27.

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Non ci si spiega, ci si intuisce. Ci si è già visti nei sogni, finalmente lui l'aveva davanti il tesoro tanto cercato: risplendeva, scintillava. Eppure dubitava ancora, non osava crederci.

"Amore mio!" esultò nel pensiero Jimin guardandola dallo specchietto retrovisore.

Tutto attorno a lui era scomparso, c'erano solo lei e lui. Ma cosa vuol dire "lei e lui"? Sono parole, nient'altro che parole, ma in esse c'è qualcosa: stordimento, desiderio, ansia, entusiasmo e struggimento.

La mano di Jimin cercava quella di Anna, quel volerla senza poter abbracciarla, senza toccarla.
Voleva stringerla ancora e ancora, senza essere costretto a lasciarsela portare via di nuovo. Non vedeva l'ora di fare cose nuove con lei, ma aveva bisogno anche di fare le stesse cose di sempre, tipo girare con l'auto senza una meta precisa, fare l'amore, essere baciati dal chiaro di luna piena, cantare a squarciagola, oppure portarla nella sua nuova casa.

Magari le avrebbe rubato baci veloci, scattato foto senza senso, magari l'avrebbe abbracciata forte senza stancarsi mai, l'avrebbe tenuta fra le sue braccia per conservare tutto quello che non avrebbe potuto darle in sua assenza. Magari si sarebbero recati all'aeroporto per un viaggio all'estero dove avrebbero guardato il tramonto in riva al mare.

Era passato troppo tempo dall'ultima volta in cui le aveva detto di amarla, di averle baciato il naso e racchiusa in uno dei suoi abbracci calorosi.

"Quando ritornerai da me?" sospirò Jimin guardandola dallo specchietto retrovisore mentre dormiva con la testa poggiata al sedile.

Si fermò in una delle strade isolate della città per guardarla meglio e una lacrima percosse il suo viso. Quanti ricordi gli ritornavano alla mente, arrivavano dal passato come foglie portate dal vento e si adagiavano dolcemente una sull'altra. Su tutte c'era il volto di Anna, pezzetti del suo piccolo mondo. Di certo non sapeva come fosse finita quella storia, nel frattempo c'erano già dentro e dovevano uscirne al più presto, e lo stesso anche Jungkook che stava facendo i conti con il capo delle ragazze.

"Cosa volevi fare?" chiese il sessantenne giocherellando con il sigaro fra le dita ornate di anelli in oro puro.

Jungkook non distoglieva lo sguardo, pronto e coraggioso com'era, ma non osò spiccicare parola per non peggiorare la situazione. I sui occhi scrutavano ogni minimo movimento dell'uomo pronto ad attaccarlo da un momento all'altro. Le guardie li circondavano completamente e al piccolo non era concesso alcun tipo di difesa. Lo tenevano fermo sulla poltrona davanti al banco dietro cui c'era seduto lui, il capo dell'ex agenzia di Anna.

"È andata via da me e da quel momento la mia agenzia è calata. Devo riaverla immediatamente con me, mio caro Jungkook, la tua amica è un gran bel pezzo d'oro che tutti bramano di avere, lo sai?" ridacchiò l'uomo inspirando un po' di fumo dal suo sigaro.

Le vene di Jungkook pulsavano, sembrava che da un momento potessero scoppiare. Quell'uomo stava scherzando troppo sulla situazione, quasi come se fosse un gioco. Se non avesse smesso di parlare, a breve Jungkook sarebbe sbottato.

"Cosa le avete fatto esattamente?" chiese a sua volta il ragazzo facendo scoppiare in una rigorosa risata il maggiore. Jungkook si morse il labbro e strinse i pugni lungo i braccioli della poltrona, i suoi occhi non lasciarono per un attimo gli occhi dell'uomo, quasi come se volesse lanciargli una sfida.

"E tu credi che davvero prima di oggi l'abbia dato in affido a qualcuno? Ho aspettato da anni questo momento, e avevo bisogno di una verginella come lei per guadagnare una somma sproporzionata." l'uomo inspirò altro fumo dal suo sigaro costoso e picchiettò le dita sul tavolo in vetro. Si alzò dalla poltrona in pelle e si avvicinò a Jungkook per calarsi all'altezza del suo viso "tu e il tuo amichetto avete fatto un grosso sbaglio, deve ritornare assolutamente qui. Pagatemi e lei sarà vostra, ma fin quando questa stanza non profumerà di soldi, i miei uomini li cercheranno e li porteranno qui." concluse facendo nascere un sorrisetto sul viso del ragazzo.

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