Mi ci vollero diversi secondi per metabolizzare le parole di Kyle. Una parte di me era fermamente convinta di aver capito male, di aver frainteso le sue parole di gentilezza per qualcos'altro. Eppure una parte gridava che mi aveva detto una cosa intima, pura, una cosa che nessuno mi aveva mai detto prima. Ritornai con la mente alla mia adolescenza e ai ragazzi che avevo frequentato, ma mai nessuno mi aveva mai rivolto una simile affermazione. Probabilmente restai imbambolata sull'ingresso per più tempo del solito, siccome Kyle sventolò una delle sue mani affusolate davanti al mio viso. Mi riscossi immediatamente dai miei pensieri e lo guardai. I suoi occhi azzurri brillavano anche nel buio. Sembravano emanare una luce propria e mi resi conto che rappresentavano molto di più di semplici occhi, per me. Erano la sua anima e potevo leggervi la mia, anche se una parte di me stessa non voleva ammetterlo. Erano il faro che mi conduceva al porto, al sicuro. Sorrisi senza nemmeno rendermene conto e feci un passo avanti, mentre con una mano richiudevo la porta d'ingresso.
-Sembravi in trance.- Kyle ridacchiò compiaciuto e si voltò, lasciandomi lì. Guardai le sue spalle larghe e i capelli biondi spettinati.
Un attimo dopo, una massa informe di riccioli biondi scese le scale di corsa:-May!- Catherine mi fu addosso in poco più di un secondo. Rimasi senza fiato, ma la strinsi ugualmente. Il suo profumo familiare mi riempì le narici e mi tranquillizzai. Quella sera era stata abbastanza sconvolgente. Sì, sconvolgente era la parola giusta per riassumerla.
-Kyle mi aveva detto che eri qui intorno a fare jogging per tenerti in forma. Non sapevo che avessi cominciato ad avere quest'abitudine. Pensavo che fossi una pigrona negata per qualsiasi tipo di movimento.-
Ridacchiai nervosamente. Aveva ragione, maledizione! Per tutta la vita gli unici movimenti che avevo compiuto erano quelli indispensabili alla vita, come il tragitto dal mio letto al frigo e dal divano al bagno. Ma di colpo ero diventata atletica ed energica. Nemmeno uno sconosciuto ci avrebbe creduto, figurarsi la mia migliore amica.
-Sai com'è, è importante tenersi in forma. La salute si deve preservare e non c'è niente di meglio del sano esercizio fisico.- cominciai a sudare freddo. Ma che cavolo stavo dicendo? Mi sarei voluta dare un pugno in faccia.
Lo sguardo di Catherine era molto eloquente. Aveva un sopracciglio alzato e annuiva in continuazione. Si comportava così solo con i bambini che le raccontavano di aver visto un drago a tre teste. Solo che adesso la bambina ero io, ma stavo dando ancora più sfogo alla mia immaginazione.
-Se così stanno le cose,-mi lanciò un'occhiatina furba-spero che quest'improvvisa voglia di preservare la salute con l'esercizio fisico contagi anche mio fratello.-
-Credo che sia impossibile. Nessun buon proposito può scrollarmi dal mio studio. Vero, Scott?-
Lo guardai stralunata prima di capire dove voleva andare a parare. Era un tranello per capire se la sua tesi secondo cui lo spiavo mentre ero in ufficio fosse vera. Infatti, se l'avessi osservato, avrei potuto rispondere che sì, niente avrebbe potuto scrollarlo dal suo ufficio. Ma il mio buonsenso riuscì a fermare le parole incriminanti prima che potessero sfuggirmi di bocca.
-Non vedo come possa saperlo.- ribattei con un sorriso soddisfatto. Lui rimase in silenzio ad osservarmi, mentre Catherine mi riempiva di chiacchiere su come si era svolta la sua giornata. Anche quando mi voltai e dedicai le mie attenzioni alla mia migliore amica, mi parve di percepire il suo sguardo su di me.
Aiutai Catherine e la signora Kirk ad apparecchiare. Sistemai le posate e i piatti, mentre conversavo con la mia migliore amica e sua madre. Mi sentivo rilassata e felice. La cena stava prendendo una piega completamente diversa dalla volta precedente, in cui i toni erano stati piuttosto tesi. Anche quando Kyle entrò in stanza e prese posto di fronte a me, la situazione non cambiò. Non parlai molto, ma in compenso la signora Kirk parlò per la maggior parte del tempo raccontando diversi aneddoti della sua giovinezza, dal matrimonio fino alla crescita di Kyle e Catherine.
-Quando era un bambino, Kyle aveva sempre l'abitudine di andare a casa del nostro vicino di casa, Timmy. Io ero più che convinta che fosse solo una scusa per trascorrere del tempo con i teppistelli di quartiere. Non riuscivo a capacitarmi che si fosse così tanto affezionato.-
Vidi Kyle irrigidirsi completamente a quelle parole, ma cercò di non darlo troppo a vedere. Probabilmente né Catherine né sua madre avevano notato i muscoli contrarsi, però io l'avevo visto eccome. Kyle sorrise e fui certa che quello che stavo vedendo era un sorriso fittizio.
-Non sono mai stato un teppistello, mamma. Poi Timmy era un bambino simpatico. Ci scambiavamo sempre le bici e le caramelle.-
La madre di Kyle cambiò discorso, ma continuai a notare i muscoli contratti e l'espressione pensierosa del ragazzo che avevo di fronte.
Alla fine della serata, non riuscii nemmeno a salutare Kyle. Era letteralmente scappato dalla tavola prima che potessi solo metabolizzare che era ora di tornare a casa per me. Una piccola parte di me si rammaricò per quell'improvvisa uscita di scena, ma cercai di non dargli troppa voce in capitolo. Era stata una serata fantastica, nonostante l'epilogo. Salutai la signora Kirk e uscii di casa con Catherine. Si era offerta di accompagnarmi a casa con la macchina di suo fratello.
Entrammo nell'abitacolo e mi sistemai sul sedile come era successo il giorno precedente. Allacciai la cintura e guardai Catherine fare lo stesso. Mise in moto e uscì dal vialetto, imboccando la strada per riportarmi a casa. Restammo in silenzio per soli trentacinque secondi, secondo il mio conto mentale.
-Domai vuoi venire con me a correre? Mi ha molto sorpreso la tua improvvisa voglia di esercizio fisico.- cercò di non ridere, ma fallì miseramente.
-Ero così poco credibile mentre lo dicevo?- mi coprii il viso con le mani, mentre le guance mi andavano in fiamme.
-Decisamente!- scoppiò a ridere a crepapelle-Jule May Scott che comincia a fare jogging da un giorno all'altro, volendosi riscattare da più di vent'anni di totale inattività. Non ci avrei creduto mai e poi mai!-
Nonostante il fatto che mi stesse prendendo in giro, le fui immensamente grata. Non mi chiese il motivo di quella bugia, forse perché lo sapeva già o forse semplicemente perché sapeva che se avessi voluto dirle qualcosa, l'avrei fatto per mio conto.
Il tempo scorse veloce, perciò rimasi sorpresa quando Catherine imboccò il vialetto di casa mia. Le sorrisi e le augurai la buonanotte. Mi sporsi per darle un bacio sulla guancia, siccome sapevo che ogni gesto d'affetto le era gradito. Scesi dalla macchina di Kyle e cominciai a frugare nella mia borsa per cercare le chiavi. Non era eccessivamente tardi, ma non volevo infastidire la mamma o il papà. Appena le trovai, sorrisi vittoriosa e le infilai nella toppa. Le feci girare e aprii la porta. Le luci in casa erano spente. Riuscivo a sentire il russare di papà. Feci qualche passo per il corridoio del piano inferiore, in cerca della mamma. La porta del suo piccolo ufficio era aperta. Fin da quando ero piccola, la mamma mi aveva vietato di entrarci. Però in quel momento non mi preoccupai tanto di dare ascolto a quell'avvertimento, perciò spinsi la porta ed entrai. Era tutto buio, quindi cercai a tentoni l'interruttore. Feci un passo di lato, ma urtai contro un mobiletto e sentii un rumore di carte cadute. Imprecai e un attimo dopo trovai l'interruttore. Accesi la luce e mi affrettai a chinarmi per raccogliere i fogli che avevo fatto cadere dallo scaffale. Mentre mi rialzavo per rimetterli a posto, l'occhio mi cadde su un foglio in particolare. Mi sentii sprofondare e morire più volte. Mi sembrò che la terra sotto i piedi cominciasse a mancare e vidi sfocato per qualche secondo. Mi tremavano le mani mentre leggevo tutto ciò che c'era scritto su quel foglio.
C'era la foto di un bambino biondo e pallido, con due occhiali spessi. Le informazioni generali erano scritte di fianco, ma bastò quella foto per farmi crollare.
Quello era stato un paziente di mia madre. Quello era Kyle.
Amaranthus caudatus, piante a fiori dalla rapida crescita con foglie, gambi e fiori viola, rossi e dorati. Nel linguaggio dei fiori indica la disperazione.
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Flowers
General FictionKyle Kirk è sempre stato un bambino problematico. Orfano di padre, con una sorella minore e una madre troppo giovane, decide di prendersi lui tutte le responsabilità che non dovrebbero spettare a un bambino di soli tredici anni. La sua prima adolesc...