Mi voltai di centottanta gradi verso la porta, e lì, vidi l'inevitabile.
«J-Jae Ho?!», sbottai, cogliendo l'occasione per puntargli un dito contro e sbarrare gli occhi.
E, adesso, cosa ci fa lui qui?! Vuole davvero che gli tiri la tavoletta del water in testa? Be', se sì, lo accontenterò subito.
«Calma, calma, non agitarti», disse lui, come se niente fosse.
Aish, in realtà, non ne valeva nemmeno la pena di arrabbiarsi. Era solo che, Jae Ho, aveva quello strano potere di farti dimenticare tutti i buoni propositi, spingendoti a maledirlo mentalmente in tutte le lingue possibili conosciute, e sconosciute.Nonostante a mia voglia di tirargli qualcosa contro, quelle parole, mi riportarono alla mente l'episodio del giorno prima. ''«Calmati»'', la sua mano che si poggiava sulla mia guancia. Un rossore involontario, cominciò a spargersi lungo tutto il perimetro delle mie guance. Riuscivo a sentirle andare praticamente a fuoco.
Quel bacio.
Quello stupido bacio.
Be', sì, forse, ora come ora, non avrei dovuto pensarci, ma non ci potevo fare nulla! Era troppo per la mia povera testolina; di quel passo, non sarei riuscita ad arrivare al giorno della recita mentalmente stabile, (non che lo fossi mai stata).
«Possiamo parlare?», fu la domanda da parte del biondino, ancora poggiato cn la spalla allo stipite della porta, a risvegliarmi dai miei pensieri. Pensieri che avrei preferito non ricordare...
«Qui?», lo apostrofai. Per quanto mi stesse accecando, lui, in tutta la sua bellezza, decisi di raccogliere quel minimo di orgoglio che mi rimaneva, e optare per un atteggiamento molto menefreghista. Alla Jay Min, per capirci. «Non abbiamo nulla da dirci», sperai con tutto il cuore che, questo comportamento, non provocasse in lui l'effetto contrario a quello che speravo, ma, evidentemente, andò proprio così.
«Invece, io credo proprio di sì», dal canto suo, rispose alla mia domanda avvicinandosi pericolosamente di qualche passo.
Non potei fare a meno di sbuffare. «E, sentiamo, cosa hai di così urgente da dirmi, adesso, in un bagno.» calcai le ultime parole, per fargli intendere il contesto in cui ci trovavamo.
«Non preoccuparti di questo; sarò breve», a quel punto, la sua voce sembrò cominciare a tremolare e, tutta la convinzione che aveva accumulato fino a quel momento, si librò nell'aria. Difatti, voltò la testa di lato, non sapendo forse come continuare.
Susseguirono secondi di silenzio. L'atmosfera era talmente tesa, che avrebbe potuto tagliarsi con uno stuzzicadenti. ''Dove cavolo è finita Ji An?!'', sbottai mentalmente, a quel punto, decidendomi a incrociare le braccia al petto e picchiettare con il piede per terra.
In realtà, stavo letteralmente entrando nell'ansia più totale, cosa voleva quell'inidviduo da me?
«Aish, non ti capisco!», tutto d'un tratto, saltai in aria. Oh cielo, Jae Ho, datti una calmata! «A cosa stai pensando? Sentiamo.»
«M-ma... che cosa c'entra questo, adesso?! Mi hai fatta morire di paura, idiota!», gli risposi per le rime. Non poteva agire di testa sua ogni volta, sono una persona che si spaventa facilmente. «E, se proprio vuoi saperlo, sono io quella che non capisce; una volta ti comporti in un modo, e poi in un altro. Ti permetti di fare cose e poi non ti degni neanche di spiegare! Chi è messo peggio dei due?», gli esplosi letteralmente in faccia; e, quasi non mi accorsi che gli avevo praticamente corso in contro, (si fa per dire, in un metro quadrato mi risultava già impossibile muovermi).
Non l'avessi mai fatto.
Adesso, ci trovavamo testa contro testa, fronte contro fronte, e, la visuale, mi mostrava la perfetta visione del suo viso perfetto. Eun Chan, riprenditi!
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Opera || Kim Jaeho
Fanfic[...] Kim Jae Ho era una di quelle persone che ti faceva innamorare perdutamente di lui, anche solo respirando. Spezzandoti il cuore, non appena dichiaravi il tuo amore. Sinceramente non so come io, Park Eun Chan, riuscii a cadere ai suoi piedi così...