capitolo 4º

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La richiesta era stata piuttosto strana chissà cosa voleva farci penso Gabriel rientrando e trovandola seduta sul letto che si guardava intorno come un cucciolo spaventato. Prese una ciotolina dalla mensola e la guardò ,incerto se avvicinarsi oppure no. Poi vide che lei lo stava guardando e si avvicinò porgendogli quello che gli aveva chiesto.
La osservò mentre metteva miele e dentifricio in parti uguali nella ciotola e li mescolava con il dito, quando alzò gli occhi su di lui non capì cosa volesse fare.
"La prego può sedersi?" gli chiese con gentilezza.
Lui si sedette ai piedi del letto e lei gli disse di avvicinarsi ,quando fu abbastanza vicino gli spalmò l'intruglio sui graffi. Le sue dita gli mandavano scariche elettriche e in quel momento desiderò fare ben altro con lei.
"Questo impacco me l'ha insegnato una persona a cui tengo molto. Il dentifricio toglie l'infiammo mentre il miele lenisce il dolore. Spero che non restino i segni,mi dispiace. Io l'ho sempre usato ma purtroppo alcuni segni sono rimasti." gli spiegò chinando la testa.
"Ehi non preoccuparti ok? Dimmi piuttosto ce l'hai un nome?" le chiese alzandole il mento.
Cami sorrise e fece di si con la testa.
"Mi chiamo Camille ,ma tutti mi chiamano Cami." spiegò.
"Ok Camille che tutti chiamano Cami,hai fame? " le chiese con un gran sorriso Gabriel mentre si rivestiva.
"Bhe veramente al momento non lo so. Vorrei più che altro fare una doccia." azzardò a chiedere.
Lui sembrò pensarci un po' su ,la verità era che una volta tolti i pochi indumenti che aveva ancora addosso non aveva altro da mettere a meno che lo zaino in realtà non nascondesse poteri come la borsa di Mary Poppins ,si grattò il mento ,doveva farsi la barba.
"Certo che puoi vieni ti mostro il bagno" le disse un po' impacciato. Cami era indecisa ,non sapeva se alzarsi oppure no,alla fine si fece coraggio e scostò le coperte .
Si alzò e tirò giù la camicia che le copriva appena il sedere e arrossì dalla vergogna ,non era mai stata così svestita davanti a un uomo, purtroppo però era a digiuno e con la febbre aveva perso parecchi liquidi quindi le forze le mancarono e Gabriel fece appena in tempo a prenderla prima che cadesse a terra.
"Credo sia più saggio riempire prima lo stomaco!" le disse prima di accompagnarla allo strano tavolo fatto con legni di recupero dai bancali dei mercati come il letto,solo che aveva il ripiano in acciaio.
Restò seduta e aspettò che tornasse ,intanto si guardò intorno, non era male come casa, tutto sembrava recuperato un po' qui e un po' lì ma l'insieme era carino. Magari avesse lei un posto dove stare. Si ricordò che doveva chiamare Tommy ,così adocchiò il suo zaino e piano piano lo raggiunse.
Quando Gabriel tornò lei stava ridendo mentre parlava con qualcuno che vedeva sul notebook, aspettò che finisse. Sentirla ridere era bello.
Sentendosi osservata chiuse presto la chiamata su skype con Tommy promettendogli di richiamarlo il prima possibile.
"Il tuo fidanzato?" chiese Gabriel mostrando poca curiosità mentre le tagliava del formaggio .
Lei scosse la testa e prese un pezzo di pane che le aveva portato insieme a formaggio ,prosciutto, frutta e latte. Si scoprì parecchio affamata.
" Dove sono i tuoi genitori? Hai fratelli o sorelle ? Da dove vieni? " Gabriel partì a raffica con le domande e questo la mise in agitazione ,lasciò il pane e allontanò il vassoio.
"Perché sono quì? Dove mi ha trovato? Io non ricordo molto ,solo la pioggia e Madleine . Come sono arrivata quì?" anche lei partì con le domande.
"Oookay ,allora facciamo che io faccio una domanda a te e tu rispondi e poi ne fai una a me ci stai?" propose Gabriel.
Lei annuì era piuttosto scaltra nel glissare sulle domande che le ponevano.
"Allora ,da dove arrivi?" chiese Gabriel .
"Da dove stavo prima. Come sono arrivata quì?" rispose vaga.
Gabriel sorrise.
"Sei venuta da sola. Dov'è la tua famiglia?" domandò.
"Dove l'ho lasciata! Perché sono venuta?"
Caspita pensò Gabriel,era un osso parecchio duro.
"Hai fratelli o sorelle?" chiese poi.
Lei scoppiò a ridere e fece un rapido calcolo.
"Ventisei sorelle e trentacinque fratelli. Non ha risposto alla mia domanda!" lo rimproverò cupa.
"Stai scherzando? Non hai risposto a una sola delle domande che ti ho fatto!" si inalberò Gabriel.
"Senta arrivo da dove stavo prima e lì ho lasciato tutta la mia famiglia contento ora? Perché diavolo sono venuta quì? Non mi sembra tanto amichevole e se devo essere onesta ha l'aria di uno parecchio stronzo!" sbottò lei alzandosi in piedi e mettendosi una mano sulla testa poi si girò di scatto.
"Sono venuta per quel lavoro ,si adesso ricordo. Mi sentivo poco bene perché avevo dormito sotto la pioggia e ho visto quel ragazzo che attaccava volantini e mi ha detto che qui c'era un lavoro. La prego mi dica che c'è ancora quel lavoro!" disse unendo le mani in segno di preghiera e mostrandosi più malleabile e docile.
Lui la osservò cambiava espressione e stato d'animo in uno schiocco di dita, adesso doveva dirle che in realtà quel lavoro non c'era mai stato.
Sbuffò e si grattò la testa.
"Ecco vedi io non posso darti quel lavoro ,perché.." cercava le parole giuste.
"Che c'è non mi ritiene idonea?" gli chiese guardinga.
"Senti intanto non darmi più del lei lo trovo poco opportuno dato che abbiamo dormito insieme e non ho l'età di mio padre! Poi ..." ma non continuò perché lei lo guardava con occhi fiammanti.
"Che vuol dire che abbiamo dormito insieme? Io non dormo mai con nessuno!" urlò nervosa.
"Ehi ehi calmati ok? Non ti ho chiesto io di entrare nel mio ristorante ne di svenire chiaro? Ma tu guarda che ingrata anziché ringraziarmi per averti salvato la vita mi urli contro? Sai che ti dico? Quì non c'è nessun lavoro per te e appena starai meglio te ne vai!" ormai urlava anche lui.
Si guardarono con astio poi Gabriel se ne andò sbattendo la porta e lei rimase in piedi in mezzo alla stanza senza sapere cosa fare o dire.
Nel pomeriggio passò un uomo che si presentò come il Dottor Carl Crawford ,le disse che era stata male e che erano già due giorni che lui andava a visitarla.
Aveva avuto la febbre parecchio alta ed era in ipotermia ,aveva rischiato di morire. Era stata fortunata ad entrare nel ristorante di Gabriel ,sarebbe potuta svenire in un qualsiasi vicolo o in qualunque altro posto e nessuno mai l'avrebbe trovata. Il dottore le spiegò che la febbre era scesa ma che durante la notte probabilmente sarebbe risalita anche se di poco poiché ancora non era ancora guarita del tutto.
'Domani torno a visitarla, signorina?" le disse chiedendole il nome
"Camille ,ma tutti mi chiamano Cami . Dottore io la ringrazio infinitamente per quello che ha fatto per me ,ma è inutile che torni domani. Sto per andare via da questo posto. Quindi grazie ancora." gli rispose sorridendo appena ,in realtà aveva solo una gran voglia di piangere.
" Ma Camille ,tu ancora non stai bene. Hai un altro posto dove stare? Non puoi stare nuovamente per strada rischieresti una ricaduta e stavolta non ci sarebbe Gabriel a scaldarti con il suo corpo. Si insomma l'ho un po' obbligato ma avresti rischiato parecchio bambina,con l'ipotermia non si scherza. Non è stato lui a dirti di andare via vero?" chiese preoccupato e allarmato.
Cami scosse la testa.
"No dottore, anzi ha insistito che restassi ma devo andare via." ripeté cocciuta e allo stesso tempo vergognandosi a morte perché stava mentendo a quell'uomo che si era dimostrato così amichevole.
Quando il dottore andò via Cami sedette sul letto e restò lì a chiedere alla madre cosa poteva fare.
"Jake porta questo vassoio alla ragazzina giù" disse Gabriel mentre si ripuliva le mani,aveva un umore nero fin da quando aveva litigato con lei.
Carl era andato dopo averla visitata e l'aveva rimproverato di non avere un cuore ,non poteva mandare via Camille,era ancora convalescente e nonostante lei gli avesse detto che non era lui a volerla mandare via, Carl non aveva creduto a una sola parola.
