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Explosion.
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Vuoi o non vuoi.
Vuoi o non vuoi.
Vuoi o non vuoi.
Voglio.
Annuisco e la sua espressione diviene per un attimo sorpresa ma, subito dopo, infastidita, prima di prendermi per mano. Sobbalzo un secondo, a contatto con il suo palmo caldo ed esteso, e lo fisso totalmente confusa. Lui, senza guardarmi, molla la stretta: probabilmente ha notato la mia occhiata sconvolta.
"Sbrigati." Ordina e mi guarda per un misero istante, voltandosi verso destra. Mi sta facendo sentire uno schifo con queste occhiate disinteressate e sfuggevoli. Sono così orribile da essere evitata con tale snobbismo?
Alzo gli occhi la cielo, disgustata da questo suo modo di fare mentre il moro esegue la sua camminata veloce sino all'uscita del maestoso salone. Lo seguo, incapace di far altro con tutti quegli occhi, per nulla pudici, addosso.
Si ferma, restando di spalle.
Si volta e mi fa un cenno per poi riprendere con quel passo incalzante che rallenta solo per far sentire un nuovo "sbrigati".
Sta iniziando a farmi perdere le staffe con questi "sbrigati" continui. Non perché, in questo preciso momento, desidera che io tolga a tutti i costi questo vestito, devo diventare una gazzella.
Prendiamo l'ascensore ed, una volta dentro, lui serra la mascella, stringendo i pugni e fissando il vuoto. "Devi smetterla."
"Cosa?" Sbuffo una risata divertita e canzonatoria a causa del nervosismo. Il suo volto è ancora più freddo ed irritato prima di puntare gli occhi sui miei.
Cosa dovrei smettere di fare? Non ho fatto nulla.
"Hai sentito."
Spalanco la bocca e scoppio a ridere. "Sul serio? Cosa dovrei smettere di fare?"
Stringe un pugno talmente tanto forte che posso notare le nocche ambrate divenire bianche. "Sei una fottuta sciocca."
Provo un senso di immenso disprezzo nei suoi confronti ed il mio sorriso divertito, va via. Non solo mi sta trattando come se fossi una nullità, si permette anche di offendermi con termini alquanto gravi ed irreali.
Prima che io possa rispondere alla sua accusa infondata, mi blocca e continua con le sue irrilevanti parole.
"Sei solo una bambina e non capisci un cazzo." Rilassa i suoi muscoli tesi, dopo aver gettato giù queste offese con calma e tranquillità, come se stesse aspettando solo un'occasione propizia per poter svuotarsi, facendomi sapere il suo pensiero nei miei riguardi. Resto immobile per attimi che sembrano durare secoli e passano così tante immagini nella mia testa che sembrano diventare film.
Trovo la forza e mi decido a rispondere. "Io--"
"Ah, non ho finito," mi interrompe e ferma l'ascensore, "sei assolutamente inutile, non fai un cazzo dalla mattina alla sera."
"Io ti odio." Aggiunge, allacciando i suoi occhi color ambra nei miei.
I suoi occhi sembrano così vividi e colmi di emozioni, che non riesco e non riuscirò mai a tradurre: probabilmente è solo un'illusione ed essi sono vuoti come le sue parole e la sua persona, in generale.
Per un attimo, provo un pizzico di delusione, non so esattamente il perché. Sembra quasi toccarmi quel "ti odio". Sembra quasi toccare quella parte più infima ed inconsapevole di me stessa. Sembra ferirla e calpestarla.
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Collectors of Dolls. [z.m.] #wattys2017
FanfictionBasta osservare come un collezionista maneggia gli oggetti della sua vetrina. Non appena ne prende in mano uno, il suo sguardo ispirato sembra trapassare l'oggetto e perdersi nelle sue lontananze. Di qui il lato magico del collezionista.... E se la...