«Attenzione, prestatemi attenzione!» tuonava Kim Hyu Na, con la voce più alta di due ottave, pari a quella di un delfino di fiume. «Ragazzi!» sbottò, per la millesima volta, notando con rabbia che, nessuno dei presenti nella stanza, la stava ascoltando. Dopo aver portato la maggior parte degli sguardi su di lei, continuò a cantilenare, schiarendosi la voce.
Già, e fra quella massa di esseri bipedi, che le stava prestando attenzione, non rientravo sicuramente io.
Avevo ben altro a cui pensare; come, ad esempio, una figura di merda, fatta proprio il giorno prima, con quell'insulsa sgualdrina di Kim Jae Ho.
E non potete darmi torto, Jae Ho era davvero tutto fuorché uomo... almeno, non quando gli conveniva...
«J-Jae Ho, che stai facend–»
Le nostre labbra stavano quasi per sfiorarsi. Mancavano pochi millimetri e, il momento che stavo aspettando da quasi una vita, stava per avverarsi.
Mancava davvero tanto così. Se solo uno stupido ragazzino, alto un metro e un tappo, non avesse fatto quello che non avrebbe mai dovuto fare.
«Ragazzi, riprendiamo con le prove?»
Improvvisamente, sentii mancare l'appoggio che avevo alle spalle, venendo sostituito immancabilmente da un vuoto improvviso, e, subito dopo, dal freddo marmo del pavimento.
La schiena dolorante e il peso di sessanta chili su di me, mi faceva sentire una sardina, spiaccicata al suolo.
In più, gli sguardi persistenti di tutti i presenti della stanza, su di noi, non aiutavano di certo a migliorare la situazione; in quel momento avrei voluto solo sprofondare.
Yi Jeong immobile, vicino alla porta, teneva gli occhi completamente spalancati, come se la sua mente stesse vagando nel vuoto più totale, ipotizzando sul perché – sia io, che mr fantastic boy –, ci trovassimo nello stesso punto, in quel preciso momento.
«Yi Jeong, no. Ragazzi, non è come pensate! - non per qualche motivo in particolare, ma sentivo il bisogno di giustificarmi. Forse era lo sguardo malizioso di Jae Ho a far intendere tutt'altro. - Jay, Kyung Il, toglietevi subito quel sorrisetto dalla faccia! - sguardo fuggente verso la balena spiaggiata, per terra - ed anche tu!» Jae Ho se la rideva come un pazzo, spanciato di fianco la qui presente, rossa come i calzini di natale, di mia nonna.
«Noi non abbiamo detto nulla» mi fece notare Kyung Il, mentre Do Kyun gli tirava uno schiaffo sulla nuca.
Odiavo ammetterlo, ma – almeno per una volta, in tutta la sua vita – la Torre di Pisa aveva ragione.
''Aish!'' imprecai mentalmente, tornando più o meno alla realtà e scuotendo con quanta più forza avevo in corpo, la tesya; cercando in tutti i modi di scacciare via dalla mente, quei ricordi imbarazzanti. Non riuscivo a levarmi dalla mente i trio degli idioti (composto da Jae Ho, Kyung Il e Jay Min), che se la ridevano come matti. Secondo me si erano pure messi d'accordo!
«Eun Chan?» la voce ovattata del professor Seo Joon, risuonava nella mia testa, come solo lui avrebbe saputo fare. Il che stava a significare che non stavo sognando.
Aspettate... «P-professor Seo Joon?!» chiesi, stupidamente; ritrovandomelo a due centimetri dalla faccia.
«Oh, cielo! Eun Chan! Mi hai spaventato!»
''Quella spaventata dovrei essere io...''
Ero talmente presa dai miei pensieri, che non mi accorsi neanche della solita entrata scenica di Seo Joon, pendente da una liana, che andava prontamente a schiantarsi contro il muro, ogni volta.
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Opera || Kim Jaeho
Fanfiction[...] Kim Jae Ho era una di quelle persone che ti faceva innamorare perdutamente di lui, anche solo respirando. Spezzandoti il cuore, non appena dichiaravi il tuo amore. Sinceramente non so come io, Park Eun Chan, riuscii a cadere ai suoi piedi così...