Capitolo 13

1.9K 148 61
                                    

“Lou?” mi chiamò Harry, sdraiato sul mio letto accanto a me.

Io ed il riccio quel giorno eravamo rimasti tutto il giorno a letto, a parlare di cose stupide come fatti successi da bambini, i nostri sogni più grandi o addirittura degli animali domestici che abbiamo avuto. Avevo scoperto molte cose su Harry, intendo il vero Harry. Ad esempio che, quando era bambino, aveva avuto la magnifica idea di chiamare le sue due piccole tartarughe Tarta e Ruga, e quando me lo disse non potei fare a meno di scoppiare a ridere perché, davvero, che originalità! E non smisi di ridere nemmeno quando mi disse che Tarta morì di cause naturali. Avevo scoperto che odiava mangiare fuori pasto, odiava le pringles ma amava la paprika. Avevo scoperto che il suo passatempo preferito era suonare il piano o scrivere poesie. Odiava i libri romantici e quelli comici. Piange sempre quando guarda Titanic ma i film dell'orrore non lo toccano minimamente, ma anzi, lo fanno annoiare addirittura. Certo, erano piccole cose, ma erano comunque importanti per me.

“Sì?” chiesi dopo qualche minuto, ricordandomi solo in quel momento che il riccio voleva la mia attenzione.

“Posso chiederti una cosa un po' personale? Capisco se non vuoi rispondermi” disse titubante e girandosi su un fianco per guardarmi faccia a faccia.

“Uhm, certo? Chiedimi quel che vuoi” dissi, alzandomi con un gomito e guardandolo dall'alto.

“Sei- uhm...” fece una breve pausa, “Sei vergine?” chiese piano, probabilmente avendo paura di spaventarmi in qualche modo.

“Nonostante io abbia vent'anni...” abbassai lo sguardo, “Sì, lo sono. Perché?”

Ed in quel momento potevo esserne più che certo di aver visto la faccia di Harry contrarsi in un'espressione di pura tristezza, malinconia e quasi colpevolezza. A cosa diamine stava pensando? E perché mi aveva chiesto qualcosa del genere di punto in bianco?

“Oh” sussurrò, “Okay” disse semplicemente schiarendosi la voce e ritornando a guardare il soffitto a pancia in su.

“Haz, che succede?” chiesi, ignorando completamente il nomignolo che uscì spontaneo dalle mie labbra.

“Niente” rispose con tono fermo, ritornando al solito Harry distaccato e freddo, facendomi sospirare un po' rassegnato ed annuire.

Pensavo di essere riuscito almeno un po' ad abbattere almeno uno dei moltissimi muri che aveva creato e che nascondeva il vero Harry, quella maschera che ostinava ad indossare per non far vedere alla gente chi ci fosse dietro di essa, per non far vedere che aveva dei sentimenti. Io, al contrario di Harry, ero un libro aperto, chiunque poteva benissimo capire il mio stato d'animo dalle mie espressioni facciali, non riuscivo a nascondere quasi mai l'essere triste o felice, perché in qualche modo quel che sentivo dentro mi si dipingeva in faccia, e lo odiavo ed un po' invidiavo questa caratteristica di Harry. Volevo anche io avere uno scudo o qualcosa che mi avrebbe protetto, ma semplicemente ero un ragazzo troppo ingenuo.

“Lo fai ancora?” se ne uscì fuori Harry all'improvviso, dopo qualche minuto dove entrambi eravamo immersi nei nostri pensieri, facendomi quasi sobbalzare.

“Fare cosa?” chiesi confuso, non capendo a cosa si riferisse, facendolo sbuffare.

“Non fare il finto tonto” disse spazientito, girandosi completamente verso di me.

“Oh...” sussurrai, capendo a cosa si riferisse, “No, anche se a volte vorrei davvero farlo” ammisi, “Mi è ancora difficile riuscire a mangiare qualcosa senza avere i conati”

“Ci vuole tempo” disse Harry, avvicinandosi a me ed accarezzandomi una guancia delicatamente, quasi avendo paura di rompermi, “Mi dispiace ancora così tanto” sussurrò, e quasi mi venne da ridere per quanto la maggior parte del tempo sembrasse bipolare.

