Capitolo 10

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<<allora come prosegue la scuola?>> mi chiede Nash abbracciandomi da dietro

<<solo che mi avrai per i piedi per una settimana intero>>

<<perché?>>

<<staremo a casa per una settimana per prepararmi per l'esame per 10, pensa che il secondo esame è sullo stile classico>>

Sbuffa in segno di disapprovazione e rimaniamo abbracciati a guardare la tv. Sono davvero felice di stare qui con lui, in questo momento...
Siamo ancora seduti sul divano a guardare un film in tv, ma sono più concentrata a pensare che guardarlo e sinceramente non ho più voglia di stare in casa.

<< Cam? >> gli chiedo per sapere come sta

<<è con una ragazza>> mi dice tranquillamente

<<quel pezzo di... >> non riesco a finire la frase che Nash mi interrompe, mettendomi una mano sulla bocca

<<Marika! >>

<<cosa?!?>> quasi urlo <<chi è sta qua? Perché io non ne so niente? >> chiedo tutta agitata

<<sei sempre ad LA, ormai non usciamo più tutti insieme la domenica perché devi studiare. Da quanto è che non vedi Cam e gli altri? Dal tuo compleanno?>> diventa d'un tratto serio

<<mi stai dando la colpa di non stare con te, con voi?>> mi allontano

<<che? No! Piccola sono orgoglioso di te che stai inseguendo il tuo sogno solo che.. >>

non può darmi sul serio la colpa perché voglio continuare gli studi per andare all'Università e studiare danza. Se ci fosse un corso qui ad Huntington Beach sarebbe perfetto ma invece devo andare ad LA e mettere in secondo piano la mia vita privata.
Molti insegnanti precisano sempre di separare la passione per la danza dalla vita privata perché, in un certo senso, ti rende le cose più facili di gestire. Sei concentrata sul ballo senza distrazioni.

<<non ti sto dando nessuna colpa. Solo che mi piacerebbe passare più tempo insieme>>

<<e secondo te io non vorrei? Mi stai rendendo le cose difficili Nash!>>

Mi alzo dal divano, faccio per prendere la borsa ma mi sento prendere per i fianchi e in poco tempo mi ritrovo a pochi centimetri di distanza da Nash. Sto ragazzo mi fa diventare lunatica!

<<non essere arrabbiata>> mi sussurra accarezzandomi i capelli

<<è tardi. Mio fratello sarà già a casa>>

Esco dalla porta di casa senza nemmeno salutarlo e torno a casa a piedi.
Ci impiego mezz'ora per tornare a casa e, quando finalmente mi trovo davanti la porta suono il campanello e mi apre James. Non lo saluto nemmeno e mi butto sul divano.

<<mi sembri esausta>>

<<non ti dico neanche che giornata ho avuto. Solo che mi so no dimenticata le chiavi a casa>> sospiro guardandolo

<<ti lascio riposare, per stasera preparo io la cena, mamma sarà a casa tra pochi minuti>>

Lo ringrazio mentalmente, vado di camera per farmi una doccia e, appena finita, mi butto a peso morto sul letto 

****

Per tutta la mattina non ho fatto altro che stare chiusa in camera o, al massimo, scendere in cucina a mangiare con James e mamma.
Perché?  Oggi, primo ottobre, sarebbe stato il sessantesimo compleanno di mio padre. È come se ogni anno avessi la necessità di ricordare questo giorno, ricordare lui, ricordando tutti le cose che abbiamo condiviso. Mancano poco meno di quattro a mezza notte e, come già detto, ero solita ad andare in spiaggia a "festeggiare"il suo compleanno, guardando il tramonto. È sabato e normalmente a quest'ora mi mettevo d'accordo con Debby per uscire e divertirci ma al contrario stavo preparando lo zaino per andare alla spiaggia. E'  tutto il giorno che non sento nessuno, solo Debby sa che oggi è un giorno importante per me. Infatti, come ogni anno, mi manda un messaggio per assicurarsi che stessi bene ma non mi fa pressioni per uscire la sera e fare qualcosa di diverso del mio solito. 
Appena finito di preparare lo zaino scendo in cucina e prendo due bottiglie di corona, la mia birra preferita. Sto per urlare a James che esco quando sento il telefono di casa suonare. Chi sarà mai a quest'ora?? 

<<pronto?>> 

<<Marika, sono io, Will>>

<<ciao fratellone!!!>> dico tutta contenta

<<ho chiamato per sapere cosa fate stasera..>>

ci metto un po' prima d rispondere. So che ha chiamato per sapere come stiamo io, mamma e James.

<<niente di che, tu e Sophia?>>

<<siamo sul divano a guardare la tv e...>>

<<giovedì sono andata in cimitero da papà>> 

non so di preciso perché l'ho detto così schiettamente, mi è uscito involontariamente dalla bocca, come se avessi la necessità di dirglielo o fosse perché io e lui ci diciamo sempre tutto.

<<ci sono andato anch'io stamattina..>>

<< mamma e James ci sono andati nel pomeriggio, non sanno che ci sono andata pure io.>>

<<come stanno?>> chiede con un tono di voce veramente basso

<<bene, James stasera va al cinema con una sua amica, anche se penso che sotto ci sia di più di una semplice amicizia. Mamma, invece, sta a casa. Io...>>

<<andiamo insieme?>> mi chiede senza che io finisca la frase

sa benissimo cosa intente e mi affretto a rispondergli prima che possa cambiare idea. E' sempre stata una cosa tra me e mio padre quella di andare in spiaggia ma nella vita ci sono sempre delle eccezioni.

<<stavo giusto per uscire>>

<< ci vediamo tra dieci minuti davanti Patsy>>

dopo aver chiuso la chiamata salgo le scale e mi dirigo verso la camera di James, entro e gli dico che sarei andata in spiaggia insieme a Will. Se non avrebbe avuto un appuntamento con la sua amica, a questo punto lo avrei chiesto anche a lui di venire. 
Vado infine da mia madre e le chiedo una passaggio fino a Patsy...

SPAZIO AUTRICE:
scusate veramente tanto per L'IMMENSO ritardo per il capitolo. Spero vi piaccia

Marika.

|Era solo un gioco 2| Nash GrierDove le storie prendono vita. Scoprilo ora