A fine capitolo ci sarà una sorpresa... hehehe.
Spero vi piaccia~«ENTRIAMO.» esclamai, senza troppi giri di parole, o mezzi termini.
Non avrei resistito un secondo di più, ferma, davanti quell'insegna che lampeggiava proprio difronte ai miei occhi. Era come se una vocina continuasse a ripetere nelle mie orecchie ''Entra... forza, vieni...''; una cosa alquanto macabra, ma a cui non diedi troppa importanza.
E se da fuori sembrava essere il Paradiso terrestre che ogni essere vivente avrebbe desiderato... dentro lo era decisamente di più.
«Jae Ho... - lo chiamai, con la testa rivolta verso l'alto, una mano morta indirizzata verso di lui, e la voce da ebete peggiore che mi fosse mai uscita. - Questa è la sala giochi più bella che io abbia mai visto!», non ero in grado di vedermi, ma posso assicurarvi con estrema certezza che i miei occhi si fossero illuminati di una luce propria.
Quando il biondino mi si affiancò, non persi occasione per trascinarlo all'interno dell'edificio. Mi stavo leggermente facendo prendere da una certa euforia.
E, ora che ci penso, non andava di certo bene: ricordiamo che ero in compagnia di Kim Jae Ho. Non dovevo abbassare la guardia così facilmente.
Ma, ahimè, ormai ero andata; il mio cervello poco funzionante prese improvvisamente e voler provare qualsiasi cosa fosse dentro quella sala giochi.
E, facendo così, mi dimenticai di un piccolo, innocente, particolare dettaglio: il sorriso mi si spense e la mia mente entrò in un oblio da cui difficilmente sarebbe uscita. «Non ho soldi!» esclamai nella direzione del bassotto, di fianco a me.
Lui sembrò non curarsene e mi prese il viso con entrambe le mani, cominciando a schiacciare le guance e facendomi contorcere in un'espressione da pesce lesso. «È qui che ti sbagli, cara, - pausa d'effetto - non ti avrei portata qui nel bel mezzo di una giornata di sole lezioni, per illuderti e poi trascinarti via».
In realtà l'avrebbe fatto, eccome se l'avrebbe fatto.
«Vedi, - continuò a spiegare, con molta nonchalanse - il padrone di questa sala giochi, mi deve un grosso favore; - enfatizzò la penultima parola. - e così mi ha regalato due mesi (adesso ne rimane solo uno) di puro divertimento gratis, da spendere qui.»
Spalancai gli occhi.
Ero al settimo cielo.
Ma ancora un dubbio pervase la mia mente. «Ma... perché hai deciso di portarci proprio me?»
Non lo so, Jae Ho era (ed è tutt'ora) un ragazzo strano; ero confusa all'idea che sarebbe potuto andarci benissimo con - che ne so, - Si Hyoung.Ma lui non sembrò scomporsi, anzi, tutt'altro, lasciò andare la mia faccia e mise le mani intasca, sentenziando con un non so che di ovvio: «Perché volevo venire qui, e tu eri l'unica persona, in quel momento, disposta a farmi compagnia.»
Mi sembrava strano...
«Ah, ecco», bofonchiai, roteando gli occhi.
Tuttavia lo vidi distogliere lo sguardo, come se fosse imbarazzato. «Sarà stata una mia impressione.»
«Che pensavi?», sbuffò, facendo il finto indignato.
''Che forse, almeno un minimo, a volte ci pensi a me.'' ma non potevo di certo rispondere così. Pff, ci mancherebbe altro.
«Non preoccuparti, non mi faccio flash mentali del genere», diedi in tutta risposta, cosa che lo fece leggermente irrigidire.
E Jae Ho non fu da meno: «Lo so che ti piaccio... nessuna mi resiste!»
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Opera || Kim Jaeho
أدب الهواة[...] Kim Jae Ho era una di quelle persone che ti faceva innamorare perdutamente di lui, anche solo respirando. Spezzandoti il cuore, non appena dichiaravi il tuo amore. Sinceramente non so come io, Park Eun Chan, riuscii a cadere ai suoi piedi così...