Capitolo 17 - Dove sono?

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Aprii gli occhi. O almeno pensavo di averli aperti, dato che attorno a me era tutto nero.

Ero morta? Era questa la morte? Buio completo?

E soprattutto, la morta odorava di lavanda e sembrava di essere adagiati su di un comodo letto?

Non era la descrizione di cui avevo sentito parlare. Avevo sentito di grandi scale che portavano a delle porte, ad un signore vestito di bianco che accoglieva i fedeli, alla reincarnazione in altri esseri viventi. Che fossi diventata una fiore di lavanda?

Impossibile, i fiori non pensavo. O forse si? Possibile che in realtà in ogni fiore fosse nascosta l'anima di una persona morta?

Ok. Stavo delirando, dovevo calmarmi. Provai a muovermi. La mia mano si muoveva. Bene. Tastai a casaccio, cercando di capire dove fossi. Di sicuro ero sopra un letto, coperta da un piumone pesante. Mi tirai a sedere. Non vedevo nulla. Mi allungai oltre, cercando a tentoni un comodino con una lampada. La superficie da morbida e calda, divenne fredda, liscia e dura. L'avevo trovato!

Trovai l'interruttore della luce e lo attivai. Finalmente potevo vedere dove ero finita: una stanza arredata con stile moderno ed essenziale, un letto matrimoniale in legno dal taglio moderno, mobili in legno chiaro, un armadio con un grosso specchio a fianco.

Ok. O c'era qualcosa di sbagliato nella descrizione del regno dei morti, o ero ancora viva. Uscii da sotto le coperte e sobbalzai quando mi vidi vestita in abiti da notte. Una lunga camicia da notte bianca, con merletti vari, che niente aveva da invidiare a quella di una regina, e, ai piede del letto, delle pantofole bianche di peluche.

Dove diavolo ero finita? Dov'era Vladimir? Non doveva uccidermi? O era il suo modo di uccidere? Regalare una stanza da sogno prima di toglierti la vita.

Aprii la porta, che stranamente non era chiusa a chiave e seguii il lungo corridoio fino ad una grande vetrata. La vista era incredibile: quella casa si trovava all'ultimo piano di un grattacielo e potevo vedere tutta la città. Che luogo di lusso.

Feci dietro front e ripercorsi a ritroso il corridoio. C'erano alcune stanze. Titubante, bussai alla prima e non ricevendo risposta feci per aprire. Dentro era tutto buio. Cercai l'interruttore della luce, rivelando quello che doveva essere il bagno. Era bellissimo. Le piastrelle erano tutte blu, con una fascia decorata bianca, al soffitto pendeva un lampadario costituito da un ghirigoro di fili di ferro, e, la cosa più bella, una jakuzi.

La cosa iniziava a mettermi ansia. Dov'era Vladimir? Perché mi stava facendo gironzolare per casa sua? Forse faceva anche questo parte del suo "rituale"? Ero preoccupata.

Dovevo trovare l'uscita. Anche se sicuramente mi stava spiando da qualche nascondiglio. Si stava godendo la scena quel bastardo. Percorsi tutto il corridoio, aprii l'ultima porta senza nemmeno bussare, finendo in un salone. La luce era accesa, la portafinestra che dava sul balcone anche.

Era lì. Mi voltai. C'era un altro corridoio oltre un arco. Che fosse l'uscita?

Oltrepassai il salotto di fretta e mi fiondai sulla porta d'ingresso, chiusa a chiave.

<<Cazzo!>>

Mi voltai, sentendo dei passi provenire dal balcone.

Avevo avuto una piccola grazia, qualche altra ora di vita, ma adesso era la fine. I passi si avvicinavano, non avevo dove fuggire.

Il mio pensiero andò a mia madre e mio padre, quelli adottivi, avrei tanto voluto dirgli la verità e sapere la mia da loro. Pensai a Ludwig, che aveva detto di amarmi. Sperai non fosse morto. E pensai a mio padre, quello vero, ancora vivo e a mia madre, ormai morta. Avrei voluto incontrarli.

I passi si fermarono davanti lo stipite della.

Quando i miei occhi si posarono sul suo viso, il mio cuore perse un colpo. Non conoscevo quel viso. Non era Vladimir.

<<C-chi sei?>>

L'uomo sorrise, i suoi occhi tranquilli, cristallini. Doveva avere almeno cinquant'anni, il corpo ancora scattante. Elegantemente vestito, con una camicia bianca e un tailleur nero, i guardava stupito e sorridente.

<<Ciao Veronica>>


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