Primi cedimenti

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Alla fine non sono riuscita a parlare con Anthony, ho detto di avere mal di testa e sono andata a casa, non mi era mai successo di ritrovarmi in una situazione del genere,  sono cresciuta con una certa educazione e anche se la mia famiglia si è sempre messa in luce per le sue ricchezze,  io preferisco starmene in disparte e vedere con occhio critico quello che mi circonda.

Suona la mia radio sveglia alle 7 sulle note di Roar di Katy Perry, il meglio per iniziare la mia giornata, faticosamente scendo dal letto, faccio una doccia e mi preparo, mi guardo allo specchio e vedo una me diversa, sempre con gli stessi capelli mossi castani e gli occhi azzurri, si! ma avevo una strana luce ultimamente.

Arrivata all'accademia, saluto Clarissa e Diana, subito il professore ci dice che il compito del giorno è di confezionare  ciò che vogliamo con la nostra fantasia e creatività .

-Fantastico! Cosi potrò farmi l'abito da indossare per l'uscita di questa settimana ! - Esclama entusiasta Clarissa , - Ma Come?? Hai la cabina armadio piena! - rispondo stupita , - si è vero, ma ultimamente non mi entra più niente , sono ingrassata! -   e subito scoppiamo tutte e tre in una grande risata . 

Anche se non ci conosciamo da molto tempo posso dire con certezza , che fino dal primo giorno di accademia ci siamo subito piaciute . Ricordo ancora benissimo le curve pronunciate nel tubino nero che indossava quel giorno Clarissa, abbinato perfettamente ai suoi capelli mossi nero corvino , mi hanno colpito subito i suoi occhi ridenti color nocciola che parlano da soli , infatti riusciamo a capirci solo con uno sguardo . Anche Diana quel giorno era bellissima ma si vedeva che non ne era consapevole . Indossava dei pantaloni neri a vita alta e una camicia di seta bianca che si chiudeva con un fiocco che circondava il collo . I suoi luminosi occhi azzurri si nascondevano dietro a dei grandissimi occhiali neri , rigorosamente alla moda, concludendo il tutto con una coda di cavallo che raccoglieva i suoi biondi capelli lisci .

Dopo ore decido di lasciarmi andare e creare, lavoro senza sosta non facendo neanche la pausa pranzo, ma sono determinata a finire quello che sto facendo,  nonostante tutto il mio impegno non riesco a completarlo, potrei anche continuare domani, ma non voglio, così decido di portarmi il lavoro a casa.

Arrivata davanti la porta di casa cerco per qualche minuto le chiavi dentro la borsa, apro e noto con sorpresa che non c'è ancora nessuno, vado in cucina per sgranocchiare qualcosa e vedo sul tavolo un biglietto di mia madre con scritto: Sophie siamo dalla zia Bernadette, torniamo dopo cena, Mamma. Meglio, almeno potrò lavorare in santa pace.

Dopo qualche ora la mia opera è finita e tornando alla realtà mi rendo conto di aver fatto una cavolata, non che facesse schifo , ma  noto di aver appena confezionato una giacca per uomo in pelle nera. Avevo appena creato una giacca per quel maniaco del  caffè! Ma come diavolo ho fatto a creare qualcosa prendendo ispirazione da lui'?!?  

Sconcertata da ciò, decido di andare a letto senza cena, erano le 2 di notte e dei miei genitori nemmeno l'ombra, quando faccio per mettermi sotto le coperte, sento degli strani rumori provenire dal mio balcone, Oh mio Dio, i ladri?!? E ora cosa faccio?!? Niente panico Sophie, così prendo la prima cosa appuntita nella mia camera, un ferocissimo ombrello rosa, è l'unico oggetto utile che ho in questo momento, mi avvicino alla finestra che dà sul balcone della mia camera, la apro e pronta a sferrare un colpo in capo al malvivente, riconosco quel volto, no.. non può essere lui, non deve essere lui! Aiuto! Quasi quasi era meglio un malvivente!. A smorzare il silenzio ci pensa lui,

- Ciao reginetta!-  dice improvvisamente il maniaco,

-cosa diamine ci fai qui?!? vattene via tra poco tornano i miei!- rispondo allarmata,

- oh, quindi siamo soli- sussurra con aria maliziosa,

ed io in fretta gli bisbiglio per non svegliare i vicini - m-ma come sai dove abito? mi pedini forse?-

-reginetta ma come non ricordi, sei stata tu a dirmelo, per il conto della lavanderia no?!?- 

- si ma io non ti ho detto di venire alle 2 di notte, arrampicandoti su per il mio balcone per giunta!- 

-ti sono venuto a dare il bacio della buonanotte! no?!?-

E senza neanche darmi il tempo di pensare le mie labbra erano già sulle sue, questa volta è diverso però, e mi rendo conto che anche io comincio a lasciarmi andare, ma tutto si interrompe quando lui si ferma e con arroganza mi dice - basta, mi sono stufato!- gira i tacchi e se ne va, io tornando alla realtà gli urlo - ma come ti permetti?!?- agitando l'ombrello che avevo ancora in mano, ma niente, non si è nemmeno voltato.

Tornando dentro, squilla il mio telefono, è Anthony, ora cosa gli dico?!?  rispondo e  lui tutto allarmato mi urla - ma dove cavolo sei stata ?!?, Non ti ho sentita tutto il giorno - e io scusandomi gli rispondo - scusa hai ragione, sono stata impegnata con un lavoro dell'accademia-. Quando attacco il telefono, mi viene un nodo alla gola, Anthony non si merita tutto  questo, devo fare qualcosa.

Il giorno dopo guardandomi allo specchio noto due grandi occhiaie circondare i miei occhi, cerco di coprirle con un po' di trucco, ottenendo scarsi risultati.

Arrivata all'accademia il professore mi rispedisce a casa premiandomi per  aver finito già il mio lavoro, decido di andare alla Tour Eiffel a leggere un libro sperando di incontrarlo per dirgliene quattro. Passano le ore ma di lui nessuna traccia, a distrarmi dalla mia lettura, una voce stridula che gridava - Eric, Eric dai vieni questa sera da me?- alzo la testa per vedere meglio la scena e vedo LUI abbracciato a questa ragazza, il maniaco del caffè ora aveva un nome e a quanto pare, la sua ragazza, un volto.

La ragazza della Tour EiffelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora