RICK.
Esco di casa correndo e, solo una volta dentro la macchina, mi lascio andare ad un urlo di frustrazione.
Credevo che stasera qualcosa fosse cambiato, credevo di essere riuscito a capirlo, invece non ho capito un bel niente.
Quell'uomo si porta un bagaglio di problemi molto più profondi e problematici dei miei.
Vorrei tanto aiutarlo, vorrei superare insieme a lui anche i miei incubi, invece mi ritrovo a scappare il più lontano possibile, con l'unico scopo di non permettere a Gregor di farmi male, anche se, credo che ormai il danno sia fatto.
Arrivo a casa a notte tarda e mi butto sul letto ancora completamente vestito.
La mattina scendo in cucina, saluto la mamma e, dopo una rapida palla inventata all'ultimo minuto, parto andando all'aeroporto e prendendo il primo aereo per Chicago.
Forse quello che mi serve è un po' di tempo, una volta che arriverò in albergo, chiamerò Tommy per aggiornarlo sul ranch. Tanto la mia presenza non è fondamentale, fino a che non succederà qualcosa.
Una volta in stanza, mi spoglio buttandomi subito sotto la doccia, devo ancora togliermi l'odore di Gregor da dosso e devo farlo alla svelta, prima di impazzire.
Appena esco dalla doccia il cellulare mi squilla e sullo schermo appare proprio il suo nome: Gregor.
-Cosa?- Chiedo sbrigativo.
-Ho sbagliato tutto. Aiutami tu...aiutami a capire.- La sua voce trema ed è come se stesse piangendo.
Il cuore mi si stringe e maledico il mio lato impulsivo, che ora, mi ha portato a chilometri di distanza da lui.
-Gregor, respira. Non capisco cosa stai dicendo.-
-Mio padre mi ha picchiato per anni cercando di farmi diventare etero, sono cresciuto con la convinzione di essere un demonio, il male in persona. Sono cresciuto credendo di non meritare amore, di non meritare un cazzo. Mi sono sempre piaciuti i ragazzi, ma non sono mai stato con qualcuno. Ho avuto solo rapporti occasionali nei cessi dei bar. Poi arrivi tu, e mi sconvolgi l'esistenza. Ho cercato di tenerti lontano. Ho fatto di tutto, ma più litigavo con te, più ti volevo. Ma non so come fare...insegnami tu.-
Lo lascio parlare fino alla fine, ascolto parola dopo parola, ma la risposta alla sua domanda e alle sue affermazioni, non mi esce.
-Ti prego Rick, di qualcosa.-
-Perché mi hai morso quella volta? Anche lì sei cambiato improvvisamente.-
-Non so perché, ma quando sono con te sento la voce di mio padre che mi insulta e mi lascio sopraffare dalla rabbia.-
La mia mente resta vuota, senza pensieri, non so che cosa dire, sicuramente ha più problemi di quello che credevo.
-Rick, avanti. Non sono un matto, ho solo questo cazzo di problema. Ma sento che con te potrei superarlo!-
-Che cosa sono il tuo esperimento? La tua medicina? Mi usi per cercare di superare tutto questo? E poi? Di me non ti importa? Io ci sono già dentro cazzo, credevo di odiarti, mi sei praticamente stato sul cazzo dalla prima volta. Ma ora...-
-Ora?- Mi incalza Gregor.
-Ora non so più niente. Ho anche io i miei casini. Non so nemmeno cosa cerchi tu da me...ora sono a Chicago, non...-
Ma Gregor mi blocca urlando: -Chicago? Che cazzo ci fai laggiù?-
-Volevo allontanarmi.- Dico sincero.
-Bene, capisco. Allora ci sentiamo.- Mi butta giù il telefono e mi lascia come uno stronzo con il cellulare in mano a guardarlo mentre si spegne.
Merda è anche scarico e non ho portato con me il caricatore.
Esco dall'albergo in cerca di un negozio dove comprarlo e mi imbatto in una mia vecchia conoscenza.
-Ciao Rick, di nuovo da queste parti?-
-Ciao Poul. Sono solo di passaggio, per un paio di giorni.- Dico.
