25.

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Jungkook entrò nell'hotel prestigioso, in cui c'erano uomini e donne di alta classe e alto livello.

Si sentiva un po' a disagio, ma se si fosse trattato di Anna avrebbe fatto di tutto non curandosi delle circostanze.

Continuò per la hall, poi per un corridoio con oro sparso qua e là sui muri bianchi con il pavimento lucido, e poi si ritrovò davanti ad una vastità di porte.

Probabilmente erano stanze, ma dai rumori che provenivano da quelle stanze, era impensabile che fossero delle normali e semplici stanze.

Ogni porta aveva due uomini alti e grossi a fare la guardia. Doveva capire cosa c'era in quelle stanze e, quindi, si avvicinò ad una di esse.

"Lei chi è?" chiese una delle guardie.

"Jeon Jungkook." rispose lui mostrando i suoi documenti. "Ho sentito che qui ci si diverte molto." continuò sorridendo e mostrando soldi in contanti.

"Aspetti qui." ordinò fermamente una delle due guardie, mentre l'altra squadrava Jungkook da capo a fondo.

L'uomo alto e massiccio entrò nella stanza alle sue spalle e si avviò verso il suo capo, il signor Kim.

"Signore, c'è un pivello qui fuori che chiede di entrare. Mi ha mostrato i documenti e soldi in contanti, cosa devo fare?" sussurrò all'orecchio del suo signore.

Quest'ultimo si guardò intorno e annuì con il capo.

"Se ha i soldi può entrare." disse cacciando via la guardia.

L'uomo fasciato da costose stoffe in nero uscì dalla stanza per permettere a Jungkook di entrare in quella stanza.

Si pose dinanzi al più piccolo e gli fece segno di seguirlo.

Quando Jungkook entrò in quella stanza non poteva credere ai suoi occhi. C'erano uomini di alta classe seduti in poltrone di pelle pregiata, che fumavano sigari o che bevevano whisky costosi.

Sui loro volti si leggeva solo lussuria, egoismo, cattiveria, denaro. Delle donne si muovevano a ritmo di musica sulle loro gambe, quasi come se cercassero un disastro da combinare.

È questo ciò che è la lussuria. Gli uomini si lasciano dominare da essa, sembrano come addestrati. Non offre una via di salvezza, e non è neppure limitata. Non c'è un limite al possedimento di denaro, più ne hanno e meglio è.

Entusiasma l'uomo, ma non è detto che lo porti alla felicità. Chi dice che non possa portarlo a fare un casino con sè stesso?

Quegli uomini seduti in quelle poltrone non sapevano cos'erano i sentimenti sinceri, non sapevano il significato di amare. O forse si, probabile che conoscessero solo una fonte d'amore: il denaro.

Quello era un posto dove milioni di fessi arrivavano ogni anno con le loro monetine e ci lasciavano quasi un miliardo di dollari. Per i signori la regola fondamentale era di farli continuare a investire e di farli continuare a tornare. Più scommettevano i loro soldi, più perdevano.

Jungkook rimase scombussolato da quella situazione tanto da non accorgersi che una delle ragazze gli si era avvicinato.

"No va bene così, grazie." Jungkook le sorrise più gentilmente possibile e la invitò ad alzarsi dalle sue gambe.

"Andiamo, lasciati andare." gli accarezzò i capelli e iniziò a muoversi mostrando alcune delle sue parti intime.

"Sarà per un'altra volta, tesoro." la spinse leggermente Jungkook facendola sbuffare.

La ragazza, arresasi, si alzò dalle gambe di Jungkook e si avviò per sedersi sulle gambe di un altro uomo.

Al centro era posta una pedana circondata da sbarre in oro, su di essa c'era una ragazza in pessime condizioni. I suoi tacchi vertiginosi la facevano sembrare più alta, più slanciata.

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