"Carl mi spieghi perché diavolo ti sta tanto a cuore quella ragazzina? Vuole andarsene ,che devo fare legarla a una sedia? Se vuole andare che vada!" sbottò gettando una ciotola vuota nel lavello.
"Gab ci conosciamo da parecchi anni ormai e so benissimo che nonostante non vuoi dimostrarlo, per una ragione che sfugge anche a te ci tieni a quella ragazza. Ha detto che vuole andare via ma non ha un posto dove stare e suppongo neanche un lavoro,insiste nel dire che tu non vuoi che vada via è vero? Insomma tu hai il seminterrato che non ti serve e diciamola tutta una bella ragazza che accolga i clienti ti renderebbe molto di più di quel francese con i baffetti insipidi!" lo rimproverò Carl.
"Carl ma l'hai vista ? Ci hai parlato? Nel giro di dieci minuti mi ha definito uno stronzo e mi ha mandato a quel paese. No dico ti rendi conto? Come posso farla lavorare quì? Sarebbe praticamente impossibile una convivenza lavorativa al suo fianco .È cocciuta e testarda e soprattutto non mi vuole dire da dove diavolo viene ! E se ha dei problemi con la legge?" stava trovando un sacco di scuse ne era consapevole anche lui.
Carl scoppiò a ridere .
"Andiamo Gab ,sarebbe esilarante vederti alle prese finalmente con una donna che ti mette a posto e ti tiene testa. È proprio questo che ti piace di lei ammettilo! Dalle un po' di tempo ,assumila per un mese e poi si vedrà. Ma almeno saprai di aver fatto la cosa giusta e non l'avrai sulla coscienza. Che ti costa?" propose il dottore mangiando una carota.
"La smetti di mangiarti le mie verdure?" sbuffò e si passò le mani nei capelli scompigliandoli ancora di più.
"Che mi costa dici? Sono sicuro che se decido di tenerla quì mi costerà piuttosto cara!" si lamentò.
"Chissà da dove viene però... ,non so c'è qualcosa che non quadra. Perché non vuole dirlo?" si chiese .
"Se vuoi te lo dico io! " disse Jake risalendo con i vassoi .
"Ma non ha toccato niente! " riflettè Gabriel.
"No ,ha detto che puoi ingozzarti tu ! Si sono state proprio queste le sue parole ." rimarcò Jake prendendo anche lui una carota.
Carl scoppiò a ridere e diede una gomitata a Jake.
"Ci sarà da divertirsi Jake!" gli confidò
"Ma la volete smettere tutti e due?" rimbrottò Gabriel.
"Un momento Jake ,hai detto che sai da dove viene?" chiese di scatto ricordandosi.
"Esatto. Viene dalla Louisiana e più precisamente da Shreveport" rispose Jake vantandosi.
"Ecco vedi? Con lui ha parlato. Come posso anche solo immaginare di far lavorare quì una isterica come quella?" chiese infervorato.
"Isterica sarà tua sorella! Non ti azzardare ad emettere giudizi su persone che non conosci. Dov'è la mia roba?" chiese una voce che fece scattare tutti e tre sull'attenti.
Gabriel guardò sconsolato i due uomini, ora si che era nei casini.
"Ascolta la tua roba aveva un cattivo odore ,capisci ho dovuto farlo era opprimente!" si scusò.
"Ok ,dove l'hai messa?" chiese ancora Cami furente.
"L'ho buttata!" disse Gabriel preparandosi alla sfuriata.
"Tu hai fatto cosa? " urlò Cami "ma chi cavolo te l'ha chiesto? Mi spieghi come faccio io adesso? E tutto per una stupida faìda tra ...tra...aarrhh ma chi me l'ha fatto fare ? Avrei dovuto sposare il Grinch maledizione!" parlava a raffica inveendo contro Gabriel e Stanton.
Poi guardò la scala e con quattro salti salì sopra nel ristorante.
Gli uomini la seguirono e la osservarono mentre con grande maestria tirò via una tovaglia dal tavolo senza far cadere nulla e se la drappeggiò addosso. Poi aprì la porta e attraversò la strada ed entrò da Stanton.
Quando Jake era andato con il vassoio aveva scambiato quattro chiacchiere con lui ed era venuta a conoscenza della rivalità tra i due.
"Ehi c'è qualcuno in questo posto? " gridò.
Apparve da dietro una tenda proprio il ragazzo dei volantini.
"Tu! Lurido vigliacco approfittatore e bugiardo figlio di una buona donna. Tua madre lo sa che te ne vai in giro a prendere per il culo le persone che cercano davvero lavoro?" gridava come una pazza e il poverino si era fatto piccolo piccolo.
"Mi-mi-mi di-dispia-a-ace si-si-signooori-rina." oltre che fetente era anche balbuziente.
"Che succede Ron che hai combinato?" disse un uomo corpulento e tarchiato con i capelli unti e il grembiule che in origine doveva essere stato bianco.
"Buongiorno signorina ,cosa vuole che le cuciniamo? Muoviti Ron dai un tavolo alla signorina!" ordinò.
"Buongiorno un corno. Sa che grazie alla fantastica idea che ha avuto di far attaccare dei volantini a questo degenerato ora non ho più dei vestiti? Quando la smetterete lei e quel bifolco di fronte di farvi la guerra? Questa volta ci ho rimesso io,ma la prossima volta che succederà? Ci andrà di mezzo un bambino? Smettetela e comportatevi da adulti!" ormai era fuori controllo,aveva una gran voglia di spaccare la testa a qualcuno.
"Signorina mi dispiace. Ma vede se lui non la smette perché dovrei farlo io? Mi rincresce solo che ci sia andata lei di mezzo!" disse l'omone.
"Che significa se non smette lui non smetto io? Ma quanti anni avete ?Dio santo!" replicò stringendosi la tovaglia addosso. Stava nuovamente sentendo freddo.
"Se c'è qualcosa che posso fare?" chiese l'uomo dispiaciuto.
"Magari mi può spiegare intanto il perché di questa faìda?" chiese alzando un sopracciglio.
"Vede signorina finché non ha aperto lui i miei affari andavano a gonfie vele, poi sei anni fa quando ha aperto i battenti la mia clientela è diminuita drasticamente e gli affari sono calati. Credo di aver iniziato io con gli scherzi ,ma non mi pento lo rifarei ." spiegò l'uomo come se fosse la cosa più giusta da fare.
"Ed è servito a qualcosa? Voglio dire dopo sei anni il ristorante è ancora aperto. I suoi affari vanno meglio?" gli domandò con l'aria di chi sapeva molto dell'argomento. Ma l'uomo scosse la testa desolato.
"Senta signor Stanton da quanto non rinnova un po' il locale e il menù? Lo sa che adesso i ragazzi preferiscono anche gli hamburger vegetariani ? Sa che le patatine si possono fare anche con la zucca? E poi servite anche il dolce? Sarebbe un idea originale. " gli spiegò.
"Signorina la prego mi chiami Greg ,queste mura e tutto il resto sono così da quando ho aperto quasi vent'anni fa. Ma davvero lei crede che sia per quello? " le chiese guardando i muri del locale e i tavoli deserti.
"Mi creda se le dico che di là non si servono patatine e hamburger. " rispose convinta di riuscire a cavare qualcosa.
"Signorina senta "
"Cami ,mi chiami Cami" gli disse sorridendo.
"Va bene Cami ,io purtroppo non posso offrirle un lavoro . Ma se posso fare qualcosa per lei.." le propose prendendo una delle sue mani piccole tra le sue che sembravano due pentole per spadellare.
"Bhe effettivamente ci sarebbe qualcosa che può fare per me. Ecco sarei senza vestiti. E se volesse accettare un invito a cena dall'altra parte della strada per conoscere il tipo di cucina che si serve lì. Magari poi potrebbe ricambiarlo e far assaggiare i suoi piatti e chissà che finalmente non mettiate a posto i giochi e vi iniziate a comportare da adulti! Cosa ne dice?" la sua mente contorta aveva elaborato un piano in fretta e furia e il caro Gabriel che l'aveva definita isterica avrebbe avuto filo da torcere.
"Bhe Cami ,che mi venga un colpo se non accetto. Stia sicura che io e la mia signora saremo ben lieti di venire a cena magari domani sera che per me è giorno di riposo. E concederò il mio tavolo migliore al damerino.." l'occhiata di Cami lo fece sorridere e si schiarì la gola prima di continuare.
"Concederò a Gabriel il mio tavolo migliore. E non si preoccupi per i vestiti mi dica solo che cosa le serve e mando mia figlia Susan a prenderle tutto quello che vuole." era riuscita nel suo intento il primo traguardo era raggiunto.
"Grazie Greg ,ma ho solo bisogno di un pantalone una maglia e della biancheria intima. " arrossì ma non se ne curò più di tanto " ah mi raccomando di là è d'obbligo la cravatta" ricordò all'uomo sperando che ne avesse una.
Ora doveva raggiungere l'altro traguardo che l'aspettava a braccia conserte dietro le vetrate.

Amore tra i fornelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora