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Novembre

Anche un'altra uscita è stata pesante. Avevo la gola secca. Mettiamola così: Odio essere l'unico che non ha amici, che non ha bisogno di prendere il telefono ogni minuto perché qualcuno lo intasando, magari chiamando. Non so perché sono così. Da piccolo, fino alla prima media, sono sempre stato con i miei amichetti delle elementari. Poi mamma aveva deciso di mettermi in una scuola privata gli ultimi due anni e lì, sono cominciati i problemi. Fidatevi di me, la scuola privata è peggio di quella pubblica. Sembrano "per bene" solo per la divisa forzata, il resto non cambia. Lì ho sentito la VERA solitudine, ma a 12-13 anni non ci fai mai caso, ti ripeti che passerà. Poi si era messo il bullismo e.. Cominciavo a capire. Capire che non era il caso di combattere, di lasciarsi andare a loro.

Avevano vinto.

Poi al liceo sembrava essere tutto cambiato, ma mi sono sbagliato una seconda volta. Mi era bastato un mese per capire che sarebbe stato lo stesso, se non peggio. Trasferendomi qui, Ohio, mi sono promesso di cambiare, di riprovarci. Tutto inutile. Tutto questo mi ha preso, imprigionato, avranno buttato anche la chiave.

Tornando a "noi", il mio problema è che odio vedere le persone felici senza un cazzo di motivo. Che hai da sorridere ogni secondo? I tuoi ti hanno comprato un nuovo telefono? Per me si dovrebbe essere felici solo per motivi seri, solo quando si ha da sorridere veramente. L'ultima volta che ho sorriso davvero è stato quando mi hanno regalato l'ukulele, saranno 3/4 anni fa. Mi sentivo felice, allegro, tutti i miei problemi li sentivo lontani, infatti quando lo suono mi sento benissimo. È come se stessi scaricando tutto, e mi fa stare bene.
Tutto questo pensare mi ha fatto bloccare, ero fermo al bar e avevo chiesto un caffè alla signora di mezza età. Me l'aveva fatto, io m'ero imbambolato.
« Ragazzino? È pronto! » Io scuoto la testa e la guardo.
« Uhm, mi scusi, sono molto stanco. » Pago la signora e porto con me il bicchierino di plastica ancora bollente. Erano le 12:30, tecnicamente mia madre era già fuori incazzata perché sto facendo tardi. Mi affretto ad andare in macchina - dopo aver bevuto il caffè - e non la saluto nemmeno. Lei mi guarda.
« Be'? Com'è andata? » E sorride. Io alzo le spalle indifferente e porto lo zaino sulle mie gambe. « Ancora devi parlare con qualcuno, niente ancora? » Scuoto la testa e sospiro frustato. Perché mi parla?
« No. Voglio andare a casa, okay? Guida. » E mi zittisco di nuovo, lei insieme a me.
Non mi interessa proprio delle amicizie, anche se qualcuno vicino ci vorrebbe. Cambio idea facilmente, ma io non cambio mai. Che strano.

Mi appisolo un po' contro il sedile dell'auto. In un certo senso, faccio finta di dormire per non sentire la predica di mia madre. Ma comunque giuro che è l'ultima volta che resto sveglio la notte. Quando sono consapevole di stare vicino a qualcuno della famiglia, improvvisamente i miei incubi spariscono, e questo fa bene. Loro mi tengono sveglio.
Per questo la sera non dormo, perché ho paura. Il buio mi fa rabbrividire, ma se qualcuno dovesse venire a prendermi da lì ne sarei soltanto felice. Ma sono un loro prigioniero.

« Tyler, siamo arrivati. » Ecco la voce di mia madre. Apro gli occhi e mi guardo attorno. Wow, già arrivati? Okay.
« Tu devi aspettare papà? » Chiedo.
« E Zack. Torneremo verso le 3, credo. Tu mangiati qualcosa. » Non la stavo ascoltando sinceramente, mi sono fermato a "Torneremo verso le tre". La saluto con la mano e chiudo la portiera della macchina, scappando nel giardinetto per tornare a casa. Non voglio più saperne di questa giornata.

What have I become? || JoshlerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora