(Emma)
Non ci potevi credere lui era lì, lì accanto a te e stringeva la vostra bambina fra le braccia. Già, vostra. Finalmente lo avevi ammesso. Eravate in macchina insieme ora, lui era seduto dietro e tu dallo specchietto non potevi fare a meno di guardarlo mentre la coccolava. Ti passavano in testa come fotografie tutti i momenti che gli avevi privato, e ti sentivi male al pensiero di averlo fatto. Nessuno dei due parlava, tu specialmente non ne avevi il coraggio. Il tempo era voltato, un attimo ed eravate già a casa. Eravate entrati insieme dal portoncino come avevi immaginato tante volte, ma stavolta era vero, lui era lì. Arrivati davanti la porta con le mani che tremavano per la troppa emozione avevi girato la chiave nella serratura, una , due, tre volte. Lui si era soffermato e si guardava intorno, non era mai salito prima di allora. Era una casa semplice, mobili bianchi, tanti giocattoli e parquet per fare giocare tranquilla la bambina, per non farle avere freddo ai piedini. Nessun quadro, mettere un quadro era un passo importante per te, era mette le le radici. Non potevi farlo da sola, non potevi mettere le radici senza di lui. Francesca aveva rotto il silenzio "Amore di zia che dici se andiamo di là? Ti ho comprato un gioco nuovo.." "No" "Come no? Non vuoi vederlo?" "Viene anche papà". I tuoi occhi si erano riempiti di lacrime che cercavi di tenere prigioniere fra le palpebre. Francesca tentava di portarla al piano di sopra per lasciarvi soli, per farvi parlare ma lei non ne voleva sapere di staccarsi da lui. "Andiamo, vengo anche io" ed erano saliti su. Tu eri rimasta in cucina, non avevi avuto il coraggio di salire. Li avevi sentiti ridere poi Francesca era scesa giù e ti aveva abbracciato "Emma, io te lo giuro non gliel'ho detto io.." E ti aveva raccontato sottovoce di quando l'aveva trovato sotto il portone mentre tu annuivi in silenzio, in quel momento non stavi capendo più niente. Poi aveva concluso con "..le ho messo il pigiamino, sono nella stanzetta stanno giocando. Io comunque vado.." E li avevi pronunciato le prime parole della serata "Come vai? Dove vai..." Lei ti aveva abbracciato "Emma dai..vado in hotel, sto qui difronte..tu stai tranquilla. Non pensare a me. Cazzo per una volta, goditelo questo momento, non avere paura di essere felice". Così era andata via, tu avevi preparato un caffè nel frattempo, per temporeggiare. Li sentivi ridere e non volevi interrompere quel momento, volevi farglielo godere un altro po'. Il caffè era pronto, piano piano ti stavi facendo coraggio, mentre salivi le scale però ti eri accorta di un silenzio improvviso. Quando eri arrivata su L'avevi trovato mentre la metteva a letto e le aggiustava la coperta. Si era addormentata.. In quel momento non potevi descrivere le sensazioni che avevi provato. Lui si era voltato verso ti te avvicinandosi "io..io...ecco tieni.." E gli avevi messo fra le mani la tazzina con il caffè. "Si è addormentata". Avevi inghiottito il groppo che avevi in gola e annuendo avevi detto "Andiamo di là" e avevi chiuso la porta della stanzetta. Lui ti aveva seguito giù, avevi iniziato a parlare "Stefano io.." Lui si era voltato bruscamente, sul suo volto tutta la rabbia accumulata "No no, non voglio ascoltarti.." "Ma io.." Avevi cercato di continuare, lui si infilava la giacca "dove vai? È tardi resta qua, puoi dormire con lei se vuoi..". I suoi occhi spenti, le labbra serrate, aveva stretto le dita della mano per cercare di calmare la rabbia che cresceva, poi si era incamminato verso la porta. Lo avevi seguito, avevi messo la mano sulla maniglia "Resta.." Lui te l'aveva spostata "Ah adesso dovrei restare? Ma che pensi che sono di ferro? Oggi ho visto mia figlia dopo tre anni! Tre anni della sua vita in cui non sono stato presente per colpa tua, perché tu avevi deciso così! Ma cosa ti è passato per la testa? Sono stato uno stronzo, un cogli**e, tutto quello che vuoi. Lo so che non mi sono comportato bene con te. Ma come hai potuto farmi questo? Non lo meritavo..questo no.." Ti aveva guardato intensamente negli occhi, avevi schiuso la bocca per parlare, ma il labbro inferiore iniziava a tremare e non riuscivi a trovare le parole. "Torno domani per la bambina". Ed era andato via.