-Allora devi venire con noi stasera, c'è anche John.-
-No grazie. Questa sera mi vedo con una persona.- E la mia mente materializza subito il volto di Gregor.
Sono a poche ore di aereo da lui, volendo potrei veramente tornare indietro e vedermi con lui...ma ricaccio via il pensiero, e torno in albergo salutando Poul.
Appena entro in stanza, la prima cosa che faccio è riaccendere il cellulare, sono passate diverse ore dalla mia conversazione con lui, e la speranza di trovare una sua chiamata c'è sempre.
Purtroppo il telefono non mi avvisa di nessun messaggio, quindi lo lascio sul comodino e chiamo il servizio in camera per la cena.
Mentre mi siedo sul letto a mangiare mi squilla il cellulare, il mio corpo si risveglia nella speranza che sia lui, ed infatti un sorriso si allarga sul mio volto, perché sul cellulare c'è il suo nome.
-Greg.- Dico.
-Puoi essere più preciso e dirmi a quanto disti dall'aeroporto? Sono appena atterrato.-
Il mio umore migliore in un decimo di secondo e non credo alle mie orecchie, tanto che chiedo: -Cosa?-
-Tesoro, mi dici dove sei?-
-Sono nell'albergo in fondo alla strada, non sono distante.-
Gli do il nome e l'indirizzo dell'albergo e poco dopo la reception mi avvisa che sta salendo Gregor.
Spalanco la porta della camera ed aspetto che le porte dell'ascensore si aprano.
Quando lo vedo uscire, il cuore perde un battito e la felicità rischia di sopraffarmi.
Gregor si avvicina, con tutta calma, e si ferma ad un passo da me dicendo: -Sei contento, o torno a casa?-
-Contento?- Chiedo. -Mai mi sarei aspettato di vederti qui.-
Mi faccio di lato e lo faccio entrare.
Non voglio subito saltare a conclusioni affrettate e voglio prima di tutto chiarirmi.
-Allora Greg, come mai sei qui?- Chiedo.
-Perché volevo dimostrarti di non essere un pazzo. So di non meritarti, so di non essere la persona migliore del mondo, e che tu meriti sicuramente di meglio, ma sono troppo egoista e ti voglio per me.-
-Non so cosa dire.- Dico sinceramente.
La sua dichiarazione mi spiazza.
Non so perché pensa di non meritarmi, fino all'altro giorno pensavo anche io la stessa cosa, pensavo persino che l'amore non esisteva...adesso, invece, vedo tutto in modo diverso per colpa di quest'uomo burbero e problematico che ho di fronte.
Gregor accorcia le distanze e mi prende per un braccio, portandomi sulle sue ginocchia: -Te l'ho detto, non sono uomo da fiori e cuori, ma so di voler provare a stare con te. Voglio viverti, niente più rincorrersi. Vediamo semplicemente come vanno le cose.-
Ha ragione, possiamo provare, non ce lo impedisce nessuno.
-Ok.- Dico.
-Ok.- Risponde guardandomi intensamente negli occhi.
-Non ho mai dormito con nessuno, posso farlo per la prima volta con te?-
-Certo. Ma io prendo il lato destro.- Rispondo scherzando.
-Niente affatto. Quello è il mio lato. Vorrà dire che se lo vuoi te lo devi conquistare con la forza.- Dice prendendomi di peso e buttandomi sul lato opposto del letto e prendendo il lato conteso.
Mi arrampico sopra il suo corpo e mi sdraio con tutto il peso su di lui, restando immobile ed aspettando una sua lamentela, che però non arriva.
-Ti sta bene dormire così?- Chiedo.
-Certo. Nessuno mi ha mai dormito addosso, sarà un piacere farlo fare a te per primo.-
Qualcosa mi dice che Gregor è un uomo, all'apparenza duro ma con, dentro di sé, uno strato molto spesso di tenerezza.
STAI LEGGENDO
La forza del perdono
Romance"La forza del perdono" Di Luisa D. Romanzo Erotico M/M Gregor è un uomo ferito nell'animo, un uomo abituato solo alla sofferenza e non conosce cosa sia l'amore, pur desiderandolo con tutto se stesso. È stato cresciuto con la convinzione che l'essere...