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"E' davvero tanto bello, vero?" le chiese Jimin staccandosi per un attimo, prima di alzarsi ritrovandosela di fronte con le labbra rosse per il troppo morderle e i capelli bagnati.

Anna annuì a stento, mentre teneva poggiata la testa sulla piastrelle nella doccia.

Le sue dita si muovevano freneticamente sul sesso della ragazza.

"Non venire." le ordinò.

Per lei era troppo difficile trattenersi, tanto che dava pugni sulle piastrelle per fargli capire lo strazio che le stava provocando.

Jimin sorrise soddisfatto quando Anna in un sussurro spezzettato gli disse: "non ce la faccio più."

Quindi tolse le sue dita e le alzò una gamba per fargliela poggiare sul suo fianco.

Le sue mani vagavano su tutto il corpo di lei. La accarezzava dappertutto, aveva le dita insinuate fra sue curve, ed era più forte di lui, non riusciva a fermarsi, non poteva frenarsi, la voleva, la desiderava, voleva possederla e farla sua, di nuovo sua.

Lei iniziò a tremare come una foglia d'autunno, credeva di essere matura ma era solo una ragazza bisognosa di tenerezze.

In un attimo diventarono tutt'uno mentre l'acqua continuava a scendergli lenta sui corpi. Anna stringeva le spalle di Jimin con le sue mani, mentre dalle sue labbra uscivano sospiri su sospiri.

Per Jimin, Anna che gemeva sotto il suo tocco, con i capelli bagnati e con gli occhi socchiusi, era una visione paradisiaca.

Spingeva con tutte le sue forze, di tanto in tanto spezzando il fiato ad Anna.

"Sei bellissima anche in queste condizioni." disse Jimin guardandola intensamente negli occhi.

Quando tutto quello finì, uscirono entrambi dalla doccia dopo essersi lavati.

Mentre Anna si passava l'asciugamano fra i capelli si guardava allo specchio, e Jimin dietro di lei la guardava con occhi sognanti.

"Oggi usciamo, andiamo a fare palle di neve!" esclamò entusiasta Anna iniziando ad indossare l'intimo e il tutone per la neve.

Jimin la seguì a ruota e, prima di uscire, le lasciò un bacio casto sulle labbra.

"Sei buona e brava come sempre." le sussurrò all'orecchio prima di aprire la porta.

Anna spalancò gli occhi e arrossì alle parole del ragazzo.

C'era un paesaggio mozzafiato e Anna subito vi ci fiondò dentro. Nuotò nella neve, fece degli angeli di neve, dei pupazzi e anche numerose palle di neve da lanciare a Jimin.

Aveva pianificato una guerra di palle di neve e non vedeva l'ora di vincere.
Lo chiamò e, quando lui si girò, ricevette un'ammasso di neve sul petto facendolo scoppiare a ridere.

La guerra continuò, fin quando non finirono sdraiati esausti per terra.

Lui si era girato su un fianco per poterla guardare, le accarezzava il viso delicatamente come se fosse qualcosa facile da rompere.

Anna si beava di quel tocco così lento e delicato. Non voleva altro in quel momento, se non stare insieme a Jimin. Gli cinse i fianchi con un braccio per abbracciarlo e gli sorrise.

Sembrava quasi surreale.

"Oggi si torna a casa!" esclamò Jimin prendendola a peso morto dallo strato di neve, lasciandole un bacio, e la portò in casa.

La fece sedere sulla sedia in legno, le sistemò il cappello in lana e i guanti.

La baciò di nuovo, castamente, e Anna a malincuore si alzò per prendere le sue cose: le sarebbe mancata tanto quella casa.

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