6. False Alarm

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False Alarm.

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"Allison." Il mio nome rimbomba tra quelle pareti scure e mi ritrovo a sbattere più volte le palpebre. È da ore che sono seduta in questo freddo e sporco pavimento. Inizialmente non volevo sedermi o poggiarmi o toccare nulla ma sono stata letteralmente costretta dalla stanchezza. Inoltre qui c'è un freddo non normale e sento il bisogno incredibile di accoccolarmi su me stessa per cercare calore.

"Allison." Ripete, "stai bene?" Domanda ed è una voce femminile.

"No." Farfuglio e mi viene da piangere. Voglio tornare a casa. Non ho fatto nulla per finire qui. Il nodo in gola diventa più fitto e quasi mi affogo appena cerco di parlare di nuovo. Tossisco e nascondo il viso tra le mani tremando appena. Ho paura, si.

"Chi sei?" Chiedo dopo un lungo periodo di silenzio e mi alzo dal pavimento, assottigliando gli occhi per cercare di distinguere la sua figura. Il suo volto è illuminato pochissimo da questa fastidiosa luce fioca... ma abbastanza per farmi capire che non ho mai visto questa ragazza prima d'ora. Lei arriccia le labbra prima di sorridere ed allungare un braccio all'interno della mia cella. La guardo con attenzione e mi avvicino, non dandogli la mano.

Osservo i suoi capelli scuri e la sua pelle ambrata prima di passare ai suoi grandi occhi. Ha delle sopracciglia dalla forma perfetta e le labbra abbastanza carnose. È più alta di me ma sembra più piccola in età.

Quanto odio la mia altezza.

"Scusa, Allison, non posso dirtelo." Biascica e si morde il labbro inferiore. Io alzo gli occhi al cielo e sbuffo. Quella muove un po' la mano. Vuole stringere la mia, a quanto pare.

Sta scherzando, forse?

Viene qui, mi chiama per nome, non mi dice il suo e vuole stretta la mano: Ma dove sono finita? In stranilandia? O pazzilandia? O psicopatilandia?

"Okay, allora, cosa c'è?" Domando e sospiro rassegnata. Sono sicura che non passerò questa settimana. Morirò: o mi ucciderà il moro o mi ucciderò io.

Vai Allison, ora pensi anche ad un possibile suicidio.

"Harry e Zayn volevano sapere la tua situazione e--" la blocco immediatamente con un cenno della mano.

"Loro non vogliono sapere proprio nulla." Rido.

"Perché stai ridendo?" Mi guarda male e smetto di ridere. Okay, sto diventando una psicopatica anch'io. Ho sconvolto anche questa qua.

"Senti." Inizio seria e strofino le mani su per il mio viso, "ne ho già abbastanza di tutto questo."

"Non dire così." Dice e sorride amorevolmente. Faccio slittare lo sguardo per la figura di questa tizia... e sta indossando dei vestiti normali. Nessun abitino ridicolo come il mio.

Oh, certo, è facile parlare senza questo vestitino fastidioso addosso ed al di fuori di una cella.

"Ti rendi conto? Guarda come mi hanno conciata." Alzo la voce ed indico la mia figura. Ne ho abbastanza.

"Allison mi dispiac--"

"Shhh, non ti dispiace." La azzittisco.

"Invece si."

Le lancio un'occhiata e mi avvicino ancora di più, guardandola negli occhi.

"Fammi uscire di qui allora." Scandisco perfettamente con voce cupa ogni singola parola e lei interrompe il contatto visivo, abbassando la testa. "Aiutami a scappare." Sussurro piano ed il nodo in gola si fa più fitto.

"Ti prego." La mia voce si spezza e porto una mano a circondare il mio collo lasciato scoperto. Sto soffocando a momenti. Questa aria è così insopportabile ed ormai mi sento priva di alcuna voglia di continuare così. Sono già esausta. Lei sospira e mi guarda.

"Senti, sono qui per farti uscire dalla cella. Non posso farti scappare ma posso farti vedere la luce, almeno."

La ascolto e quasi non credo a ciò che sta dicendo. Sbatto più volte le palpebre e schiudo le labbra sorpresa. Poggio le mani sulle sbarre arrugginite senza disgusto a causa della felicità. Ho la gioia negli occhi e per un momento sento di poter abbracciare tutti gli esseri di questo mondo, anche Zayn.

Già è un primo passo per la fuga.

"Mi ha perdonata?" Chiedo elettrica a causa della felicità e sorrido mostrando tutti i miei trentadue denti. Che poi: cosa ho fatto? Vorrei davvero chiederglielo.

"No."

Falso allarme.

Stronzo.

Alzo gli occhi al cielo ma sono troppo felice. Nessuno può rovinare questo momento di gloria. Devo fare un piano. Devo scappare. Magari stanotte o domani... ma devo farlo.

"Okay, che peccato, me ne farò una ragione." Farfuglio con tono finto dispiaciuto e mi mordo il labbro con forza. La ragazza infila una chiave all'interno della serratura e dopo aver compiuto diversi giri, mi da la libertà. Sorrido prima di darle le spalle ed iniziare a camminare per conto mio fino alle scale che portano via da questo sotterraneo.

"Ferma." La sua voce mi fa agghiacciare il sangue. C'è un eco pazzesco qui sotto. Mi volto e la guardo con un sopracciglio alzato.

Che c'è ora?

"Ti devo accompagnare io... Zayn vuole parlarti." Dice e cammina anche lei verso le scale prima di prendermi a braccetto. Spalanco la bocca e la guardo con la fronte corrugata.

Sul serio?

Sono senza parole e mi lascio guidare per i corridoi immensi della casa. Questa è una reggia, non una semplice casa e nemmeno un castello. Guardo i dipinti sui muri ed i vari oggetti di sfuggita a causa del passo incalzante della mia ... liberatrice? Per ora posso chiamarla così, non sapendo il suo nome.

Si ferma di fronte ad una stanza e bussa prima di entrare. È abbastanza grande e la luce del tramonto illumina splendidamente il luogo. Noto le due figure dei due ragazzi di spalle verso la finestra e Zayn si gira. Mi osserva e poi si avvicina. Cammina fino a fermarsi di fronte a me. Si sistema la giacca nera con un gesto secco, inumidendo le proprie labbra. Noto un ghigno su per la sua faccia e devo trattenermi dal roteare gli occhi.

"Ti è stato di lezione?" Le sue parole dette con quel tono basso ma allo stesso tempo sfrontato, mi irritano. Provo ribrezzo nei suoi confronti. Assottiglio gli occhi ed alzo la testa per guardarlo in viso.

"No."

Collectors of Dolls. [z.m.] #wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora