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Bath.
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Guardo con attenzione prima Noel intento a maneggiare delle garze bianche e poi Zayn, che mi osserva con un certo distacco. Un distacco così gelido e doloroso. Sono tornata da soltanto due ore a "casa", ma è come se fossi qui, ormai, da nove secoli, quindi, stufa di tutto e tutti. "Sicura di non ricordare come te lo sei fatto?" Ripete, per la millesima volta, Noel.
"No," rispondo, "no, no e no."
Annuisce. "Hai fatto la pipì nel bicchiere, come ti avevo detto?"
Avevo altra scelta?
Abbasso la testa, mordendo con forza le labbra. "Si."
"Più tardi, ti faccio sapere cosa trovo, va bene?" Accompagna questa informazione ad una breve carezza sul ginocchio lasciato scoperto dalla gonnella ampia che mi ritrovo ad indossare.
Lo guardo negli occhi e scuoto la testa, incerta ma anche preoccupata, in un "sì", lasciando esplorare, alla mia mano libera, il tessuto del mio vestitino rosa.
Gli occhi pizzicano, per un momento.
"Non ricordo nulla." Sibilo. Sento i brividi corrermi per ogni parte del corpo, sino ad attraversare i miei organi ed i miei pensieri. Le lacrime scendono, senza controllo, sono le uniche che riescono ad esprimere ciò che nemmeno io so, ricordo. Stanno raccontando proprio loro ogni singola virgola di quello che io non sono in grado di pensare, di esprimere, in alcun modo. "Mi sento così sporca..."
"Allison, tu non sei sporca." Taglia corto Noel. "Porgimi il polso."
Eseguo la richiesta del giovane e lui si impegna per non farmi provare alcun dolore, con scarsi risultati. Il polso, entrando a contatto con la garza, brucia e si ritrova in fiamme.
"Ahi," mi lamento e mi irrigidisco, "fa male."
"Allison, non hai nulla," mi rassicura con un sorriso mentre resta tutto concentrato nel legare a me quel tessuto bianco, "ti ho appena fatto le lastre e non hai alcun osso rotto: sei solo indebolita ed hai il tendine stirato, tutto qui... ah, e un grosso livido."
"Fa male." Insisto con la voce strozzata da quelle lacrime che non hanno nulla a che vedere con il mio polso stirato. "E mi sento sporca, voglio lavarmi, fatemi tornare in stanza, vi prego!" Alzo la voce esausta e stanca di questa sensazione appiccicosa e nauseante, guardando Noel, che apporta gli ultimi ritocchi alla sua opera.
"Non sei sporca, Allison." Ripete per l'ennesima volta il giovane dottore. "Ma, sì, certo che devi lavarti e, tra un po', ti lascerò libera di farti tutti i bagni che vuoi."
Singhiozzo ed asciugo le lacrime, dagli zigomi e dal collo, con la mano libera. "Dio mio, sono così sporca..." non posso fare a meno di ripetere.
Zayn resta impassibile, non muove un dito, un capello, una parola.
Guardo il moro, tutto d'un pezzo, fermo ad osservare distaccato, e le lacrime aumentano. "Non ti importa, vero?"
Porta gli occhi sui miei, inclina il volto di lato ed abbozza un sorriso finto e tirato. Poi, passa un dito su per le labbra e torna con la mano in tasca, scrollando le spalle. "Beh, dov'è il problema?"
Dov'è il problema.
Dalle mie labbra, esce una risata soffocata e soffiata. Non riesco ad elaborare una risposta sana e composta, presa dal nervosismo e dall'orgoglio. Davvero non gli importa niente? Sono finita in una stanza piena di alcolici e non ricordo nulla prima di allora.. e sono così penosa, ai suoi occhi, da non suscitargli nemmeno un po' di compassione? Non dico che io debba provocargli tristezza poiché tiene a me, ma dovrei provocargli, almeno, compassione a livello umano. È il minimo: io, a momenti, provo compassione pure quando qualcuno colpisce ed uccide una povera zanzara. Magari, sì, sono esagerata, ma lui è fuori da ogni schema vivente: nemmeno un parassita reagisce così gli eventi tragici riguardanti gli altri.
Alzo, quindi, gli occhi al cielo, stupita. Davvero?
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Collectors of Dolls. [z.m.] #wattys2017
FanfictionBasta osservare come un collezionista maneggia gli oggetti della sua vetrina. Non appena ne prende in mano uno, il suo sguardo ispirato sembra trapassare l'oggetto e perdersi nelle sue lontananze. Di qui il lato magico del collezionista.... E se la...