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Verso le due, si svegliò di soprassalto. Le era parso di sentire un rumore, qualcosa simile a un tonfo. Accese la luce. Si mise a sedere sul letto. Cercando di capire.
"Forse l'ho solo sognato!" Si disse.

All'improvviso un altro tonfo, questa volta il rumore era reale, non era un sogno. Sembrava provenire dalla parete. O dall'armadio.

Un altro tonfo più violento!

"Sicuramente i vicini di casa stanno spostando qualche mobile. Ma che modi, in piena notte. Adesso mi sentono."

Si avvicinò alla parete e cominciò a colpirla con il pugno.

"Ehi! La volete piantare? Qui c'è gente che vuole dormire."

Nessuna risposta.

I tonfi continuavano.

Decise di passare alle maniere forti.

"Adesso mi attacco al campanello, prima o poi dovranno aprire la porta!"

Nessuna risposta

I tonfi continuavano.

Esausta, rientrò in casa. Si buttò sul letto. Tappandosi le orecchie con il cuscino.

Poco dopo guardò l'ora, 05:30.

I tonfi continuavano.

"E va bene, l'avete voluto voi!" Prese un pezzo di carta e cominciò a scrivere tutti i numeri per le emergenze che le venivano in mente.
"Riflettiamo, quale sarà il numero giusto? Il 991, non va bene, mi risponderebbero da oltre oceano e considerando il fuso orario, l'aereo e il jet lag e altri impicci vari, i soccorritori arriverebbero troppo tardi per salvarmi. Il 112 113 115 1515 118.... c'è l'imbarazzo della scelta. Andiamo per ordine, inizio dal 112 e poi si vedrà."
Alice prese il cellulare e compose il primo numero della lista.
"Pronto, parlo con il 112? Sì? Molto bene, vorrei sporgere denuncia, o come si dice! Sì, contro i miei vicini di casa, per schiamazzi notturni e disturbo della quiete pubblica e forse anche omicidio! No, non ho il piacere di conoscerli. Fate presto!"

Dalla centrale risposero che una pattuglia era già in zona e sarebbero passati per una verifica nel giro di pochi minuti.
Nell'attesa avrebbe dovuto restare in casa e non aprire a nessuno.

Alice pensò di adottare tutte le precauzioni che si vedono nei film polizieschi: chiudere bene la porta di casa con tutte le mandate a disposizione. Chiudere tutte le finestre. Chiudere le persiane delle finestre, allontanarsi dalle finestre, spegnere la luce e rannicchiarsi sul pavimento dietro il divano in caso di sparatoria con proiettili vaganti. Quest'ultima cosa non era sicura fosse necessaria ma, meglio un eccesso di prudenza che pentirsene dopo.

Trascorsi 10 minuti i carabinieri erano alla porta.

Alice si alzò, guardò dallo spioncino e, con molta circospezione aprì la porta lasciando la catenella inserita. Sbirciò dalla fessura.

"Buonasera, è lei Alice Bianchetti?"
"Sì sono io, vi ringrazio di essere passati a controllare..."

Con la voce tremolante spiegò loro i fatti e, senza indugiare oltre, si diressero verso la porta dei vicini.

Suonarono ripetutamente il campanello, ma non furono più fortunati.

Con l'autorità conferita dalla divisa che indossavano, e forse mossi a compassione da questa povera ragazza che sembrava non aver chiuso occhio in tutta la notte, cominciarono a svegliare tutti gli inquilini della palazzina per avere notizie su questi strani vicini.

Alice era con loro, perché voleva sapere e voleva sapere subito.

Ogni volta che un inquilino assonnato compariva sulla porta, la risposta era sempre la stessa. Nessuno sapeva nulla sugli inquilini del 9.

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