“Sta tranquillo” gli sorrisi cercando di rassicurarlo, “Ti ho già perdonato, da tempo ormai”

Harry sorrise leggermente, mostrando una fossetta, e io non resistetti all'impulso di affondare un dito dentro di essa, così semplicemente lo feci, realizzandolo troppo tardi. Mi aspettai una sfuriata da parte sua e insulti sparati di qua e di la ma al contrario di come pensavo, lo feci ridere. Una risata dolce, bassa e roca che sembrava venisse dal cuore, e non potei fare a meno di sorridere perché sembrava davvero un bambino, nonostante fosse più grande di me di un paio di anni.

“Posso chiederti un'altra cosa?” mi chiese poi all'improvviso con ancora una mano sulla mia guancia, mentre il suo sorriso spariva piano piano, come se stesse pensando.

“Te l'ho già detto, puoi chiedermi qualunque cosa” dissi quasi sbuffando.

“Posso baciarti?” mi chiese in un sussurro guardandomi intensamente negli occhi facendomi schiudere le labbra, preso completamente alla sprovvista.

Ma annuì semplicemente, cercando di non farlo con troppo vigore per non farlo insospettire ma davvero, non potevo rifiutare una richiesta del genere. Non con lui che era a pochi centimetri dal mio viso, di una bellezza unica come sempre e che mi guardava in quel modo con quegli occhi. Harry, probabilmente sorpreso ed aspettandosi una risposta negativa, alzò un sopracciglio, per poi spostare lo sguardo sulle mie labbra ed avvicinarsi lentamente fino a, finalmente, combaciarle. Fu un bacio dolce, delicato, io con una mano che gli accarezzava i ricci e lui con il respiro tremolante ed una mano posata sul mio fianco.

Volevo approfondire di più la cosa perché le sue labbra sapevano di un gusto così nuovo e dolce e io ne volevo di più, ma appena le nostre lingue si sfiorarono, sentimmo il campanello suonare, facendo sobbalzare entrambi e staccarci come scottati. Ci guardammo con occhi sgranati e senza fiato per qualche secondo, entrambi non credendo davvero a quel che era appena successo e risvegliandoci solo quando suonarono una seconda volta al campanello. Era sera, chi diavolo poteva essere? Ci alzammo, entrambi scalzi e ci dirigemmo velocemente alla porta d'ingresso, e quando aprì la porta, tutto successe un po' troppo velocemente per i miei gusti.

“Louis!” quasi esclamò un ragazzo che ero sicuro di non aver visto in vita mia.

“Uhm, tu chi sei?” chiesi grattandomi la testa, un po' imbarazzato da quella situazione, ed il modo in cui mi guardava quello sconosciuto e anche solo la sua presenza mi metteva a disagio, e non aiutava.

“Oh, c'è anche Harry, perfetto!” continuò il ragazzo con voce abbastanza alta.

Girai la testa verso il riccio, chiedendogli con lo sguardo chi fosse il ragazzo alla porta e perché sapeva i loro nomi, ma Harry era come in trans. Non si stava muovendo di un centimetro, il suo sguardo era fisso in quello dello sconosciuto, che intanto stava ridendo sotto i baffi. Il suo petto si stava alzando velocemente e sembrava che stesse per esplodere, e questo mi fece preoccupare, e non poco, così feci per aprire bocca per dare vita alle mille domande che si stavano formando nella mia testa, ma Harry mi precedette.

“Che cazzo ci fai qui, Nick?”

•••polpetta time•••

*sussurra* tantantantantantantantan

run

TANTANTANTANTANTANTANTAN

RAGA

SIAMO ARRIVATI A 20K

V E N T I M I L A   V I E W S

CHI COSA DOVE COME QUANDO PERCHE

ahhhhhh vi amo sempre di più, e voi mi odiate sempre di più per come sta prendendo piega la storia ma wHO CARES🐷

byebye

*non ho ricontrollato il capitolo e forse ho fatto un po' di casino con il narratore esterno ed il narratore nella storiaHAHAHA*

Il Diavolo Veste Prada || Larry Stylinson (SOSPESA E DA REVISIONARE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora