capitolo 11º

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Se ne stava seduta sullo sgabello con le braccia incrociate sul banco di lavoro e osservava imbronciata Gabriel che sistemava un filetto di salmone cotto al vapore e lo contornava con aneto,salsa al lime e pepe rosa.
Erano già quattro giorni che se ne stava seduta su quel dannato trespolo, gli stava venendo voglia di romperlo in testa al grande chef.
Ancora non aveva capito quale fosse la sua mansione in cucina, non doveva avvicinarsi ai fornelli, non doveva preparare piatti ne prendergli gli ingredienti di cui aveva bisogno,non doveva andare in sala e non doveva portare i piatti.
Insomma erano quattro sere che lei si sedeva in cucina e guardava Gabriel che cucinava ,stava iniziando a perdere la pazienza.
Anzi no l'aveva già persa.
Si alzò di scatto e tolse il coltello dalle mani di Gabriel che la guardò stranito.
"Che diavolo ti prende? Avanti Cami non ho tempo da perdere ridammi quel coltello."le parlava come si parla con i bambini capricciosi e questo Cami non lo sopportava.
Gli puntò il coltello e lo guardò con aria minacciosa.
"Adesso. tu .mi. spieghi.cosa.diavolo.ci.faccio.qui!" gli intimò scandendo bene ogni singola parola.
Gabriel la guardò ancora una volta come se non capisse cosa volesse dire.
"Ci lavori?" rispose ignaro dell'uragano che stava per abbattersi sulla sua testa.
"Ci lavoro? Ci lavoro?mi prendi per il culo?sono quattro dannate sere che mi tieni seduta su quel cavolo di trespolo senza farmi muovere un dito e mi dici che sto lavorando?Ma sei scemo?"
Era talmente imbestialita che non si rendeva conto di come stava armeggiando con il coltello, erano coltelli molto affilati e Gabriel temeva che si tagliasse.
"Ti prego lascia quel coltello potresti farti male." la pregò cercando di calmarla.
"Tu mi stai prendendo in giro, chiaro ti si presenta una ragazza in cerca di lavoro ,fai il buon samaritano ti prendi cura di lei, le fai credere che lavora per te. Stronzate ,è da più di un mese che sono quì e odio dover dipendere dagli altri ,ti ho detto cose della mia vita che solo una persona sa. E tu che fai? Mi prendi in giro e ahi maledizione!"
Si era tagliata la mano.
"Cristo! ti avevo detto di lasciare il coltello fa vedere " la rimproverò Gabriel avvicinandosi.
Cami odiava il sangue, troppe volte aveva fissato i suoi polsi e anche adesso guardava la sua mano che gocciolava e sbiancò.
Gabriel la fece sedere e le tamponò la mano con uno degli stracci che portava appeso al pantalone.
"Sei testarda e cocciuta. Ti avevo avvertita che i coltelli sono parecchio affilati. È possibile che devi metterti sempre nei guai?"
Continuava a rimproverarla ma la sua voce era dolce e calma ,Cami iniziò a piangere in silenzio ,odiava mostrare questa sua debolezza ma si sentiva sfinita e la vista del sangue di certo non l'aveva aiutata.
Per fortuna nel ristorante erano ormai tutti serviti quindi Gabriel poteva dedicarsi a medicarla con estrema cura ma quando la guardò e vide le lacrime che le solcavano le guance si pentì di averla sgridata. In fondo aveva ragione ,la teneva lì in cucina con lui senza permetterle di fare nulla ,sapeva che prima o poi sarebbe scoppiata ,se c'era una cosa che aveva capito fin da subito su Cami era che non voleva pesare su nessuno e soprattutto era iperattiva. Ma come poteva spiegarle il motivo per il quale la teneva lì se in realtà non lo aveva compreso neanche lui,sapeva solo di volerla tenere lontana dai tipi come Maxwell, gli apprezzamenti che aveva fatto su di lei l'avevano fatto imbestialire.
Sospirò la fece alzare e la strinse forte a se, era minuta e fragile e gli risvegliava un forte senso di protezione, non gli piaceva litigare con lei ma sembrava che non riuscissero a fare altro.
Cami stretta nel caldo abbraccio di Gabriel scoppiò a piangere.
Non si spiegava il perché ma nelle sue braccia si sentiva al sicuro, lasciò che lui la stringesse e la confortasse ,la mano le pulsava e la testa iniziava a farle male.
"Oohhh ma che bella sorpresa Gabriel caro." la voce acuta della signora Shepard li fece trasalire e si staccarono di scatto.
"Signora Shepard come sta?È andata bene la cena? È rimasta soddisfatta?" Gabriel conosceva bene quella donna ,era una delle pettegole più incallite di Jeffersonville, la cittadina dove abitava sua madre. Una volta al mese lei e il marito George venivano a New York perché erano appassionati di lirica ,andavano a teatro ad ascoltare il concerto e poi passavano a cenare da lui. Sapeva già a cosa andava incontro ,di sicuro l'indomani il circolo del bridge avrebbe saputo che il giovane Shelmann era abbracciato a una ragazza dai capelli neri.
"Gabriel tesoro quante volte devo dirti di chiamarmi Rose ,ti ho visto con i pannolini ricordi? " rispose l'arzilla donna scrutando con interesse Cami che aveva sorriso sentendo che anche Gabriel aveva messo i pannolini.
"E questa graziosa ragazza chi è?"chiese curiosa come sempre.
Gabriel rivolse gli occhi al cielo in una muta preghiera.
Prese dell'armadietto il disinfettante e i cerotti per medicare la mano di Cami.
"È la mia assistente Camille,si è tagliata e ha la fobia del sangue" spiegò per chiarire perché erano abbracciati.
"Oh mi dispiace tanto mia cara, ma sa che è davvero molto carina? " disse la pettegola prendendo una delle mani di Cami.
"La ringrazio signora. Ma la prego mi dia del tu." fece Cami sorridendo educata come sempre.
"Gabriel hai fatto davvero un ottima scelta è così educata" continuò la donna soffermandosi sulla parola scelta e guardandoli con una strana luce negli occhi.
"Rose smettila di infastidire Gabriel e andiamo" disse un uomo dalla voce grossa dalla cima della scala.
La donna fece un risolino.
"Quel brontolone di mio marito. Gabriel caro vuoi che saluti tua madre per te? Mia cara è stato davvero un piacere conoscerti. A presto miei cari" li salutò e andò via lasciandosi dietro una scia di profumo dolciastro.
"Dannata pettegola !" brontolò Gabriel togliendo il tampone dalla mano di Cami che lo lasciò fare imbarazzata.
Con molta cura e con gesti delicati pulì il taglio dal sangue e le mise un paio di cerotti ,poi alzò la testa e le sorrise impacciato.
"Grazie "disse Cami.
Gabriel si strinse nelle spalle.
"I ragazzi stasera vanno via perché sono impegnati ,ceni con me o non hai fame?" le chiese a un certo punto.
Prima che Cami potesse rispondere il suo stomaco lo fece per lei e arrossì per la vergogna, c'erano momenti in cui non riteneva necessario mangiare perché magari era presa da altri pensieri o problemi. In realtà adorava mangiare era una cosa di vitale importanza per lei ,già una volta aveva mangiato sola con lui e si era sentita in imbarazzo.
Gabriel sorrise.
"Non puoi certo dire che non hai fame il tuo stomaco ha appena detto il contrario." la ammonì scherzando.
"In realtà ho molta fame. " rispose Cami arrossendo ancora.
Gabriel si mise ai fornelli e iniziò a preparare la cena per loro due, in quel momento non voleva pensare a dare una spiegazione a Cami, non voleva pensare alla signora Shepard e non voleva pensare al fatto che di li a poche ore sua madre l'avrebbe chiamato perché aveva saputo che stava abbracciato a una bellissima ragazza e voleva sapere quando gli avrebbe fatto conoscere la sua fidanzata. No, non voleva affatto pensare a tutto quello che incombeva sulla sua testa, l'unica cosa a cui voleva pensare era Camille ,che stava seduta a un paio di metri da lui e lo guardava cucinare e che tra poco avrebbe cenato con lui.

Amore tra i fornelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora