancora lui no? Cosa vuol dire che non era nato Skysoul? Vedendo lo sguardo confuso del figlio strinse la sua mano e disse <<Religorn, noi ti amiamo davvero, non ho più tempo, vorrei raccontare io la verità, ma è impossibile ora. Tieni>> Con amore guardò gli occhi del figlio per l'ultima volta, gli diede la chiave della stanza in cui teneva la sua armature e un'altra chiave più piccola che non riconobbe. Infine disse:<< Scappa, salvati, e magari quando troverai qualcuno che ti possa aiutare, sarai come quell'eroe, salverai queste terre dal male del sovrano. Non agire solo figliolo, unisci le razze originali, sii l'eroe che questo mondo richiede, come in passato.>> In quello si accasciò tra le braccai del figlio, e con lo sguardo vuoto che fissava Religorn morì. <<Non morirete>> mormorò Religorn sconvolto per qualche minuto, dopodiché restò lì, a contemplare i genitori morti fino al mattino. Infine li portò fuori e annegò la rabbia nella fatica scavando le tombe dei genitori. Fatto ciò strinse le chiavi del padre e apri la stanza dell'armatura. La indossò velocemente e si chiese a cosa servisse l'altra chiave. Guardandosi intorno vide un lucchetto, che chiudeva sue assi della parete, provò la chiave e lo aprì. La nicchia custodiva un libro, sottile contenente pochi fogli, lo aprì e riconobbe la scrittura del padre.

"Se leggi queste righe vuol dire che non sono più con te figliolo. E non ho potuto raccontarti la verità. E' successo tutto qualche decennio fa, duranti una battuta di caccia. Nella stagione dei cervi. Andai nei boschi a nord per portare a casa una bella preda. Quel giorno sembrava che tutta la selvaggina fosse scomparsa, mi spinsi molto nel fitto della foresta e vidi un cavallo correre. In un primo momento pensai che fosse impossibile trovarne uno allo stato brado, ma poi notai la bardatura e incuriosito provai a seguirlo. Dopo pochi istanti vidi due inseguitori, con l'emblema dei banditi del Corvo. Avendo solo arco e frecce li feci cadere colpendoli alla schiena. Presi uno dei loro cavalli e inseguii l'animale spaventato. Fortunatamente si fermò capendo che non volevo fargli del male. Aveva una strana sacca sul fianco. La aprii e sorpreso trovai un bambino. Quel bambino eri tu, mi spiace dirtelo così, ma in realtà non sei mio figlio, anche se ti considero tale. Ti staremo vicini come veri genitori. Sarai sempre nostro figlio. Indagai su chi fossi e scoprii che la banda del Corvo aveva saccheggiato un villaggio lì vicino e ti avevano fatto fuggire col cavallo nella speranza che qualcuno ti salvasse.

Ora visto che sono morto ti lascio tutto, casa, terra e la mia armatura. E' speciale, trattala bene. Non sarà di qualche famoso eroe di guerra, ma ci tengo molto. Ti avrò già raccontato degli Skysoul e della nostra fine, e ti dico che non lo sei, questo non per scoraggiarti, ma per farti capire che non devi essere il discendente di sangue nobile o il prescelto per essere capace di grandi gesta, basta un cuore coraggioso come il tuo. Ricorda che io e tua madre ti staremo sempre accanto, sono fiero di te ora e sono certo che hai un futuro glorioso che ti aspetta. Segui il tuo cuore e fa sì che si avveri. Addio."

Strinse la lettera, prese la spada, il denaro e le alcune armi degli assassini dopodiché bruciò la casa. Non poteva più stare lì, doveva vendicare i genitori e se avesse avuto un posto dove stare sarebbe stato facile rifugiarsi e non fare nulla.

Sapeva cosa doveva fare, ritrovare l'arma di quella storia, forse era solo una fantasia, ma per ora era l'unico appiglio che aveva. Avrebbe chiesto l'aiuto degli altri popoli, seguendo il consiglio del padre. Forse aveva una possibilità, visto che ormai l'impero degli uomini si stava espandendo facendo guerra con molti regni.

Era vero, non era nato Skysoul, ma dentro sentiva di esserlo e con lui la speranza di ridare vita a quel popolo viveva ancora.

Salutò ancora una volta le tombe dei genitori e si avviò nel suo viaggio.

Un fruscio lo fece tornare al presente, un lupo si stava avvicinando con aria feroce, Religorn senza paura lo affrontò a viso aperto, e l'animale si avvento sul suo petto, ma l'armatura del padre era resistente e non si ruppe alla pressione esercitata dalle fauci del lupo. Con un gesto veloce sfodero un pugnale e lo fece penetrare con forza attraverso pelle, muscoli, tendini e ossa fino a colpire il cuore dell'animale che morto si accascio su di lui. Aveva camminato tutto il giorno ed era ormai vicino al regno elfico, dove voleva chiedere aiuto per la sua missione anche se non sapeva a chi. Il suo aspetto lo avrebbe aiutato a nascondersi, di solito uno Skysoul aveva la pelle chiara, biondo o castano e occhi verdi, lui no, la pelle era bronzea come ruggine, gli occhi e capelli neri carbone, l'impero non lo avrebbe trovato facilmente. Durante il suo viaggio solitario non aveva incontrato nessuno, solo animali che avrebbero volentieri banchettato con le sue carni, con i quali aveva potuto sfogare la sua rabbia.

Stava calando la sera, decise di accamparsi per quella notte, accese un fuoco e cucinò il lupo cacciato poco prima, il sole era ormai sotto l'orizzonte quando si sdraiò accanto al fuoco, pensava alle parole del padre "Non agire solo figliolo, unisci le razze originali." Cosa volevano dire queste parole? Unire le razze? Per iniziare aveva pensato agli elfi, la cui capitale non distava molto dal suo villaggio.

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