Dopo aver scambiato quelle poche parole con Kyle, il mio umore era decisamente migliorato, così come per tutti gli altri commensali. La signora Kirk aveva stampato in viso un sorriso vero, autentico, di quelli così eccezionali che ti sarebbe piaciuto restare a contemplarli per il resto dell'eternità. La tensione che prima era evidente sul suo volto, adesso era sostituita da un'espressione calma e rilassata. Lo stesso si poteva notare sul viso della mia migliore amica. Catherine aveva riacquistato un po' del colorito che aveva perso prima e sulle sue labbra compariva un leggero sorriso sereno. Kyle non sorrideva come tutte noi, ma il suo viso appariva meno teso di come lo era stato quando avevo varcato la soglia di casa sua. Mangiava la cena in silenzio, ma sembrava ascoltare con attenzione le chiacchiere che ci scambiavamo tra di noi.
-Allora, May.- cominciò la signora Kirk-Come hai conosciuto Catherine? Lei non mi ha parlato molto di te.- ammise. Non fui sorpresa nell'apprendere quella notizia: la mia migliore amica non sembrava perfettamente a suo agio in compagnia della sua famiglia. Sembrava quasi che non si fidasse pienamente di loro. Non ero arrabbiata di certo con lei per non aver parlato a sua madre di me. Preferivo che lei mi conoscesse quanto io conoscevo lei.
-L'ho conosciuta a scuola, signora.- sorrisi cordiale:-Da allora, non è cambiata di una virgola, se devo essere sincera.-
Con la coda dell'occhio, notai Catherine ridacchiare sommessamente. All'inizio, pensai fosse per quello che avevo detto su di lei. Almeno finché non sentii l'esclamazione della signora Kirk.
-Oh, tesoro! Ti prego di non chiamarmi "signora". Mi fa sentire una donna ormai vissuta. E penso proprio di non esserlo. Non è vero, Kyle?-
Mi sembrò di vederlo cadere dalle nuvole. Letteralmente. Aveva un'espressione così assorta in chissà quale altre pensiero che quasi sobbalzò sentendo il suo nome.
-Scusa, mamma? Cosa dicevi?- la guardò in tralice.
-Ti ho chiesto se ti sembro una donna vissuta.- ripeté pazientemente.
Lui la guardò attentamente. Indugiò sui sottili fili grigi che si intravedevano tra un mucchio di capelli neri e scrutò le rughe leggere agli angoli degli occhi e della bocca. Sembrò pensare alla risposta con una serietà disarmante. Per un attimo, provai compassione per la signora Kirk. Non sarei voluta essere al suo posto, sotto quello sguardo severo ed indagatore.
-Suppongo tu sia nell'età intermedia. Non puoi essere certo definita una donna vissuta appieno. Ma ci sei vicina, mamma.- pronunciò quelle parole con una freddezza disarmante, quasi disumana. Restai a bocca aperta per qualche secondo. Non riuscivo a capacitarmi del fatto che l'avesse trattata così male. Non credevo possibile che un figlio potesse assumere questo atteggiamento con la propria madre.
Si alzò di scatto dalla sedia:-Sarà meglio che vada.- disse soltanto, prima di scomparire dalla nostra vista.
Spostai lo sguardo su Catherine. Era nuovamente sbiancata di colpo. Il debole sorriso che le contornava il viso era scomparso con la stessa velocità con la quale era comparso. La sua espressione era cambiata radicalmente. Sembrava smarrita, sbigottita ed immensamente triste. Per un attimo pensai di andare da lei ed abbracciarla. Non riuscivo a vederla in quello stato e a stare ferma al mio posto. Ma, prima che potessi alzarmi, lanciai un'occhiata alla signora Kirk. Aveva le gote accese, al contrario di sua figlia. Il sorriso c'era ancora sul suo volto, ma era cambiato. Notai quanto montata apparisse la curva della bocca, come se stesse facendo una smorfia. Le mani prima rilassate ed appoggiate sulla tavola adesso erano chiuse a pugno. Potei quasi giurare di poter vedere le ossa schizzare fuori tanta era la forza.
Ma il cambiamento radicale della signora Kirk durò soltanto qualche secondo. Ritornò alla sua espressione precedente, come se non fosse accaduto nulla. Rimasi interdetta notando con quanta facilità passava da uno stato d'animo all'altro. Forse era semplicemente abituata ai commenti di suo figlio.
Si girò verso di me e mi guardò con un sorriso:-Kyle è sempre stato un bambino appassionato alla scienza. Non smette mai di ragionare in termini scientifici. Quando si comporta in questo modo, mi ricorda tanto suo padre.- un velo di tristezza le offuscò gli occhi, ma non perse il suo sorriso. Sembrava immersa nei ricordi.
-Ed è anche uguale fisicamente a lui.- aggiunse Catherine con lo stesso sorriso malinconico-Ti ricordi quando eri costretta a tagliare i capelli a papà ogni mese? Crescevano come cespugli!-
-Tu mi aiutavi a spuntarglieli.- ridacchiò la signora Kirk-E lui si faceva tagliare i capelli da te. Una volta fu costretto ad uscire di casa con la testa rasata da un lato.-
Risi con loro e mi rilassai completamente. Sembrava quasi che quel senso di pesantezza e tensione di poco prima se ne fosse andata insieme con Kyle. Mi dispiacqui di quel pensiero perché immaginavo che non fosse facile approcciare con una sconosciuta e non era colpa sua se la sua mente matematica gli faceva dire cose vere, ma a volte offensive.
-Kyle non ha mai voluto che fossi io a tagliargli i capelli.- disse la signora Kirk-Voleva a tutti i costi che fosse suo padre a farlo. Poi quando...quando se n'è andato, il mio bambino ha smesso di spuntarseli. Ricordo che arrivò ad avere i capelli più lunghi di quelli di Catherine.- rise al ricordo, ma la sua non era una risata divertita. Riuscivo a sentire la tristezza trasparire dalla sua voce.
-Io li facevo crescere per anni interi.- dissi d'un tratto, smorzando il silenzio che si era venuto a creare-Li tagliavo solo quando succedeva qualcosa di brutto. Come per ricordare una sconfitta o uno sbaglio. In tutti questi anni, mi è capitato solo tre volte.-
La signora Kirk e Catherine mi guardavano interessate. Sentii di dover continuare il mio discorso:-La prima volta che li tagliai fu quando litigai per la prima volta con il mio adorato padre. Credo sia successo durante la mia infanzia. La seconda quando il mio primo ragazzo mi lasciò per un'altra. E la terza...in verità era il segno che era cominciata una sfida per me.-
-In che senso?- Catherine si girò completamente verso di me e sembrò dimenticarsi della fantastica coscia di pollo nel suo piatto.
-Molti anni fa, mia madre mi parlò di un suo paziente. Diceva che l'aveva trovato molto interessante e le chiesi di dirmi il suo nome. Non lo fece, purtroppo. E da allora sto cercando di capire chi potesse essere stato quel paziente. Sono almeno dieci anni che lo cerco ininterrottamente. Comunque, li taglierò un'altra volta appena l'avrò trovato. Indicherà la fine della mia ricerca.-
-Sento che lo troverai prima di quanto immagini.- disse la signora Kirk con un sorriso.
-Fidati della mamma, May. Si pensa che predica il futuro.- la mia migliore amica mi fece l'occhiolino e scoppiammo a ridere.
Per un attimo pensai che la signora Kirk potesse avere ragione. Magari il paziente che stavo cercando da dieci anni era davvero più vicino di quanto credessi.
Alisso (Alyssum) è un genere di piante, erbacee e perenni (o annuali). Nel linguaggio dei fiori indica la tranquillità.
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Flowers
General FictionKyle Kirk è sempre stato un bambino problematico. Orfano di padre, con una sorella minore e una madre troppo giovane, decide di prendersi lui tutte le responsabilità che non dovrebbero spettare a un bambino di soli tredici anni. La sua prima adolesc...