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"Jungkook." disse lei con un fil di voce per poi tossire violentemente.

Il ragazzo l'attirò immediatamente a sè per abbracciarla ed accarezzarle la schiena. Un gesto che riuscì a calmare immediatamente la piccola, un gesto che è stato sempre capace di calmarla dalla situazione anche più brutta.

"Sai chi c'è giù ad aspettarci? O meglio, ad aspettarti?" fece Jungkook allontanandosi per sorriderle.

Lei lo guardò interrogativa con i suoi occhi i quali esprimevano tutto il terrore del momento. Aveva paura che tutto fosse finito da un istante all'altro, che Jungkook le fosse scivolato via dalle mani come sabbia ancora una volta.

Già, la sabbia. Cosa da niente per tanti, ma per lei significava tanto. Non avrebbe mai dimenticato di quando era bambina ed un uomo giocherellava con l'acqua a riva. Anch'ella corse a riva per poter riempire d'acqua il secchiello, e guardò l'uomo che aveva gli occhi gonfiati e rossi.

"Signore, c'è qualcosa che non va?" chiese lei agitando la mano davanti alla sagoma immobile del grande.

Quest'ultimo le sorrise e le porse la mano. Aveva perso una figlia, lui stava impazzendo e non voleva accettarlo. Voleva andarsene con lei, rivedere ancora una volta gli occhi azzurri di sua figlia, prenderla in braccio e farla girare in tondo.

"Sembri proprio lei, lo sai piccolina?" chiese l'uomo trascinandola con sè in mare.

Ma Jungkook era lì, era sempre stato lì. Era un bambino anche lui e di certo non poteva rispondere a tono l'uomo, ma corse immediatamente dai suoi genitori per poter salvare la sua amica, sua sorella, dalla cattiveria umana.

Da quel giorno Anna non è più tornata sulla spiaggia, non ha mai più rivisto il mare. Quella era stata la sua prima volta ed è stata anche l'ultima. Finalmente si sentiva al sicuro, si sentiva protetta dal male in quel momento. Jungkook in quel breve atto assomigliava tanto ad uno dei supereroi che i bambini tanto ammirano, e lì su quel letto la bambina fra i due era inconfondibile.

Jungkook l'aveva salvata di nuovo da una situazione difficile, era come se le avesse accarezzato il cuore in una notte gelida.

Anna continuava a guardarlo con occhi stanchi, rossi, bagnati da lacrime amare versate ogni giorno da quando era stata allontanata dalle uniche persone che riteneva le principali della sua vita. Sentì stringersi alla gola, come se avesse un nodo, e le fu impossibile trattenersi ancora.

Iniziò a singhiozzare, strinse il vestito costoso di Jungkook e urlò dalla frustrazione. Il ragazzo in parte ne fu felice, finalmente lei stava sfogando tutto ciò che non era riuscita a sfogare in quel periodo.

Jungkook instintivamente la strinse a sè e le lasciò un dolce bacio fra i capelli. Una lacrima percosse anche il suo viso, perchè vedere sua sorella in quelle condizioni non era cosa da tutti i giorni.

Tremava fra le sue braccia possenti, urlava, si disperava, cercava solo di scappare da lì ed essere di nuovo felice e Jungkook avrebbe fatto di tutto per ridarle quella felicità che le fu strappata via con una forza disumana.

"È finita, ci sono io adesso." la rassicurò Jungkook asciugandole le lacrime.

Nel frattempo Jimin era nell'auto nera nel parcheggio dell'hotel. Sembrava che il tempo non passasse mai, guardava l'orologio di continuo, batteva i polpastrelli sul volante nervosamente, si mordeva insistentemente le labbra.

"Avanti Jungkook, avanti." lo spronò a darsi una mossa anche se il più piccolo non poteva assolutamente sentirlo.

L'ansia lo stava assalendo, la paura che tutto fosse andato storto gli avvolgeva l'anima. Temeva che avesse potuto perderla per davvero quella volta. Cercava di pensare positivo, ma con quel genere di persone non si poteva visto il potere che avevano.

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