Capitolo quindici-Rosmarino

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L'aria calda della casa mi pervase e mi riscaldai immediatamente. Chiusi gli occhi per un momento e pensai a quella situazione. Kyle mi aveva appena invitata ad entrare e adesso era alle mie spalle. Sentivo il suo sguardo sulla schiena e provai l'impulso di girarmi verso di lui. Ma evitai di farlo: non volevo mettermi in ridicolo.

-Tra poco dovrei tornare a casa. Non vorrei attardarmi troppo perché temo che i miei genitori mi aspettino svegli.- assunsi un'espressione calma e pacata, ma in realtà ero tremendamente agitata e non sapevo cosa dire e fare.

Per mia fortuna, un attimo dopo Catherine comparve dalla cucina.

-May! Ma che bella sorpresa! La mamma sarà sicuramente felicissima del tuo arrivo.- mi corse incontro e mi abbracciò, stringendomi forse un po' troppo. Trattenni il fiato per la forza delle sua braccia, ma non le chiesi di allontanarsi. In fondo, ero abituata ai gesti di affetto della mia migliore amica. Erano diventati una routine.

-Passavo di qui e ho pensato di farvi una visita.- mentii, ma non lo diedi troppo a vedere. Sentii una risatina sommessa di Kyle e, se avessi potuto, l'avrei fulminato con lo sguardo.

-Hai sempre avuto un ottimo tempismo!- Catherine mi prese per mano e mi trascinò nella cucina. Sorrisi imbarazzata e salutai calorosamente la signora Kirk. Mi abbracciò forte come aveva fatto sua figlia poco prima e mi riempì di domande.

Balbettai confusa, non sapendo a cosa rispondere per prima. In pochi secondi mi erano state rivolte fin troppe domande. Decisi di rispondere a quella più semplice e banale.

-A casa va tutto magnificamente, grazie. Stanno tutti in salute, per fortuna.-

-Anche le abc.- Catherine mi fece l'occhiolino e scoppiai a ridere.

-Chi sono le abc?- chiese confusa la signora Kirk.

Ci pensai su in modo da trovare le parole giuste per descriverle. Ma non esistevano parole giuste per loro.

-Sono le mie prozie. Le ho soprannominate così per le inziali dei loro nomi.-

La signora Kirk si asciugò le mani bagnate di acqua e detersivo sul suo grembiule da cucina a righe rosse e blu. Era davvero molto grazioso e slanciava ancora di più la sua figura gracile. Sembrava così piccola ed indifesa, vista in quel modo. Un leggero sorriso le incorniciava il volto sottile e appuntito. Delle piccole rughe le incorniciavano le labbra, ma rimaneva una donna bellissima. Immaginai che si fosse sposata molto presto per essere ancora giovane con i figli già in carriera. Sempre che Kyle lavorasse sul serio.

-Anche mio marito aveva delle prozie. Erano davvero adorabili. Riuscivano a ricamare un completino in una sola notte e non facevano altro che bisticciare tra di loro. Erano le mie preferite, all'epoca. È da quando mio marito è scomparso che ho perso i contatti con loro.- una punta di tristezza si insinuò nella sua voce e provai un moto di compassione per quella donna sola.

Catherine si affrettò a raggiungere la madre e la strinse in un abbraccio. La signora Kirk tornò sorridente e si sciolse dopo qualche secondo dalla stretta di sua figlia. Le accarezzò il viso e le sussurrò qualche parola di ringraziamento in una lingua che mi era familiare. Ebbi l'impulso di chiedere di quale si trattasse, ma Catherine mi precedette, come se mi avesse letto nel pensiero.

-E' spagnolo. La mamma non è nata qui.- rimasi interdetta a quella rivelazione e guardai la madre della mia migliore amica. Ora che ci pensavo la sinora Kirk aveva i tratti e i colori tipici dell'Europa occidentale. I capelli neri e gli occhi scuri con la carnagione abbronzata erano segni tipici degli abitanti di quei luoghi spettacolari.

-I miei figli sembrano aver preso tutto da mio marito.- la donna rise di gusto guardando la figlia e accarezzandole i capelli biondi.

Guardai Catherine e mi soffermai sul colore dei suoi capelli e la brillantezza dei suoi occhi azzurri. Poi pensai a Kyle e rabbrividii.

-Non vorrei essere indiscreta, ma posso chiederle come ha incontrato suo marito?- chiesi titubante, con la voce sottile nella speranza che non mi sentisse.

Ma anche se c'erano già delle rughe sul suo viso, l'udito della signora Kirk funzionava ancora bene:-E' una storia molto lunga, cara. Però so come abbreviarla perché l'avrò raccontata a mia figlia almeno un centinaio di volte.- le fece un occhiolino e mi parve di vedere Catherine arrossire imbarazzata.

-Avevo poco più di diciotto anni quando incontrai mio marito.- cominciò la signora Kirk, con sguardo sognante-Ero a passeggiare per le stradine per la mia città. Dovevo andare ad un appuntamento con un ragazzo del posto che mi aveva chiesto di uscire, quindi ero ben vestita e preparata.- ridacchiò e immaginai stesse rievocando immagine per immagine quei ricordi.

Restò qualche minuto in silenzio, ma non perse il sorriso che le incorniciava il viso sottile. Quando ricominciò, sentii una punta di emozione nella sua voce:-Non era un appuntamento importante, perciò non ero entusiasta di andarci. Fu per questo che, quando vidi un ragazzo seduto al tavolo di un bar, mi fermai nel bel mezzo della strada solo per guardarlo. Era bellissimo. Riuscivo a vedere i suoi occhi azzurri da metri di distanza. E forse lui si accorse del mio sguardo o semplicemente alzò gli occhi dal suo caffè, ma mi vide e mi sorrise.-

Catherine si asciugò gli occhi con il palmo della mano. Le lanciai giusto un'occhiata per non farla sentire in imbarazzo. Doveva mancarle davvero tanto suo padre.

-Non credo sia necessario aggiungere che trascorsi quel pomeriggio con lui a parlare in quel bar. Mi disse che si chiamava Lucas ed era un ricercatore. Ogni cosa che diceva era così bella ed interessante e non potevo fare a meno di ascoltarlo. È sempre stato così tra di noi, fino all'ultimo.- la voce della signora Kirk si affievolì sull'ultima parola. Sentii in modo tangibile la voce smorzata dal pianto della madre della mia migliore amica e mi venne spontaneo appoggiarle una mano sulla spalla in segno di conforto. Non ero mai stata brava con i gesti d'affetto, ma lei parve gradire ugualmente il mio sforzo.

-A volte ho paura che possa accadere lo stesso anche al mio Kyle. Il fatto che abbia scelto di percorrere la stessa strada di suo padre mi appesantisce il cuore.- si soffiò il naso in un fazzoletto di seta bianco.

Kyle era un ricercatore, come suo padre. E questa cosa mi rendeva irrequieta come accadeva alla signora Kirk. Sentii nel petto un sentimento inspiegabile che mi lasciò senza fiato. Spalancai gli occhi e temetti di cadere dalle vertigini. Cominciai a sudare freddo e mi accorsi che le mani tremavano da sole. E quando la consapevolezza mi investì fu il momento peggiore di tutti.

Avevo paura. Paura che gli succedesse qualcosa come era successa a suo padre. Paura di non vederlo più e di non sentire la sua voce. Paura di perderlo per sempre. E irrimediabilmente.


Rosmarino (Rosmarinus Officinalis), originario dell'Europa, Asia e Africa, è ora spontaneo nell'area mediterranea. Nel linguaggio dei fiori indica il ricordo.

 

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