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Il tempo passato con Josh è stato strano. È stato un 50 e 50, nel senso che da un lato mi è piaciuto e dall'altro no. Insomma, mi metteva continuamente in imbarazzo, non sapevo mai cosa dire, mi limitavo a guardarlo. Lui se ne accorgeva parecchie volte, ma faceva finta di niente, come se fosse nulla. Questo l'ho apprezzato, perché altre persone avrebbero già detto "Ma che hai da guardare?". A me piace ammirare.

Josh ha tante belle cose, pregi come anche difetti.
Mi sono reso conto che i suoi capelli sono di un rosso acceso, non un rosso normale.
Mi sono reso conto delle sue fossette.
Mi sono reso conto di quando ride, mostra delle simpatiche rughette per tutto il viso, e chiude praticamente gli occhi.

Mi ricordava un cinesino, una cosa molto carina da dire ma che non ho detto. Avevo paura di offenderlo, a stento so se è mio amico, figurati se potevo fargli un "complimento".
Poi ho notato anche i suoi occhi.. Avevano un qualcosa di spento, ma non ho voluto chiedere. Aveva certe occhiaie, quasi mi somigliava, ma lui la prende a ridere praticamente su tutto. E sta sempre al telefono. Alcune volte si assentava quando rispondeva ai messaggi, ma ho fatto finta di niente.
Mi ha parlato di musica per un po', poi verso le otto siamo tornati a casa. Be', lui è tornato a casa, io all'inferno. Appena ho aperto la porta di casa mi sono beccato uno schiaffo dritto sulla guancia destra.
Mia madre. Io la guardo male. « Che ho fatto? » Chiedo con calma.
« Da dove iniziamo? Sei uscito di nascosto, hai trattato male la tua famiglia, altro? »
« Quindi? » Dico mentre chiudo la porta e vado verso la cucina. Wow, c'erano tutti. Zack pure offeso, non mi guardava.
« Tyler. » Ecco mio padre. « Io e tua madre avremo pensato di portarti da uno psicologo. »
Rabbrividisco a quel nome. Mi giro verso di loro e li guardo. « Perché? Perché sono malato? Perché ho sbalzi d'umore, per caso? Perché non ho amici? A me non frega un cazzo di quello che volete fare, io sono così. Non cambierò, non voglio cambiare. Io sto bene, non ho bisogno di essere curato. È la mia vita e la gestisco io, non voi. » Faccio una pausa. « Se volete uccidermi, mi soffocate nel sonno, non mi portate da uno psicologo. Ora lasciatemi in pace. »
Sono state le mie voci a parlare, non io.
Non volevo dire quelle cose. Appena entro in camera, chiudo a chiave e mi lascio andare alle lacrime, cadendo per terra. Mi copro il viso e porto le ginocchia al petto, singhiozzando.
« Voglio andarmene. Voglio. Andarmene. » Sussurro, stringendo le mani a pugno.

Comprati una cazzo di pistola e puntatela alla tempia, così te ne vai.

Vorrei, ma una pistola non si trova facilmente. Poi sono ancora minorenne, per la legge, sia chiaro. Lasciamo perdere. Voglio dormire.

Noi possiamo aiutarti, Tyler...

« Non voglio il vostro aiuto! Mi fate soffrire già così. Andate via, voglio pace, pace, pace! » Lo dico a voce alta, tappo le orecchie con le mani, scuotendo la testa.
C'era silenzio.
Un bellissimo, adorabile silenzio. Mi guardo attorno e sospiro sollevato, sfilandomi la felpa per mettermi la maglia del pigiama, circa due taglie in più a me, cercando di coprire comunque le fasce. Proprio mentre stavo per perdermi tra le coperte, sento dei colpetti alla finestra. Io scatto completamente, impaurito, cercando di focalizzare lo sguardo sulla persona lì fuori. Più mi avvicino più capisco chi è; Josh. Stranamente mi fa piacere vederlo. Apro quindi la finestra, guardandolo strano, a mo' di spiegazione.
« Oh, giusto.. » Scoppia in una piccola risata e solo allora ho capito di avere una fissazione con lui; le sue mille fossette, tutte quelle che si formano appena accenna anche solo un sorriso. Potrei scriverci una canzone intera su esse. « Sono venuto qui per dirti che mi è piaciuto passare del tempo con te, mi andava di conoscerti. E poi ho sentito un paio di urletti, volevo assicurarmi che fosse tutto ok. » Alza lo sguardo verso di me. « Sei misterioso, mi piace. Sento come se ti conoscessi da una vita, sai? »
« Fatto sta che non ci conosciamo per niente. Non sai il mio compleanno, il mio gelato preferito, il mio ordine preferito da Taco Bell o quanti strumenti suono. » L'ho detto sul serio? Che sto facendo?
« Hai ragione, Tyler. » Annuisce convinto. « Allora parlami di te. »
Sto letteralmente congelando. E non per il freddo. « Io n-non saprei cosa dire. Poi è tardi, tu sei fuori la mia finestra dove tra poco ti spezzerai il collo, e sei ancora uno straniero. » Faccio un piccolissimo sorriso e lo invito a tornare giù.
« Straniero, mi piace. Almeno dimmi che ci proverai. Voglio sapere perché i tuoi occhi sono così tristi. » E se ne va, tornando in casa, senza girarsi minimamente. Lo faceva per pietà? Che.. Che ha detto? Che significava? Mi stava prendendo in giro, lo sapevo.

Chiudo la finestra arrabbiato e mi metto a letto, così arrabbiato da non ascoltare nemmeno la musica, mi addormento in davvero poco tempo per non pensare a tutto quello.

What have I become? || JoshlerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora