Capitolo 14

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RICK.

Non voglio neanche parlarne più, esco dalla sua stanza deluso, e vado in cerca di Tommy per parlare del ranch.

Tommy apre la porta del suo ufficio appena gli passo davanti e mi invita subito ad entrare per una tazza di caffè.

-Vieni accomodati. Avevo già portato il caffè, vi stavo aspettando. Gregor?-

-Lui ci metterà un po' di più per scendere, ma possiamo iniziare.-

Le carte sul tavolo sono veramente tante, conti bancari, estratti di tutti i movimenti dei prelievi fatti negli ultimi due anni, riuscire a riorganizzare tutto è un problema, ma devo riuscire a trovare altri prelevamenti anomali da presentare allo sceriffo questo pomeriggio.

Dopo un'ora che siamo chinati su tutti questi conti, la porta si spalanca e ne entra un incazzato Gregor.

-Vieni a sederti ragazzo, aiutaci con queste...- Poi Tommy si blocca quando alza lo sguardo e vede il naso di Gregor.

-Che cazzo? Ma possibile che ne combini sempre una?-

-Chi cazzo ti dice che è colpa mia?- Chiede, mentre mi punta lo sguardo contro.

Gregor, però, non si viene a sedere vicino a me, bensì si sposta sulla poltrona in fondo alla stanza e prende il cellulare in mano facendo una chiamata.

Mentre lo sento parlare con lo sceriffo, Tommy si avvicina e dice: -Bel gancio ragazzo.-

-Grazie Tommy.- Rispondo continuando a controllare i documenti.

Per le due ore a seguire non trovo niente così, sfinito, mi alzo e dico rivolto a Tommy: -Ci vediamo per le tre, vado a casa a riposarmi.-

-Ma non rimani?- La voce di Gregor mi giunge debole dal fondo della stanza.

Finalmente mi giro a guardarlo e vedo che, lentamente, un livido si sta formando sul suo occhio sinistro.

-No! E se fossi in te ci metterei del ghiaccio sul quel naso, non è rotto, ma ti farebbe bene.-

Saluto Tommy e me ne esco andando verso la mia auto.

Quando arrivo a casa, la mamma mi viene incontro dicendo: -Tesoro, hai visite. Lo sceriffo è passato per parlarti, così l'ho invitato a pranzo.-

-Perfetto mamma. Così mi porto avanti con il lavoro.-

Quando entro in sala, lo sceriffo si alza e mi viene incontro. Per un momento lo guardo stranito, è un ragazzo sulla trentina, mi aspettavo sinceramente qualcuno di molto più grande.

-Ciao.- Mi tende la mano. -Sono lo sceriffo Penton, ma puoi chiamarmi semplicemente Robby.-

-Piacere. Io sono Rick.-

Ci accomodiamo a tavola e per tutto il pranzo non parliamo di lavoro, ma di quello che è successo nella cittadina negli ultimi anni e di come le cose siano cambiate da quando i miei genitori erano ragazzi.

Propongo di prendere il caffè in veranda, per parlare di lavoro, e Robby accetta venendomi dietro.

-Scusa, ma non volevo parlarne con i miei genitori presenti.- Dico.

-Tranquillo, hai fatto bene. Allora ieri sera ho già sentito Gregor e Tommy, mi hanno raccontato un po' di cose e mi hanno parlato delle ronde che volete fare di notte.-

-Esatto, in più ci sono delle carte che vorrei farti vedere, ho anche le prove che Jack si sia introdotto sul conto del ranch, prelevando una cifra importante. Ma per quello dovremmo tornare da Tommy, non ho le carte con me.-

La forza del perdonoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora