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Passò un settimana da quel giorno finalmente, la febbre di Jimin, passò e lui poteva tranquillamente uscire.
Namjoon, come sempre, giá era a casa sua dalla mattina.
Jimin si stava facendo una bella doccia calda, quando a Namjoon trillò il telefono: una notifica.

"Anna, l'ex modella, è stata avvistata nella sua vecchia agenzia.
Forse sará ritornata?"

Namjoon rimase con il fiato sospeso.
Il suo idolo, forse, finalmente stava ritornando a fare ciò che gli piaceva.
Sorrise davanti allo schermo come un cretino, come quando ad una ragazza arriva un messaggio dal ragazzo che le piace.

Jimin uscí dalla doccia e rimase in bagno per asciugarsi i capelli.
Con l'asciugamano rimosse il vapore dallo specchio, cosí da poter riuscire a specchiarsi, accese lo schermo del telefono, per guardare l'orario ma rimase a fissare lo schermo.

Stava pensando alla foto di Anna.

Si morse il labbro e chiuse gli occhi per non pensarci, ma fu peggio.
Sentiva giá pulsare nel basso ventre, strinse i denti e cercava di non pensarci. Se l'avesse fatto una volta, poi avrebbe continuato anche se gli avesse provocato tanto piacere.
Continuava a pulsare e il suo respiro si faceva sempre piú pesante, aveva immaginato troppe cose con una persona che non aveva mai visto o conosciuto. Non poteva essere, di certo, una ragazza senza reggiseno a provocargli tutto quello. Ha sempre pensato che doveva essere lui a provocare piacere alle ragazze, e invece quel giorno Anna senza nemmeno toccarlo o guardarlo, stava provocando a lui tutto quel piacere.

Sbuffò picchiettando le dita sul bordo del mobile da bagno, finchè si rassegnò.

Si sedette sul bordo della vasca, continuò a toccarsi e appoggiò la testa sul box-doccia.
L'acqua continuava a scendergli dai capelli, sul viso e lui si stava immaginando Anna davanti a lui.
Forse era esagerato, ma se un giorno avesse incontrato Anna, Jimin avrebbe ricambiato il favore facendola godere di piú.

Era al culmine, le sue labbra stavano per sanguinare per il troppo morderle.

Il limite era arrivato, il suo petto andava su e giú, come la sua mano in un attimo prima.
Guardò la sua piccola mano e sorrise.

L'immagine di lei, nuda distesa sul letto, con delle manette circondate da piume, con un rossetto rosso che avrebbe rovinato lui, bendata e con un completo nero ricamato gli faceva passare la voglia di fare qualsiasi cosa, se non farlo da sadico.

Aveva ragione il suo amico, solo con uno sguardo poteva farti provare piacere.

"Ti troverò, piccola." sussurrò Jimin continuando ad ansimare.

Lo spaventò Namjoon, bussando frettolosamente alla porta del bagno.

"Avanti Jimin sei da un secolo lí dentro." urlò Namjoon.

"Si, ho quasi finito." rise Jimin ancora con la testa appoggiata al box-doccia.

Si alzò e si sistemò del tutto, per poi uscire ed andare dall'amico, che era furioso.
A Jimin scappò una risata senza volerlo, ricevendo uno schiaffo e smise subito di ridere.

Nel frattempo Anna dormiva profondamente nel cuore della mattina finchè, la sua sorellina, non le corse vicino a urlarle nell'orecchio.

La piú piccola le prese la mano e la trascinò al piano di sotto, dove c'era una persona che Anna amava tanto, piú di sè stessa.

"Papà..." sussurrò Anna con le lacrime agli occhi.

Non sopportava vederlo male, stava male lui stava male lei.
Ormai era cresciuta capiva quello che doveva apire.
Vedeva tante cose che voleva ma non lo diceva al suo papà per paura che non poteva comprarglielo e non farlo restare male.
Glielo avrebbe comprato lo stesso con poco ma lei non voleva che spendesse i soldi per lei.
Non le faceva mancare nulla.

Anche per telefono, cercava di fare battute per non farlo sentire odiato nonostante quello che faceva.

Suo padre poteva anche non avere soldi ma aveva loro, la sua famiglia.
E ne era più che orgoglioso.

Saltò in braccio al suo papà e pianse, pianse tanto. Le era mancato quel calore e quell'affetto che solo lui sapeva donarle. Per lei era molto difficile stargli lontano visto il legame che aveva con lui. Nessuno doveva ferirlo moralmente o tanto meno fisicamente.

Anna corse a farsi una doccia veloce.
Era contenta, era come se avesse dimenticato la stanchezza della notte prima che poi l'avrebbe scontata pian piano.
Doveva godersi quel sogno, perchè dopo tre giorni sarebbe svanito.

Anna guardò di nuovo il suo papà e sorrise ingenuamente. Sembrava una bambina appena riceve una bambola nuova. Il padre sorrideva, ma nei suoi occhi si leggeva chiaramente che soffriva per la lontananza da casa, per la lontananza dai suoi figli, da sua moglie.

Anna verso la mezzanotte sarebbe dovuta andare a lavoro anche se a malavoglia, calò la sera. Il padre non voleva che la sua piccola bambina soffrisse in quel modo, ma sapeva che se avesse abbandonato quel lavoro avrebbe iniziato di nuovo a fare la modella, cosa che a lui andava giú senza voglia.
Doveva al piú presto cercare un nuovo lavoro per lei.

Anna uscí e si avviò verso il pub, con il viso travolto dalla sciarpa e dal collo alto del cappotto. La testa ricoperta dal cappellino di lana e dal cappello piumato all'estremitá del giubino.
In un batti baleno arrivò al pub e diede cambio a Jungkook, un suo collega di lavoro nonchè migliore amico sin dai tempi d'infanzia.
Solo lui sapeva la vera identitá di Anna.

"Jungkook sono arrivata." ansimò Anna.

"Se non stai bene avresti dovuto avvisarmi facevo io il tuo turno." disse Jungkook preoccupato e guardandola in viso.

Anna gli sorrise e scosse la testa.

Nel mentre a casa di Jimin c'era il putiferio tra i due amici.

"Stasera ti porto io in un posto" rise Namjoon e, di ricambio, Jimin rise perversamente ricevendo, ancora una volta, una pacca dal piú grande.

Prenotarono pizza a domicilio e la mangiarono in fretta. Namjoon voleva portarlo nel suo luogo preferito, era sicuro che il suo amico non si fosse mai recato in quel luogo.

Uscirono di fretta, giá era scoccata la mezzanotte.

"Benvenuto nel mio sogno, caro Jimin." disse Namjoon aprendo le braccia come se gli stesse facendo da guida turistica.

Jimin rise e subito seguí Namjoon verso l'ingresso, dove giá si poteva sentire la musica ad alto volume dal piano di sotto.

"Ciao!" sorrise Namjoon ad Anna.

Jimin con le mani nelle tasche della sua giacca di jeans sorrise ad Anna e seguí il suo amico fino al piano inferiore.

Erano le quattro del mattino e Anna ricevette una telefonata: era il proprietario del pub che voleva vederla. Prese l'ascensore, fortunatamente era da sola, spinse il pulsante del piano piú alto e aspettò, impazientemente, l'arrivo.

Improvvisamente l'ascensore si fermò, segno che qualcuno l'avesse chiamata.
Entrò un ragazzo piú alta di lei, con i capelli grigiastri. Appena entrato chiuse gli occhi e appoggiò la testa alla parete dell'ascensore.
Anna si nascose di piú nella sua grande sciarpa e abbassò di piú il suo cappello sulla sua fronte.

"Mi scusi, sa dirmi l'ora?" sussurrò a voce rauca quel ragazzo.

"Le quattro e un quarto." rispose Anna guardando il suo orologio.

"Dove sta andando?" chiese il ragazzo.

"Dal mio capo." rispose senza problemi lei.

"Io ai bagni." rise lui.

L'ascensore si fermò, lui era arrivato al piano delle toilette.

"La prossima volta spero di parlare con lei faccia a faccia, e non mentre lei si nasconde nella sua sciarpa." la salutò il ragazzo, Jimin.

Quest'ultimo uscí dall'ascensore e rimase fuori alle porte a guardarla.
Anna alzò giusto un po' lo sguardo, facendo intravedere i suoi occhi verdi, contornati dal mascara.

I loro sguardi si incrociarono giusto in un piccolo attimo, finchè le porte non si chiusero.

Anna rimase a fiato sospeso, mentre Jimin rimase a fissare le porte chiuse.

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