28.

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Jimin afferrò immediatamente Anna infilandole le mani dietro alla schiena e sollevandola a peso morto dal letto. L'ansia si stava prendendo possesso di lui, ma non poteva, doveva restare calmo e portare Anna al sicuro. 

Jungkook nel frattempo aveva preso tutte le borse e le aveva riposte tutte in macchina. Un'unica corsa, solo andata senza ritorno. Come meta un altro hotel lontano da quel posto, quella meta che quasi tardava ad arrivare. Le auto transitavano a normale velocità, Jungkook si faceva spazio fra esse non curandosi di alcuni insulti. Spesso non rispettava i semafori, sfrecciava a destra e a sinistra non pensando alle probabili multe. Doveva portarla via da lì, darle una vita migliore, regalarle la sua moto, quella che lei ha sempre desiderato guidare.

Jimin giaceva sui sedili posteriori esausto, terribilmente disperato, ed ero intento ad asciugare il sudore di Anna perchè le medicine stavano finalmente facendo effetto. La teneva stretta a sè, mentre lei si lamentava e sospirava di continuo. Aveva sperato che Seokjin lo  chiamasse dopo averlo incontrato nell'hotel in cui si erano appartati lui e Jungkook.

Seokjin gli aveva detto di non preoccuparsi, che l'avrebbe risolto, ma allora cosa stava succedendo? La rabbia di quel momento gli bruciava dentro con la stessa furia di un incendio indomabile. Affondò la faccia fra i capelli di Anna, e sospirando pregò che Seokjin telefonasse. Era un dolore troppo grande che non aveva mai provato prima.

"Dove siamo, Jungkook?" chiese guardandolo dallo specchietto retrovisore.

Si accorse che Jungkook teneva stretto fra le mani il volante, come se stesse strangolando qualcuno. Gli occhi erano fissi sulla strada dinanzi a sè, gli occhi sembravano voler dire qualcosa, inoltravano così tanta tristezza soltanto a guardarli di sfuggita. Chiunque si sarebbe accorto che tutto gli stava andando storto, che stava lottando contro un branco di lupi e che, se non avesse fatto qualcosa, l'avrebbero attaccato tutti insieme. Era come un serpente che gli si era annidato dentro per avvinghiargli il cuore e stritolarglielo, contorcendosi nel suo stomaco con una brutalità tale da farlo quasi vomitare.

C'era un'aria minacciosa e soffocante. Anna era lì con loro mentre si riprendeva dall'effetto di tutte le sostanze iniettatole. Stringeva le mani di Jimin, aveva poggiato la testa sul petto del ragazzo e quando inspirava sembrava come volersi beare di quel profumo così familiare, ma che non aveva potuto deliziarsene per due lunghi mesi. Non importava dove fossero diretti, l'importante era che fosse tra le sue braccia.

"Jungkook?" lo richiamò nuovamente Jimin.

"Oh, scusami Jimin, non prestavo attenzione. Dicevi?" chiese Jungkook balbettando e Jimin gli ripetè la domanda precedente. La risposta fu che erano quasi arrivati, ma c'era traffico e c'era un limite di velocità massima.

"Jungkook..." questa volta non era la voce di Jimin a chiamarlo, ma fu quella di Anna. Era debole, tremava, ma finalmente aveva detto qualcosa.

Jungkook si girò di scatto verso di lei spalancando gli occhi e lasciando il volante, fortunatamente erano bloccati nel traffico. Il suo cuore batteva all'impazzata, la sua mano istintivamente aveva afferrato quella di Anna. La stringeva fra le sue mani grandi, la guardava con occhi sognanti, la supplicava di parlargli, di sorridergli, di riprendersi. Quel richiamo gli era sembrato un'immaginazione, invece lei si era sforzata di pronunciare qualcosa.

Sul viso della ragazza i due videro una lacrima scendere, susseguita da tante altre. Si dimenava da qualcosa inesistente, quasi urlava, aveva lasciato la mano di Jimin per potersi coprire il braccio ricoperto da lividi ben visibili sulla sua pelle chiara. Stava sognando.

A risvegliare Jungkook furono i clacson delle auto che lo incitavano a darsi una mossa. Ritornò immediatamente al suo posto e ripartì, la strada si era alquanto liberata ecco perchè gli altri conducenti si erano infuriati.

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