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Il risveglio è stato pesante. Avrò dormito.. Nove-dieci ore, circa. È la prima volta che non mi sveglio nella notte, dove non faccio nottate. So che questo non aiuterà le mie occhiaie comunque, loro ormai ci sono e ci saranno - un po' come le cicatrici. Quando mi alzo, solo lì mi rendo conto della porta chiusa a chiave, almeno, mi torna a mente. Prendo il telefono sulla piccola scrivania, sperando con tutto me stesso di non aver fatto tardi.
6:30. Be', per prendere un bus va più che bene.
In questi giorni non avevo fame, quindi vado direttamente in bagno, a fare la doccia più calda che mai. Una volta uscito, infatti, c'erano alcune bolle rosse sul petto. Eppure non ho sentito nulla, che strano. Quando apro la porta, mi ritrovo mio fratello davanti. Faccio letteralmente un salto, guardandolo male 2,5 secondi dopo.
« Ma che fai? » Dico, sospirando. Nascondo le braccia con il pigiama, per non far vedere qualcosa.. Di non carino.
« Scusa, stavo per entrare.. Hai finito, per caso? » Annuisco ed esco fuori, lasciandogli tutto libero. « Tyler... »
« Che vuoi? »
« Mi dispiace per ieri. Ho dato io l'idea a mamma e papà, non volevo. Ho capito come sei fatto, nessun problema, ti voglio bene proprio perché sei così. »
Quelle parole mi sconvolgono un po'. Da quando mio fratello mi vuole bene? Ehi, ehi, ehi. Questa giornata è già troppo pesante e sono sveglio solo da una decina di minuti. Non mi va bene. Comunque gli faccio un cenno e torno in camera, vestendomi. Spoiler: Di nuovo tutto nero. Non sono fantastico?
No, aspetta. C'è la mia camicia a quadrettoni verdi e bianchi. Molto emo stile 2009. Sopra subito infilo un giubbotto, indovinate il colore, recuperando lo zaino. Non perdo altro tempo.
Da quanto tempo è che non prendo il bus? Oddio, sarà dalla quinta elementare. Bene. Come mi comporto?

Non fare quello strano, ma comportati.

Come poteva mancare. « Tipico. » Sospiro, e aspetto. Nel frattempo mi metto a guardare la casa di Josh. Sono ancora colpito per ieri, ma come avevo previsto, lo faceva solo perché mi vedeva triste, per pietà e basta. Ma non mi offendo o altro, ormai sembro non aver più emozioni da un anno a questa parte, solo quando voglio io, ovvio. Devo solo fare finta di niente.
Appena il bus si fa vivo e mi apre le porte, io guardo l'autista per qualche minuto e lui sembra aspettare con pazienza. « Ragazzino, so che la suola non ti va, figurati io appresso a voi. Coraggio, un altro giorno. » E ride. Io decido di salire e ringrazio l'uomo, mettendomi in uno dei tanti sedili. La mia mente era vaga durante il tragitto, pensavo a qualche nuova "canzone" da scrivere, proprio canzoni non sono, ma per me forse sì. Anche solo un pezzo la ritengo così, ma vabbè.
« Dio, ho dimenticato il mio ukulele.. » Sospiro e porto una mano sul viso. A quanti sospiri sono arrivato? E sono solo le 7:30 del mattino, già voglio che questa giornata finisca.
La strada era lunga, perciò se faccio un piccolo pisolino nessuno se ne accorgerà, in fondo c'erano circa.. 20 persone? Non so.
Chiudo gli occhi e mi rilasso. So di non star dormendo sul serio, ma facciamo finta che sia così. Questi mesi di scuola sono stressanti, me ne rendo conto solo quando torno a casa, perché se potessi dormirei pure per terra. Sono un paio di giorni che appunto, la fame è andata, quindi mi occupo solo di dormire. Sono molto pigro e comunque lo studio non è nei miei programmi... Non sono mai stato portato per questo. Ho solo un nove in italiano, il resto scarseggia. So di non essere bravo, ma comunque faccio del mio meglio per arrivare al tre e mezzo. Sarò bocciato di nuovo, pazienza, forse capiranno che io voglio seguire la musica e non la scuola.
« Ehm.. Ragazzo? Siamo arrivati. » Apro gli occhi e mi ritrovo davanti l'autista. Io mi alzo e lo guardo, mi sento in imbarazzo. Alzo il cappuccio del giubbotto e scendo da quel bus, andando verso la scuola. Sono tipo le 7:55, quindi è okay se entro. Non per essere uno di primi, ma semplicemente è per il casino che si forma dopo. Appena sorpasso l'atrio, mi sento davvero solo. Tutti quanti insieme, tutti a ridere e guardarmi male. Non voglio essere al centro dell'attenzione, si è visto che non è da me, ma sembra essere sempre così. Mi affretto ad andare in classe.
Mi siedo al primo banco composto, contro il muro, portando lo zaino a terra. Sbuffo e mi mantengo al muro, guardando quella stanza gialla. Mi ricorda un ospedale, sin dal primo giorno; In ospedale ci sono stato parecchie volte, niente di serio ma be', le stanze o sono bianche oppure gialle. Odio questi colori.
Noto che la campanella suona e mi ritrovo tante persone in classe. C'è chi è passato davanti e si è messo a ridere, a caso. Quanta voglia di picchiarli.
« Ehi, coso. » Si avvicina un ragazzo, stava trattenendo una risata, io trattenevo un pugno. Alzo lo sguardo stanco verso di lui, con aria interrogativa. « Ti vesti sempre a lutto? Sembri un morto. »
« Sono cazzi tuoi? » Dico più a me che a lui. Torna improvvisamente serio e mi prende dalla maglia, alzandomi dalla sedia.
« Prego? No, ripeti pure. »
Io alzo gli occhi al cielo e guardo un secondo dopo per terra. « Ho detto che non sono cazzi tuoi. Almeno io, in confronto a te, non ho una casa allagata. » E indico le sue gambe. Quei risvoltini o come venivano chiamati, Dio, che orrore.
Stava per tirarmi un pugno, se solo non fosse stato per il professore di matematica. « Lascialo subito, Ryan! » Si avvicina a noi e ci fa "sciogliere". « Tutto bene, Joseph? » Io annuisco.
« Ma sì, lascialo stare, è un asociale pronto alla morte. » Quasi me lo sputa in faccia.
« Smettila subito se non vuoi una sospensione. Comprendi, per l'amor del cielo. » Risponde il professore, andando verso la cattedra. Io alzo le spalle e mi siedo, portando la testa sul banco. Ho voglia di piangere. Ma non posso farmi vedere così da questi figli di puttana.

Tyler, quando torni a casa sai da chi andare. La tua bella scatolina.

Proprio così. Non vedo l'ora.
« Ehm... Tyler? » Alzo lo sguardo e guardo il professore. Lui prende il registro, chiudendolo. « Puoi andare giù in segreteria a recuperare l'alunno Dun? Qui non servi a molto, quindi se ti tengo fuori è meglio. »
Io mi alzo senza dire nulla e prendo il materiale della classe, quella roba lì, andando fuori e sbattendo la porta. Non servo a un cazzo, questo lo so, ma non ricordarmelo.
Mi ritrovo in segreteria, al piano terra, dopo circa quindici minuti. Sono così pigro. La vecchietta mi guarda con un sorriso. « Uhm.. Cercavo l'alunno Dun, sono della IV E. È nuovo, mi sa. Potrebbe controllare se c'è oggi? »
« Ah, mi sa di averlo trovato dieci minuti fa. È su quella sedia. Ti sarei grata se gli facessi fare un giro dell'istituto. » E sparisce. Ma che cazzo, dai, non ho detto di sì.
« Che palle. » Sussurro e mi avvicino al ragazzo col cappuccio alzato, le mani nelle tasche della felpa e lo sguardo rivolto verso le sue vans nere. Scuoto la testa siccome mi stavo "incantando" e decido di parlargli, non so con quale coraggio.

« Ehi, sei tu Dun? »
Alza di scatto lo sguardo. Non posso crederci. « Tyler! » E mi sorride raggiante.

Non lui, no. Non è possibile.

***
x 🖤

What have I become? || JoshlerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora