Forse stai passando un po troppo tempo sotto la doccia. Dopo aver strofinato bene la spugna e insaponato il tuo corpo, ti abbandoni ad un pianto liberatorio. Ma tu sei un uomo Stefano e gli uomini si sa non piangono mai. Speri di ingannare te stesso nascondendoti sotto l'acqua che scorre dal doccino. Ti sei reso conto che se è scappata è stata anche un po' colpa tua. Eri deluso, arrabbiato e anziché andare a cercarla che avevi fatto? Uno stupido video dove dicevi una marea di stronzate. Volevi scatenare una sua reazione, ricevere una risposta e invece non era arrivato niente, anzi avevi peggiorato le cose. Era passato un anno e tu te ne rendevi conto solo ora? Avevi appreso dai giornali che era andata all'estero a studiare nuove melodie e magari anche per migliorare il suo inglese. Era lontano da te.
Sara nel frattempo si è svegliata, è lei ad interrompere i tuoi pensieri, bussa alla porta e ti chiede se va tutto bene. Ma quanto tempo hai passato lì sotto? Le rispondi con un secco "Si", esci dalla doccia e ti asciughi. Quando esci dal bagno lei si è vestita e ha rifatto il letto. Si avvia verso la cucina e la vedi mentre apre i mobiletti intenta a cercare qualcosa. "Che stai facendo?" Quel modo di fare ti ha un po infastidito. Ti sei sentito invaso, non vuoi che lei si comporti come se fosse a casa sua. "Cerco il caffè" "lascia, faccio io". Avevate discusso degli impegni del giorno e tu avevi mentito dicendole di dover lavorare anche il pomeriggio. Non volevi passare troppo tempo con lei, volevi mantenere le distanze e lei lo aveva capito e accettato. Era una relazione falsa la vostra, lei voleva la fama, le copertine, andare ai party. Tu volevi soltanto che ad Emma arrivasse il messaggio che tu eri andato avanti, volevi provocarla. Ti era capitato di immaginare addirittura la scena di lei che bussava incessantemente alla porta e quando la aprivi entrava fuoriosa iniziando a sbattere le ciglia come fa quando è nervosa prima di iniziare a parlare. Ti saresti accontentato di sentirla urlare contro di te e cacciare fuori tutto quello che dentro le opprimeva il cuore. Ti saresti accontentato di cinque dita stampate sul tuo volto pur di rivederla. Ma non era andata così. Le foto sui giornali con Sara non erano servite a niente.
È novembre, sei negli studi di amici a registrare qualche lancio del daytime con Marcello. "Ragazzi dieci minuti di pausa" ti dicono dalla redazione. Esci fuori nel cortile per fumare una sigaretta quando vedi Francesca arrivare in una macchina scura. E se ci fosse anche Emma? No, non sarebbe mai venuta li correndo il rischio di vederti. Scende dall'auto e un po' impacciata si avvia verso l'ingresso portando due buste troppo grandi per lei. Ti avvicini, lei è di spalle e le togli le buste da mano. "Lascia ti aiuto io". "Ah ciao Stefano. Tutto bene?". Quella domanda di circostanza ti aveva turbato e non poco. Ma davvero te l'aveva chiesto? "Francesca mi rivedi dopo un anno e questo è tutto quello che sai dirmi?". Dopo qualche minuto di silenzio le avevi chiesto notizie della biondina. Francesca era sempre stata come una sorella per Emma, aveva sempre fatto di tutto per proteggerla e non farla soffrire. Le volevi bene e speravi che avrebbe ceduto a qualche domanda, ma ti disse poco e niente. Era agli studi per parlare con Maria e dare qualche copia della riedizione del disco. Aveva insistito per lasciarne uno anche a te ma tu L'avevi rifiutato bruscamente "Inutile che me lo dai, tanto non l'ascolto". Stava per risponderti quando ti era squillato il cellulare. "Scusa Francesca, è la mia ragazza che mi sta aspettando" avevi affermato con un sorriso fintissimo. L' avevi lasciata lì così e ti eri allontanato.
Non era Sara, era Marcello che ti avvisava che la pausa era finita. Mentre registravi eri distratto, pensieroso. Avevi fatto bene a mostrarti così forte e menefreghista a Francesca? D'altronde Emma era andata avanti. Ti aveva promesso che ti avrebbe richiamato ma per la seconda volta era sparita. Aveva mostrato un lato del suo carattere che non conoscevi, aveva fatto la stronza. Era una donna forte si, ma con te aveva mostrato tutta la sua fragilità. Voleva fare credere di essere sempre in equilibrio, di non cadere mai, di avere sempre le risposte pronte e di i piedi ben saldi a terra. Emma bisognava capirla, viverla. Aveva costruito un muro per le troppe delusioni...ma tu avevi visto altro in lei, ma quali piedi per terra? Emma era una sognatrice. Risposte pronte? Era così insicura di se stessa e delle potenzialità che aveva. Emma era domande, non risposte. Non era equilibrio, era terremoto. Un terremoto che in quel momento stavi vivendo sulla tua pelle, che a distanza di un anno stava ancora tormentando la tua anima. Era il calore che mancava in quel freddo e insignificante novembre.