Capitolo 2

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“Per caso sai come si chiama?” chiese Louis, per poi spalancare la bocca per prendere un morso del suo grande hamburger, facendo fare una smorfia di disgusto a Louisa che fece ridacchiare il castano.

“Chi?” chiese la bionda confusa, guardandosi intorno per capire a chi si stesse riferendo.

“Lui” disse il ragazzo, facendo un cenno al mega poster su cui vi era raffigurato il ragazzo antipatico del giorno prima in una posa che faceva girare la testa a Louis se lo guardava per più di cinque secondi.

“Lui” disse il ragazzo, facendo un cenno al mega poster su cui vi era raffigurato il ragazzo antipatico del giorno prima in una posa che faceva girare la testa a Louis se lo guardava per più di cinque secondi

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“Oh, intendi Harry Styles” disse la ragazza ridacchiando, facendo quasi soffocare Louis, così tanto che dovette prendere la Coca Cola e berla quasi tutta per calmarsi e smettere di tossire.

“S-Styles hai detto?” chiese incredulo il castano, guardando Louisa ridere fino alle lacrime per la sua reazione.

“Già, è il figlio del proprietario, non lo sapevi?” chiese lei, continuando a guardare Louis mangiare il suo panino, “E sai che non dovresti mangiare quelle schifezze? Ora sei un modello, Louis!”

Louis rise, ignorandola e continuando a mangiare. Il figlio del proprietario, ha detto? Poteva trovarlo interessante se non fosse stato per il fatto che stava leggermente sul cazzo ad Harry. E se, quest'ultimo avesse detto cose riguardo il suo conto? Oddio, l'avrebbero cacciato subito, già il secondo giorno, se lo sentiva nello stomaco... ah no, era solo il panino che faceva il suo lavoro.

“Ritornando su questo Harry Sty-” non finì neanche di dire il suo nome per intero che dalla porta in vetro di quella caffetteria della Styles Company uscì proprio il diretto interessato.

Louis per poco non si strozzò con un pezzo di patatina quando Harry, quasi al rallentatore, si spostò i capelli -sicuramente morbidissimi- dalle spalle, per poi rimettere la mano nel lungo cappotto, beige e che gli arrivava quasi alle caviglie, aperto, così da far vedere sotto cosa indossava. Una camicia nera e dei pantaloni senza una minima piega da smoking, di un rosso scurissimo, quasi nero, ed abbinate delle Dr. Martens dello stesso colore dei pantaloni. Infine, ma non di meno importanza, gli anelli alle dita, moltissimi, ma che risaltavano le sue grandi mani, cosa difficile da fare, dato che solo un pazzo maniaco si metterebbe a fissare le mani altrui.

Beh, allora Louis era un pazzo maniaco.

“Ma guarda chi abbiamo qui” disse ridacchiando con la sua voce grave, facendo arrossire il castano che, in un secondo, mise giù l'hamburger quasi finito e prese il primo tovagliolo che gli si capitò davanti, pulendosi la bocca e le mani umide piene di grasso ed olio.

“Louis, ma che fai?” sussurrò per farsi sentire solo da Louis, ma purtroppo non fu così, perché Harry ed il ragazzo dietro di lui -che solo in quel momento Louis notò- risero.

“Sta cercando di non sembrare più patetico di quel che è” disse il ragazzo con i capelli scuri, tinti di un biondo che sembrava bianco, ridacchiando, vestito simile allo stile di Harry.

“Più patetico di quel che è non può sembrare, Zee” rispose il riccio ridendo, facendo abbassare lo sguardo al castano.

“Cos'è quello? Un hamburger? Stai scherzando spero” ringhiò Harry, sbattendo le mani sul tavolo in cui erano Louis e Louisa, facendoli sobbalzare entrambi, per fortuna il locale era praticamente vuoto.

“Tu, Louis Tomlinson, devi capire che non sei più un adolescente in pieni ormoni che crede di poter mangiare qualunque cosa gli passi davanti come se fosse niente, pensando che, tanto, chissene frega, no? Che nessuno si accorgerà mai di quei dieci chili in più che prenderai, no? Beh, ti dirò una cosa, e fa in modo di mettertelo in quella cazzo di testa ancora racchiusa a quando avevi sedici anni. Tu sei il modello della Styles Company, sei il modello sotto custodia di Mio Padre, il designer più ricco, famoso ed invidiato di tutta Inghilterra e giuro che se ti ritrovo a mangiare qualunque cosa, che siano panini o verdure, Coca Cola o semplice succo di frutta, ti caccerò io stesso fuori da qui perché non farò prendere di mira la Styles Company solo per un grassone come te, hai capito?” sputò fuori con tutto il fiato che aveva in corpo, non prendendo respiri, finendo per sussurrare ed alla fine respirando a fatica, stando a due centimetri dal viso di Louis.

A quest'ultimo, intanto, gli si scappò un singhiozzo, seguito da una lacrima involontaria che percorse tutta la sua guancia fino al mento, per poi cadere sul tavolino bianco sotto di lui. Si alzò di scatto, evitando lo sguardo di ogni persona all'interno del bar ed uscendo di corsa da lì, dirigendosi dall'altra parte sotto i richiami di Louisa. Entrò in un bagno riservato ai modelli, si chiuse a chiave dentro uno dei gabinetti che sicuramente costavano più della sua intera casa e cadde in ginocchio di fronte al water, spostandosi i capelli dalla faccia ed asciuciandosi le lacrime.

Non sentiva niente di quel che gli circondava, non vedeva niente se non le sue dita che si facevano strada dentro la sua gola, spingendo sempre più infondo fino a fargli avere i primi conati di vomito. Non provò niente se non dolore quando il cibo che non aveva digerito si fece spazio in bocca e cadde come un fiume dentro il water. Lui non sentiva niente, se non quello.

•••polpetta time•••

voglio morire

:D

(non ho ricontrollato il capitolo lol)

addioh

Il Diavolo Veste Prada || Larry Stylinson (SOSPESA E DA REVISIONARE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora