Settembre
Diamine, sono rimasto sveglio tutta la notte dimenticandomi completamente della sveglia impostata alle 6, per la scuola. Sono proprio un idiota, mi sono lasciato prendere dalla penna e dal quaderno. Ogni tanto dovevo stare attento a mia madre, che quando si alzava passava per la mia stanza e la piccola lampada si intravedeva dallo specchio. Dovevo stare attento anche alle mie lacrime, le soffocavo in ogni modo anche se invano.
Non sono uscito per otto mesi, neanche una volta, nemmeno per sbaglio. Mi sono ritirato da scuola e quindi, sono stato rimandato. In estate ho finto di stare male nel giorno della partenza e fortunatamente gli altri hanno fatto finta di niente e sono andati via, per quella inutile settimana in Europa. Sono stato davvero bene, da solo sto a meraviglia. Con le persone mi sento di soffocare, mi sento di troppo e non accettato. Il mio ukulele mi apprezza, il mio quaderno anche. Che bisogno c'era di fare amicizia? Ma comunque. Purtroppo è iniziata la scuola, io mi sono appena trasferito... E quindi è un nuovo inizio. Penultimo anno, nuova gente, nuovi professori, nuove paranoie. Non so quanto possa durare ancora tutto questo, ma di certo non per molto.
Sono le 5:30. Forse una mezz'oretta riesco a farmela, ho un po' di sonno, ma in fondo... Sarebbe inutile.
Mi metto a letto lo stesso però. Almeno sto comodo. Recupero il telefono da sotto il cuscino e scorro tra le varie app, mordendomi forte il labbro inferiore. Nessuno mi cercava, nessuno mi scriveva, nessuno sapeva della mia esistenza. Scorro anche tra i messaggi, aggiorno, nulla. Non so chi aspetto, vorrei una cosa inaspettata, infatti. Su twitter anche; stessa cosa, ma nulla. Facebook invece non ce l'ho. L'avevo fatto in un lontano 2009 e disattivato nel 2012, mi.. Trattavano male. Non voglio ripassarci.
Meglio se ascolto un po' di musica, forse?
D'accordo. Prendo le cuffie e le collego al telefono, andando nella cartella "Musica". Faccio una riproduzione casuale mi sa, la voglia di scegliere non c'è. Sono già le 5:53, il sonno è scomparso....The days are a death wish, a witch hunt for an exit, I am powerless.. The fragile, the broken sit in circles and stay unspoken. We are powerless...
Ero in fissa con questa canzone da un po', una volta ho fatto di tutto per trovare un'altra melodia e suonarla al mio ukulele, ma con scarsi risultati. Questa canzone mi fa salire le lacrime agli occhi, la mia stanza blu è indecifrabile. Mi si annebbia la vista, sto bagnando il cuscino. Ho sempre avuto paura del buio ma, col tempo, ti ci abitui. Ti abitui a tutto, prima o poi.
Qualcosa interrompe la mia musica. La sveglia. Quasi impreco. Odio le interruzioni. Chiudo la schermata e metto tutto a posto, lasciando le cuffie sotto al cuscino e il telefono sul comò a caricare quel poco che avevo usato. Aspetto una decina di minuti e poi sento la porta aprirsi; la vecchia routine. La conosco a memoria.
« Tyler, alzati se non vuoi fare tardi, devo andare a lavorare. » Ecco la voce insopportabile di mia madre la mattina. Anche lei è cambiata tanto, cioè, io e lei non parliamo più da tanto. Prima ero affezionato a lei, a mio padre, al mio fratellino. Ora sembra tutto andato, scaricato nel bagno di una casa lussuosa. Sospiro e mi alzo, andando in cucina con un scatto felino, per mangiare. Quello mi rendeva felice.
« E apri la finestra in camera, non si respira lì dentro. » Continua a parlare, già vestita e pronta. Ma che cazzo? Due minuti fa era in pigiama! « Hai sentito? »
Sbatto il cucchiaio nella tazza, alzando lo sguardo verso di lei. « Sì, Cristo, ho sentito. Posso finire almeno la mia colazione? Mi fai respirare? » Dico con voce un po' incastrata. Mi siedo e mangio i miei cereali, amando quel silenzio; niente TV accesa, niente famiglia tra le palle. Fantastico. Se avessi un lavoro fisso e un buon stipendio, avrei già una casa tutta mia. Ma anche una tana per topi andrebbe bene.
Finita la colazione, vado a farmi la doccia veloce delle 6:40. In tutto ciò dovrei essere pronto per le 7 siccome mia madre deve accompagnare tutti e dopo va a lavorare. Mio fratello s'era iscritto in un'altra scuola, mio padre lavorava da tutt'altra parte. Sussulto quando sento bussare alla porta mentre ero nella doccia.
« Tyler, ma che cazzo, ti sei addormentato lì dentro? È tardi, fai presto! » Ecco Zack, mio fratello. Che strazio. Sbuffo ed esco fuori, avvolgendomi all'asciugamano. Prendo i vestiti sporchi ed esco da lì, facendo un occhiataccia a quella cosa, ehm, chiamasi Zack.
Ecco la parte più difficile: vestiti. Non che avessi molta scelta, il mio vestiario è comunque nero. Va bene, calma.
Dopo i boxer e le calze, indosso dei semplici pantaloni neri a "vita alta" e una maglia con un teschietto rosso, sopra una camicia dello stesso colore dei pantaloni, stesso per le scarpe. Il nero è così bello, il rosso è così bello. Mi piace.
Entra mia madre in camera, sbuffando infastidita, dandomi uno schiaffetto dietro al collo. « Che ti avevo detto? Apri la finestra! » E sparisce.
Ah, che inferno. Faccio come dice lei e poi cerco lo zaino blu, mettendo due quaderni, qualche penna e il quaderno speciale, delle canzoni. Dopo tutto ciò, finalmente, usciamo tutti per andare in macchina e io posso ascoltare la musica con le cuffie in santa pace....They said all teenagers scare the living shit out of me, they could care less as long as someone'll bleed. So darken your clothes or strike a violent pose, maybe they'll leave you alone, but not me...
Guardavo fuori, dal finestrino, e lì c'era un timido sole che si faceva spazio tra le nuvole. I miei genitori parlavano, mio fratello mi guardava inquietato. Che ho, una malattia? Non. Deve. Guardarmi. Chiudo gli occhi e lì, parte il fastidioso tic alla gamba. Canto a bassa voce, nascondendo le mani tra i guanti neri.
Sono quasi arrivato. Un nuovo anno sta per iniziare.---
Aaaayy, spero che questo primo capitolo sia stato di vostro gradimento!!! see you later frens ❤️🐾
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What have I become? || Joshler
FanfictionMi sono sempre chiesto se ci fosse qualcosa di diverso in me, nel corso degli anni. Mi sono fatto così tante domande e anche se ormai tardi, sono arrivato ad una conclusione: Sto bene da solo. Credo. È la mia mente che sta cercando di abituarsi, non...