Capitolo 5

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GREGOR.

Mi giro e mi rigiro nel letto, ma un senso di disagio non mi permette di prendere sonno, mi alzo e vado in ufficio, mi siedo alla scrivania e comincio a scartabellare tutti i documenti.

Dopo quello che mi ha detto Tommy, delle scoperte di Rick, mi sono preoccupato ulteriormente ed un probabile nome mi balena già in testa.

È da tempo che sospetto di avere uno stronzo dentro casa, ma la mia buona fede mi ha fatto sempre tentennare.

Mi alzo di scatto dalla sedia e vado verso il mobiletto dei liquori passando davanti allo specchio, la mia immagine riflette un uomo alla deriva, un uomo che non ha più niente da perdere...un pezzo di merda come il padre.

Improvvisamente un sorriso si disegna sul mio volto, i segni dello scontro con Rick sono evidenti, ho un occhio nero ed un labbro spaccato...però! Anche lui ci sa fare con i pugni.

Che stronzo che sono, cerco sempre di allontanarlo in malo modo, ma in realtà c'è qualcosa di lui che mi spinge a volerlo, a provare ad avere una vita normale con lui!

Poi un pensiero mi blocca, impossibile, come potrebbe volere un mostro come me? Un mezzo uomo incapace di rapportarsi con gli altri, e che vive ancora con il terrore di quello che ha subito da quando era piccolo fino all'età di vent'anni? Non potrò mai averlo per me, non potrò mai sentire come si sta tra le braccia di qualcuno che ti ama!

Torno in stanza buttandomi sul letto, incrocio le braccia dietro la nuca e guardo il soffitto, annullando tutti i pensieri e chiudendo gli occhi addormentandomi.

La mattina mi trascino in cucina per il solito caffè e un silenzio preoccupante mi mette in allerta.

Infatti pochi secondi dopo, la porta di casa si spalanca e ne entra mia madre gridando: -Dov'è? Dov'è?-

-Sono in cucina, cristo. Non urlare.-

-Sei stato tu? Hai mandato i carabinieri a casa? Lo sai che tuo padre quando beve fa lo stronzo, ma mi ama e io non lo denuncerò mai!-

Il mio nervoso sale alle stelle: -Ma che cazzo dici? Come faccio ad averli chiamati io che abito a chilometri di distanza? Vi avranno sentito i vostri vicini. Non sono più miei problemi se ti fai picchiare da tuo marito. Fai quello che vuoi.-

-Ah.- Dice solamente. -Allora avrei bisogno di altri soldi, c'è da riparare...-

-No! Ti ho dato un assegno pochi giorni fa. Non ti darò più soldi! Mi avete cacciato di casa come un cane, però i miei soldi li volete?- Chiedo furioso.

Le urla attirano vari braccianti e Tommy, che piomba in cucina sgranando gli occhi.

-Se sei frocio non è colpa mia. Io non ti ho cresciuto così. Credevi che ti tenessimo con noi?-

-Basta!- Tuona Tommy dietro di lei.

-Esci da casa mia. Fino a prova contraria questa è ancora la mia proprietà! Non ti azzardare più ad entrare senza permesso o chiamerò lo sceriffo! Fuori dai coglioni.-

Va verso l'ingresso e tiene la porta aperta, fino a quando mia madre non la oltrepassa, poi la chiude con un grande tonfo.

Io mi giro verso gli uomini e dico: -Fuori, non si lavora oggi? Via!- Urlo.

Tommy mi fa cenno di raggiungerlo in ufficio e io lo seguo in silenzio, chiudendo la porta e, sedendomi alla scrivania, aspetto la sua sfuriata.

-Non avevamo detto niente più soldi a quei rompi coglioni dei tuoi genitori?-

La forza del perdonoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora