-Sono tornata!- annunciai appena varcai la soglia di casa. Tutto era in ordine come al solito. I mobili antichi emanavano un odore familiare e le enormi scale che portavano ai piani superiori capeggiavano al centro del salotto. Posai il cappotto sull'appendiabiti e appoggiai la borsa sul tavolino accanto alla porta.
-Jule? Tesoro, dove sei?- urlai per farmi sentire. La casa era così silenziosa che quasi mi faceva paura. Non ero abituata a tutto quel silenzio. Fin da quando ero una bambina, amavo il chiasso tipico delle grandi città e non riuscivo a stare da sola. Avevo sempre bisogno di parlare con qualcuno o, quanto meno, di sentire una voce vicina a me. Durante l'adolescenza avevo sviluppato un bisogno quasi morboso di stare in un luogo rumoroso. E, a mia volta, quasi non ammettevo di stare zitta ovunque andassi. E poi tutto era cambiato quando avevo conosciuto John, mio marito da ormai quindici anni. Era successo tutto così in fretta. L'avevo conosciuto al parco della nostra città. Il mio cane, Dofy, era sfuggito al mio controllo ed aveva preso a correre. Naturalmente, l'avevo inseguito per ben pochi metri. Dofy era un fulmine e non ci mise molto a superarmi e a scomparire dalla mia vista. Presa dallo sconforto, mi ero seduta sotto un albero. Già stavo escogitando un piano per trovare il cane, quando un ragazzo corse nella mia direzione. Lo seguiva Dofy, tutto scodinzolante. E fu così che conobbi John. Ci sposammo sei mesi dopo. Jule May nacque soltanto dopo due anni di matrimonio. Era la nostra unica figlia e l'amavamo alla follia.
-Dove sei, May?- urlai di nuovo, appoggiandomi al corrimano delle scale. Diedi un'occhiata alle stanze di sopra, in attesa. Non avendo ricevuto alcuna risposta, cominciai a preoccuparmi. Salii le scale di tutta fretta e quasi corsi verso la stanza della mia bambina. Avevo il terrore che le accadesse qualcosa. Sebbene Jule May avesse tredici anni, mi preoccupava moltissimo lasciarla sola nel pomeriggio. Sia io che John non potevamo staccare dal lavoro per prenderla da scuola e quindi la mia bambina era obbligata a tornare a casa da sola. "E se le fosse successo qualcosa mentre stava tornando a casa?", pensai, "qualche malintenzionato potrebbe averla tratta in inganno con qualche spregevole circuizione mentale".
Inorridii al pensiero e spalancai la porta della sua camera. Jule era seduta sul davanzale della finestra. Aveva un blocco da disegno in grembo e il suo sguardo era concentrato sul paesaggio al di fuori della finestra. Intravedevo i contorni definiti dell'albero di pesco in giardino sul foglio da disegno. Tirai un sospiro di sollievo vedendola lì. Rimasi qualche secondo a contemplarla dallo stipite della porta. I lunghi capelli neri le ricadevano sulle spalle e sulla schiena. Quasi non riusciva ad appoggiare le gambe sul davanzale a causa della sua altezza quasi innaturale per una bambina della sua età. Gli occhi verdi erano nascosti da folte ciglia dello stesso colore dei capelli. Indossava la collana che le avevamo regalato io e mio marito. Era una semplice pietra verde scuro che John aveva trovato sul fondale marino in una località di cui ricordavo a stento il nome. La portava al collo da almeno otto anni. Non l'aveva mai tolta e ancora non riuscivo a capire l'attaccamento che aveva verso quell'oggetto.
-Jule May,- la chiamai-perché diavolo non hai risposto?-
Solo in quel momento sembrò accorgersi della mia presenza. Alzò la testa dal foglio e quasi fece cadere tutto per terra. Sussultò leggermente vedendomi e notai i suoi occhi spalancarsi dalla sorpresa.
-M-mamma. Scusami.- balbettò-Non ti ho sentito arrivare.- ammise dispiaciuta.
Sospirai e mi feci avanti nella stanza. Tutto era in disordine. I vestiti erano sparsi ovunque e il letto era ancora sfatto. Notai una gran quantità di carte appallottolate sul pavimento.
-Farai meglio a pulire questo porcile. La tua stanza sembra una vera e propria discarica.- la guardai severamente. Detestavo il disordine, soprattutto in casa mia. Eppure, sapevo fin troppo bene che Jule May era tutta suo padre. E John era un uomo fin troppo disordinato.
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Flowers
Genel KurguKyle Kirk è sempre stato un bambino problematico. Orfano di padre, con una sorella minore e una madre troppo giovane, decide di prendersi lui tutte le responsabilità che non dovrebbero spettare a un bambino di soli tredici anni. La sua prima adolesc...