Se avessi saputo cosa sarebbe successo in quel pub, non ci avrei mai messo piede. Ma ormai il danno era fatto e non si poteva tornare indietro. È stata colpa mia. Colpa sua. Un po' di tutti, a dir la verità.
Quella serata doveva essere semplice, un momento di svago e di spensieratezza, ed invece mi ritrovavo a camminare a piedi, bagnato dalla testa ai piedi di acqua, con in mano le mie vans zuppe ed il mascara nero colato sulle mie guance, la pioggia che era la ciliegina sulla torta. Perfetto. Semplicemente perfetto.
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Mattina.
“Lou, smettila, va a finire che me la bruci quella ciocca” dissi alzando gli occhi al cielo quando la parrucchiera provò per la millesima volta a mettere a posto quella ciocca di capelli ribelli che non ne volevano sapere di mettersi al loro posto.
“Meglio, così non mi farebbero incazzare più di quanto lo sono già” disse lei, sbuffando e spegnendo la piastra e gettandola sul tavolino, facendomi sobbalzare leggermente.
“Hey, che succede?” dissi, alzandomi ed avvicinandomi a lei che si girò tremante, come se stesse cercando di nascondere le lacrime, non riuscendoci.
“Niente” disse lei, ed io alzai gli occhi al cielo, girandola e cingendole la vita mentre lei scoppiava a piangere nella mia spalla.
Le accarezzai i capelli delicatamente, portandola velocemente sul divano in pelle della mia stanza e stringendola, aspettando che si calmasse quel che bastava per riuscire a parlare.
“L-lui- penso che- penso che il mio r-ragazzo mi voglia l-lascia-” e non finì la frase che scoppiò di nuovo a piangere, bagnandomi la maglia grigia che indossavo, anche se non mi importava più di tanto.
“Oh tesoro, perché lo pensi?” chiesi, allontanandola per prenderle il viso ed asciugandole le lacrime mentre lei mi osservava con i suoi occhioni lucidi.
“Ieri abbiamo l-litigato e m-mi ha urlato che non mi sopportava p-più” disse, prendendo un fazzoletto dalla sua tasca e soffiandosi il naso.
“Come si chiama?” chiesi, alzandomi insieme a lei e sedendomi nella sedia mentre lei riprendeva la piastra.
“Nick. Nick Grimshaw” disse tirando su col naso, facendomi annuire.
“Secondo me dovresti sputargli in faccia ogni volta che ti tratta così. Nessuno merita di essere trattati così” dissi, non rendendomi conto di aver incrinato leggermente la voce alla fine, ricordando il modo in cui mi trattava Harry quando ci eravamo conosciuti.
“Hai ragione” disse ridacchiando, ricominciando a sistemarmi i capelli per il photoshoot che ci sarebbe stato in meno di un'ora.
“Stasera ci sarà una festa al The Beach, ci saranno tutti, davvero, tutti!” disse entusiasta lei, facendomi ridacchiare per come avesse cambiato umore in pochi secondi, “Verrai, vero?!”
“Ci penserò. Non amo molto le feste” dissi facendo una smorfia e facendole alzare gli occhi al cielo.
“Ti prego! Ci sarà anche Nick, così possiamo sputargli in faccia insieme!” disse entusiasta, facendomi scoppiare a ridere.
“Va bene, okay, ci sarò” dissi sorridendo, abbassando però lo sguardo sul mio grembo, chiedendomi se ci sarebbe stato anche Harry.
“Stai bene?” chiese notando il mio silenzio ed accigliandosi.
“Sì, tranquilla” dissi sforzando un sorriso e facendola sorridere di rimando.
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“Che ti ho detto, Louis? Nei photoshoot devi sembrare come se ti si fosse appena morto il cane. Sguardo serio e fisso in un punto a caso della stanza!” disse Brian facendo ridere tutti i presenti nella stanza, compreso me, ma eseguendo subito dopo gli ordini.
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Il Diavolo Veste Prada || Larry Stylinson (SOSPESA E DA REVISIONARE)
Fanfiction(SOSPESA E DA REVISIONARE) Larry Stylinson *** Dove Louis Tomlinson è il nuovo modello della Styles' Company, ovvero dove il figlio del creatore di questa azienda è uno dei modelli più conosciuti e talentuosi d'Inghilterra, Harry Styles. ••• Scene d...