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« Tyler? Ehi? » Qualcuno mi sta chiamando. Non voglio aprire gli occhi. Non sto dormendo, ma per loro sì. « Tyler, coraggio. » Sbuffa mio fratello e allora mi decido ad aprire gli occhi. « Ah, ma non dormivi, idiota. Vieni, dammi una mano. »
« Devo? » Mi stiracchio e mi alzo dall'erba fresca e appena tagliata. Lui mi guarda male.
« Mamma conosce la signora della casa di fronte, mi ha chiesto una mano e io non ce la faccio da solo. Muoviti, devo uscire con Jaylin. »
« L'ha chiesto a te e hai detto di sì, lo stai chiedendo a me e ti dico di no. Salutami Jaylin anche se non la conosco. » Okay, stavamo decisamente litigando. Lui alza gli occhi al cielo e chiama la mamma. Io velocemente recupero il mio ukulele e scappo in casa, in camera mia, chiudendomi a chiave.

« Al diavolo. » Sussurro e vado sul letto, nascondendomi tra le coperte.

« Tyler? Apri questa porta. » Eh, viva il tempo.
« No. Vattene, mamma. »
« Non parlarmi così, sono tua madre, apri questa dannata porta! » Muoveva la maniglia più volte e io francamente mi ero incantato a guardare quel movimento tutto bisognoso per picchiarmi. Mamma lo fa per le piccolezze, mio padre anche, ma non sempre. Ma adesso non vedo il motivo, non ho fatto nulla. Mio fratello ha bisogno di me solo a cazzi suoi, per i soldi, per un aiuto in generale. Lui è sempre stato il preferito di tutti, sin da piccolo, i primi due anni miei sono stati perfetti, lo vedo dai video. Dopo è nato lui e tutti si sono dimenticati di me. L'unico che si perdeva sempre nei centri commerciali, l'unico che veniva dimenticato continuamente e senza farlo apposta. Lui ha più libertà rispetto a me, avendo solo 16 anni, per esempio, non ha il coprifuoco. La sera, quando ceniamo, i miei si permettono di criticare la mia giornata e lui sta sempre in mezzo. Ricordo che una volta l'ho picchiato per avermi chiamato « Nullafacente con problemi mentali » E su questo, i miei hanno punito entrambi ma stranamente a me con una settimana in più. Ha la ragazza, ha il lavoro, va davvero alla grande a scuola. Poi ci sono io, che faccio schifo in tutto e sono pure depresso con delle cazzo di voci che non mi lasciano stare. Ma non ho problemi. Io sto bene con questo, ma nessuno deve darmi fastidio.
Se io non voglio uscire, nessuno può obbligarmi.
Se io non voglio mangiare, nessuno può obbligarmi.
Se io voglio morire, nessuno può mettersi in mezzo.
Non mi interessa della vita, di ciò che potrei perdere, perché so di non perdere niente. Io credo a quelle tipiche frasi "Se sei così sin da piccolo, non cambi più". Perché poi ti abitui, ti ripeti che è okay, che vai bene così e che non devi cambiare per nessuno.
Siccome proprio nessuno mi accetta così, io preferisco andare via.

Sto pensando troppo, troppo, troppo. Aiutatemi..

« Va bene, Tyler. Puoi anche non aprire, ma fatti vedere per cena. » Le ultime parole di mia madre prima di andare via.
« Grazie, ogni tanto mi mandi una grazia. » Sussurro, guardando verso il tetto. Non mi riferisco alla soffitta, al cielo. Sono un po' stupido.
Ora devo fare qualcosa. Sono soltanto le quattro e ho zero idee. Mh... Vorrei uscire per andare al negozio di musica, vorrei prendere qualche CD(s). Mi alzo dal letto e mi guardo i vestiti, decidendo di non cambiarmi. Non devo piacere a nessuno, non piaccio a nessuno. Le maniche stranamente erano alzate, Dio, come ho fatto a non rendermene conto? Solo io sono a conoscenza di queste fasce, nessun altro. Okay, mi copro per bene e poi prendo lo skateboard, aprendo nuovamente la porta con attenzione, cercando di non far rumore. Nessuno nei paraggi, posso andare. Mi incammino in silenzio fino ad uscire fuori, finalmente. Il ragazzo rosso sta sempre lì, in giardino, guardava sempre nella direzione della mia casa. Sarà uno stalker? Okay, calma, non facciamoci prendere. Non è nessuno.
Ora stava guardando il mio skateboard color nero, io scuoto la testa e lo metto per terra, dandomi un spinta e salendoci sopra, mantenendomi in equilibrio. Giù in città ci sono tanti negozi di musica e io avevo ben 30 dollari. Riuscirò a prendere qualcosa? Chi lo sa. Mi stupisco di quello che sto facendo, perché fino a tre mesi fa non sarei uscito così facilmente. Vado a giornate, mi va bene così. Arrivo a destinazione dopo circa 10 minuti, stando attento alle macchine rompipalle, come al solito. Ohio non mi piace. Quando arrivo sulla zona pedonale, porto di nuovo lo skateboard tra le mie braccia ed entro nel tanto atteso negozio di musica, sorridendo nel vedere che era completamente vuoto, aveva appena aperto dopo la pausa, appena in tempo. Quando la porta veniva aperta, un dolce campanellino suonava.
Vabbè, non voglio incantarmi vicino la porta, perciò vado direttamente tra i CDs. Riconosco subito il mio preferito, quello dei MCR; Lo guardo con occhi illuminati, riesco a fare un piccolo sorriso. È sempre costato tanto ed è l'unico che manca alla mia "collezione", se si può dire così.

« Vieni anche tu qui? »
Chi sta parlando? È la mia mente? Mi giro lentamente verso destra da dove sentivo la presunta voce, e sobbalzo nel ritrovarmi quel ragazzo rosso vicino a me. Mi guardava.
Che.. Che vuol dire? Cosa devo fare? Mi tremano le gambe.

Scappa, scappa, scappa.

Non posso scappare, coglione! Siamo vicini di casa, potrebbe prendermi per pazzo.
Decido di annuire alla sua domanda di circa dieci minuti fa e lui mi sorride. Mi porge una mano, dicendomi « Io sono Josh, piacere. ». Io guardo la sua mano e poi guardo lui. Non sapevo avesse un piercing al naso. Io mi affretto a stringere la sua mano e lì mi sento uno stupido impacciato siccome faccio cadere il CD tra gli altri e lo skateboard per terra.

« Tu come ti chiami? » Sembra non farci caso.

« T-Tyler Joseph. » La voce è scesa, oddio. La mia mente è uscita fuori e tutte queste voci mi stanno dicendo "Non saresti dovuto uscire".

What have I become? || JoshlerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora