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『Attenzione: piccole parti sono state gentilmente prese da una delle storie di MysticAkela!!』

"Jimin ho bisogno di ritornare a casa." sorrise falsamente Anna.

Il ragazzo annuì sorridendole sinceramente, non sapeva cosa stava pensando esattamente Anna in quel momento. Lui non andava mai a pensare che la ragazza aveva inspirato il profumo della sua vicina.

Jimin la accompagnò a casa in auto e durante il tragitto Anna non spiccicò parola, sperava solo di arrivare il più presto possibile a casa sua.

"Qualcosa non va, piccola?" chiese Jimin poggiandole una mano sulla coscia.

Anna scosse la testa in segno di negazione continuando a guardare fuori dalla finestra.

Jimin cercò un posto in cui fermarsi e si fermò di scatto, facendo sussultare Anna.

"Cosa c'è che non va?" chiese ancora Jimin guardandola disperato di sapere cosa le stesse passando per la testa.

Anna si girò finalmente a guardarlo, ma aveva gli occhi colmi di lacrime pronte ad uscire da un momento all'altro.

Questo fu una fitta al cuore di Jimin, tanto che la sua espressione cambiò da preoccupato a triste in un attimo.

Le poggiò una mano sulla guancia e le asciugò una lacrima caduta, ma lei si scansò subito dopo.

"Quello non è il profumo che uso io." finalmente Anna parlò lasciando di stucco Jimin.

Il ragazzo strinse il volante fra le mani, arrabbiato più che mai. Adesso era anche lui ad avere gli occhi colmi di lacrime.

Anna lo guardava in cerca di spiegazioni, o almeno una giustificazione.

Qualche giorno prima aveva detto di amarla, che era la donna della sua vita, allora erano tutte bugie quelle?

Jimin odiava piangere, soprattutto davanti a lei. Doveva essere forte per entrambi, per il loro amore.

Cominciò a tossire per coprire il suono dei singhiozzi e il tirare su con il naso mentre si asciugava furiosamente gli occhi.

Purtroppo aveva fallito, Anna l'aveva già visto.

"Perchè adesso piangi?" chiese Anna con la voce che le tremava.

"Dovresti andare a casa adesso." disse Jimin schiarendosi la voce e afferrando le chiavi per mettere in moto l'auto.

Anna, però, gli afferrò la mano e lo guardò. Jimin capì il suo intento e quindi ritornò con la schiena sul sedile.

Non si riuscivano a decifrare tutte le emozioni che stavano passando negli occhi del ragazzo: rabbia, vergogna, o forse tristezza.

Picchiettava velocemente le dita sul volante, era nervoso, le sue labbra stavano per sanguinare per il troppo morderle.

Anna non capiva la situazione, Jimin non parlava e lei si stava innervosendo.

"Lo sai che non lo farei mai." sbottò Jimin chiudendo gli occhi.

"Ma l'hai fatto." pensò Anna.

Jimin, se le avesse raccontato ciò che era successo davvero, di sicuro avrebbe provocato un bel guaio. Anna sarebbe corsa da quella ragazza e, senza ragionare, le sarebbe saltata addosso pronta a staccarle ogni ciocca di capelli una ad una. Zoe sarebbe stata in guai seri.

La ragazza era stufa di aspettare una risposta che non arrivava, quindi scese dall'auto sbattendo la portiera e prendendo le sue borse dal retro.

"Aspetta!" urlò Jimin.

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