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« Josh, ma cosa ci fai qui? » Oddio, sono sconvolto. Lui è Dun? Quello che ha saltato i primi mesi di scuola ed è stato rimandato?
« Be', sto scontando. » Dice. « In realtà non sono nuovo, sono io che non ci sono mai venuto. »
Lo guardo e annuisco, stringendomi nelle spalle. Non sapevo cosa dire, Josh riusciva a farmi sentire a disagio. « Andiamo in classe? »
« Vuoi andarci davvero, Tyler? »
Scuoto la testa. « Ma è un obbligo. »
Mi tira dal braccio e devo seguirlo per forza, sia per la curiosità, sia perché dovevo farlo per forza. « Se non lo vuoi, tecnicamente non lo è. » Si guarda attorno ed esce fuori un piccolo cortile, abbandonato a quanto pare, era ridotto male. « Ieri non scherzavo. Voglio conoscerti veramente. »
Sono confuso. « Ma non capisco il perché. Vuoi sapere tutto così vai a dirlo in giro? Già ci sono passato, non voglio ricominciare. » Mi stavo incazzando, volevo andare via.
« Tyler, secondo te, sono il tipo? »
Porto la testa di lato. Forse mi stavo fidando. « E io che ne so? Non ti conosco. »
Lui sospira e mi guarda, sfinito. « Allora comincio io. Ciao, Tyler, io sono Josh. » Fa una piccola pausa e mi stringe la mano. Mi viene quasi da ridere. « Ho diciotto anni, ho due origini molto bizzarre: Sono sia americano e in parte, giapponese. Sono un ragazzo socievole, tranquillo e molto aperto con gli altri. » Mi guarda con un sorriso. « Ho tanti strumenti, ma la mia passione è la batteria. La batteria è tutto, in poche parole. Un mio difetto è che sono abbastanza.. Asociale. Per carità, le amicizie le ho, ma se devo uscire sono contrario. Ti basta per sapere che voglio solo fare amicizia? »
Quindi è giapponese. Io annuisco. « È che io non parlo tanto. »
« L'ho notato. Subisci e basta. A cosa è dovuto? »
Lo guardo di nuovo, che brutto vizio, e ci penso a lungo. Non so se fidarmi realmente o meno. Non voglio passare per la vittima della situazione.

Non fidarti.

Ma io voglio. Incrocio le gambe e passo una mano sui miei pantaloni, guardando più loro che lui. Non è educato, lo so, ma non ce la faccio. Devo far finta che lui non ci sia. « Mi hanno diagnosticato un orribile depressione circa un anno fa. Dovevo fare cure, certo, ma alla fine nemmeno le pillole ho preso. Si è messa la scuola, le persone, mi hanno trattato abbastanza male e io mi sono chiuso, forse per questo sembro uno che subisce solamente. « È che, Josh, dopo un po' ti lasci andare. Neanche la mia famiglia mi aiuta. Io mi incanto tante volte, ho queste voci che non mi lasciano dormire, vivere... » Porto le mani sul viso. « Non sai quante volte ho cercato di andare via, ma fallivo sempre. Nel frattempo, quindi, cerco di mantenermi alla musica. Non faccio altro, perché sono solo io e devo gestirmi. »
Era rimasto parecchio scioccato. Mi guardava proprio per bene, come se volesse trovare dell'altro sul mio viso. Poi si decide a parlare. « Mi dispiace, io non volevo farti ricordare tutto questo... » Mi porta una mano sulla schiena e io quasi salto, non me l'aspettavo, ma in fondo mi stava confortando. « Mi sento una persona orribile adesso. »
« Uhm, non è niente. Ci vivo lo stesso, quindi non sei stato tu a ricordarmelo. Tranquillo, è ok. »
« Mi dispiace lo stesso. Comunque, Tyler, suoni, vero? »
« S-sì, tante cose, ma come te, il mio preferito è l'ukulele. È tecnicamente l'amore della mia vita, suono tante volte al giorno, e poi compongo alcune cose e così canto anche.. Ma niente di serio. »
« Poi voglio sentirti cantare. »
« Ehi, un passo alla volta, nessuno ha mai sentito la mia voce oltre me stesso. Quindi non sarà così semplice. » Faccio un sorriso leggero. Josh è proprio simpatico.
« Immaginavo queste cose. Secondo me sei un talento, mi ha fatto piacere conoscerti sotto quest altro lato. Siamo amici, adesso? »

Questo non lo so.

« Credo. » Mi alzo dalla panchina e guardo le piante rovinate, una cosa bellissima, mi viene da pensare. « Be', caro straniero, che ne dici se andiamo in classe? »
Si alza anche lui e mi fissa. Mette le mani in tasca e dondola su se stesso. « Mamma sarà felice di questo primo giorno. » L'ha detto ironicamente? Non so.
« Tuo padre no? »
Torna serio improvvisamente. Oddio, ho sbagliato qualcosa, lo sapevo. Che disastro. Devo andare via. « Mio padre non c'è più. Forse è questo il mio problema. » Tossisce per confondere le parole e si avvia verso l'uscita.

« Andiamo, Tyler. »

***
passate una bella giornata, bacini😚🖤🎄

What have I become? || JoshlerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora