-13-

71 10 25
                                    

Entrata in casa Alice, era determinata a sbarazzarsi di tutte le cose vecchie presenti nel suo appartamento, e del fantasma, o di qualunque cosa ad esse attaccato.

Non sapendo cosa fare in questi casi, nel dubbio, si mise al centro dell'appartamento. Da lì, poteva guardarsi intorno e tenere tutto sotto controllo. I vantaggi di vivere in un monolocale!

E adesso? Le parole della Goggi erano chiare: ".... comunicare all'entità che deve andare via, che quella ormai è casa tua e non c'è più posto per lui, usando un tono di voce risoluto. Poi si butta tutto" e bla bla bla.

Sembra facile.

Inspirò ed espirò un paio di volte, per concentrarsi. Bene, era pronta.

"Fatti vedere o sentire o come diavolo si dice!" urlò.

Passarono alcuni interminabili secondi.

Nessuna risposta!

"Allora, mi hai sentito?"

Si concentrò, forse era lei che non prestava la dovuta attenzione.

"Non ti servirà a nulla nasconderti, perché mi sbarazzerò di tutto quello che ho in casa, mattoni compresi, se necessario. Ma qui resterà solo uno di noi, e quello non sei tu! Mi hai sentito?"

Alice era soddisfatta, le sembrava di essere stata chiara, risoluta. A breve si aspettava una reazione da parte del fantasma. Prima o poi avrebbe dovuto farsi vedere o sentire.

Niente di niente. Il tempo passava. Nessun rumore, nessuna manifestazione.

Alice cominciava a sentirsi un'idiota. Sola, in piedi, al centro della stanza, aspettando chissà che cosa.

"Sicuramente la Goggi non ha tutte le rotelle a posto. E io che la sto pure a sentire", pensò.

Per essere strana, la situazione era strana. Tutta la situazione.

Certo, se invece la Goggi aveva ragione, lei era tutta sola ad affrontare un fantasma. Non sapeva se sperare in una apparizione oppure che la situazione si risolvesse in un nulla di fatto.
Si pentì di non aver insistito. Con la presenza della signora Goggi si sarebbe sentita più forte, perché sembrava avere più dimestichezza con queste cose. E se il fantasma reagisse violentemente?

Forse era il caso di lasciar perdere. Più rifletteva sulla faccenda, più le sembrava una sciocchezza stare lì da sola.
Mentre rifletteva, si muoveva nell'ambiente agitando in aria le mani alla ricerca di zone fredde, spifferi.

Niente! Tutto era normale, anche più del solito.

Le parole di Alice sembravano non aver funzionato. Spazientita, tentò nuovamente. Un'ultima volta. Un'ultima volta e poi avrebbe mandato tutto al diavolo.

"Io sono venuta qui per starmene in santa pace, con i miei colori, le mie tele, non per stare qui a discutere con uno stupido fantasma che invece di andarsene dove è giusto andare in questi casi, ha deciso di rimanere qui a terrorizzare..."

All'improvviso si aprirono le ante dell'armadio, con una violenza tale da staccarsi dai cardini, fracassandosi contro il muro di fronte.

Alice fece appena in tempo ad abbassarsi, altrimenti le avrebbero staccato la testa di netto.

Con il cuore in gola, gattonando raggiunse la penisola della zona cucina e vi si nascose dietro. Si accorse che il cellulare era rimasto sul pavimento, troppo lontano per azzardare un recupero in quel momento.

"Ora che faccio!", pensò.

"Stai calma e rifletti", si disse cercando di farsi coraggio. Era così terrorizzata che non riusciva a riflettere lucidamente. Ma su cosa doveva riflettere? Non aveva la piu paliada idea di cosa stesse succedendo, né tantomeno cosa fare. Era una situazione assurda.

"Vattene, ho detto! Non mi fai paura!", urlò da dietro la penisola, cercando di nascondere il terrore che le faceva tremare la voce.

Come risposta, il fantasma gettò in aria tutti i vestiti.

Quella fu la sua risposta. Da lì non se ne sarebbe andato.

Il tentativo era fallito, era chiaro che da sola non ce l'avrebbe fatta. Aveva un disperato bisogno di aiuto.

Alice guardò in direzione della porta. Erano pochi metri, forse poteva farcela. Poteva recuperare il cellulare e fuggire. Attese qualche minuto. Il fantasma sembrava essersi calmato.

Si fece coraggio, uscì allo scoperto e si diresse verso la porta.

A quel punto si staccarono le ante dei pensili e tutti i bicchieri, i piatti cominciarono a roteare vorticosamente nell'aria.

Alice si gettò a terra, si raggomitolò proteggendosi la testa e il viso con le braccia.

I cocci la colpivano violentemente da ogni parte lacerandole la carne. Ma doveva raggiungere la porta a ogni costo, così riprese lentamente a muoversi proteggendosi la testa con un braccio.

Non era un'impresa semplice, i pezzi di vetro sparsi sul pavimento le si conficcavano nelle ginocchia e nel palmo delle mani. Il dolore le rendeva insopportabile avanzare.

Dietro di sé, una scia di sangue.

Poi il frastuono lasciò il posto ad un silenzio surreale. Il fantasma sembrava finalmente aver esaurito la sua furia vendicativa.

Alice si trascinò fino alla porta, provò a spingere con forza sulle ginocchia per tirarsi su. Con grande sforzo riuscì ad afferrare la maniglia, la ruotò verso il basso. La porta si aprì. Si fermò per riprendere le forze. Cercò a fatica di tirare a sé la porta aprendola quel tanto che le permettesse di passare.
"Ci siamo", si disse. Era a un passo dalla salvezza.

La porta si richiuse con violenza. Quella cosa non voleva che la ragazza lasciasse l'appartamento!

Era troppo debole per tentare nuovamente. Stremata si accasciò a terra. Con orrore realizzò, per la prima volta, che da lì non sarebbe uscita viva. Le lacrime cominciarono a rigarle le guance. Era la fine. Alzò lo sguardo. Un coltello puntato alla gola.

"Fai quello che devi. Hai vinto tu..." sussurrò.

Poi, più nulla.

🙈

L'appartamento  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora