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Quella mattina era come tutte le altre: fredda all'esterno e calda all'interno della casa, visto il camino ardente era acceso la maggior parte delle volte.

Anna, già sveglia dalla prima mattinata, indossava un maglione in lana grigia lungo fino alla coscia e aveva legato i capelli in una coda alta. Jimin, invece, dormiva beatamente nel grande letto ricoperto dalle numerose coperte.

La ragazza stava preparando una colazione abbondante per il suo amato, era felice per la frase che arrivò alle sue orecchie la sera prima.

Mentre prendeva il latte dal frigo bianco, ricevette una chiamata.

"Jungkook!" esclamò lei entusiasta.

"Anna, dove sei? Avevi detto che saresti tornata dopo tre giorni." rispose arrabiato il più grande.

La ragazza si ammutolì e abbassò lo sguardo, anche se l'altro non poteva vederla. Quella giornata non poteva iniziare meglio.

"Sei ancora con lui, vero? Allora non ti disturberò più." Jungkook staccò la chiamata più infuriato che mai.

Non era geloso della sua migliore amica, solo non voleva che venisse usata in quel modo e Anna non riusciva a capire ciò che le diceva Jungkook. Lei capiva solo cosa le diceva il suo cuore: voleva stare con Jimin, con il ragazzo che amava. A suo parere Jimin non la stava usando, la stava amando diversamente e non come nelle favole.

Anna rimase con il telefono fra le mani ancora con il suono della chiamata interrotta nelle orecchie.

Continuò a preparare la colazione con ancora Jungkook nei suoi pensieri, non voleva litigare con il suo fratellino maggiore. Era l'ultima cosa che avrebbe voluto nella sua vita.

"Sarai orgoglioso di me, te lo prometto." sussurrò Anna con gli occhi lucidi fra la preparazione di un biscotto all'altro.

Delle braccia possenti le cinsero la vita e un respiro, a lei molto familiare, si fece spazio fra i suoi capelli legati.

"Buongiorno signorina." le sussurrò Jimin ancora con la voce impastata dal sonno.

Anna si girò verso di lui e gli sorrise. Jimin non resistendo a quello sguardo, si fiondò sulle sue labbra lasciandole un dolcissimo bacio al sapore di ciliegia, dovuto al burro cacao. La lasciò fare ai fornelli e andò a sedersi al tavolo in legno.

La ragazza portò tutto in tavola e si sedette di fronte al ragazzo, che guardava il tutto sorridendo.

"Non sapevo di questa tua dote, ma bisogna sempre vedere se è una buona dote." scherzò Jimin addentando uno dei biscotti.

Sul viso di Anna comparve un sorriso ma, ancora una volta, era un sorriso spento.

"Jimin, oggi vorrei ritornare a casa." disse Anna con lo guardo basso sulle maniche del suo maglione.

"Qualcosa non va?" chiese Jimin cercando con gli occhi il suo sguardo.

Anna scosse la testa sorridendo e gli prese le mani. Lo guardò intensamente negli occhi: cosa che a Jimin ha sempre fatto impazzire.

"Ieri sera, nella vasca, eri serio?" chiese prendendo coraggio Anna.

Jimin sospirò e guardò tristemente la ragazza. Le accarezzò le nocche, tossì, era nervoso ancora una volta di quella situazione. La sera prima aveva preso tutto il coraggio che gli era rimasto per dirle di amarla, era nervoso quella sera e di nuovo in quella mattinata.

"Non riesco a dirti di nuovo di amarti se continui a guardarmi così. Dovresti capirlo quando ti guardo, quando i miei occhi luccicano appena mi guardi, quando le mie labbra tremano prima di dirti qualcosa, quando le mie mani ti cercano disperatamente, quando il mio cuore inizia a battere forte quando mi sei vicino, quando ti bacio e vorrei non staccarmi più. Dovresti capirlo da questo." Jimin guardò le loro mani unite e sorrise "vedi? Non riesco a non toccarti." Jimin baciò le mani di Anna e la guardò negli occhi "hai reso entrambi una meraviglia fantastica." Jimin si sporse verso di lei per poterla baciare.

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