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Finalmente sono a casa, da solo. Niente di meglio. Mamma mi ha detto che devo mangiare qualcosa ma onestamente non mi va, quindi vado direttamente in camera, buttando lo zaino da qualche parte solo dopo aver preso il quaderno delle "canzoni". Mi ero scontrato con l'albero di Natale, nel frattempo. Manca poco a questa festa, meno di un mese mi sa. Io odio il Natale, sono come il figlio del Grinch e non posso farci niente. Mamma una volta mi ha chiamato "Anti-Cristo vivente" perché odio qualsiasi cosa su quest'ultimo. Non è colpa mia se mi ha dato questa cazzo di vita. In più non mi facevano mai regali, sin da piccolo, quindi che sfizio c'era?

Non mi sono mai sentito così stanco, ma in fondo non ho sonno. Prendo il mio ukulele dalla custodia, comincio subito a suonare e rilascio un sospiro di sollievo, sorridendo lievemente. Rilascia una dolce melodia, mi aiuto con le note che ho scritto sotto alcune parole buttate su quel quaderno, canticchiandole con voce bassa. Comincio ad avere dei fastidiosi tic alla testa, le voci si stanno espandendo.
« Basta, basta.. Lasciatemi solo.. » Lo dico ad alta voce, porto lo strumento sul letto e porto le mani sul viso. Comincio a piangere, tutto s'annebbia, sto soffocando. « N-no, mi dispiace. Mi dispiace! » Cado in ginocchio e batto più volte le mani sul pavimento, singhiozzando. Sto per sentirmi male, è come se qualcuno mi stesse stringendo al collo davvero forte, da farmi stare male, da farmi mancare il respiro.

« Ci vediamo più tardi, Tyler. » Una voce mi fa sussultare. Mi sveglio, mi guardo attorno ed era tutto come prima. Il cuore batte fortissimo, giuro che qualcuno era qui. Ma lui non parla sempre... E non si fa vedere. Lui dimostra e basta. Ma non dovrebbe essere mio amico. Mi fa del male.
Mi alzo dal letto giusto per avvicinarmi alla finestra e aprirla di poco. L'aria fresca arriva subito alle mie narici che mi fa sospirare. Di fronte casa nostra, c'è n'era una sfitta da parecchio tempo, saranno 5-6 anni. Ora è l'opposto: Un camion è lì fermo, e delle persone stanno scaricando. Chissà chi è venuto ad abitarci, mi aspetto i soliti vecchietti, questo quartiere ne è pieno. Mi giro verso la scrivania ed è lì che fisso la scatolina rossa affianco alla radio con tutti i CDs sopra.

Forse, solo una volta..

Fallo, coraggio.

Mi siedo sulla sedia girevole e prendo la scatolina, aprendola. Eccola lì. Mi guardava, mi istigava. Quella grande lama un po' arrugginita ma sempre in ottimi stati. Alzo la manica della camicia e guardo quei tagli sbiaditi, sospirando. Sono cicatrici. Non andranno più via. Sono solo vecchie storie che mi accompagneranno fino al giorno della mia morte.
Avvicino la lama al braccio, dalla vena centrale scendendo giù. Verticale, orizzontale, verticale, orizzontale.. Non è difficile, se voglio farla finita, faccio in un modo, se voglio ancora continuare faccio l'opposto. L'avevo promesso..
Non so bene a chi, forse a me stesso. Non volevo farlo più, ma io voglio andarmene.
Ma ne vale davvero la pena? Insomma, finirei soltanto per sporcare tutto.
Sospiro e rilascio un taglio orizzontale, tanto per cambiare, rilasciando un gemito dal dolore.
Ah, quanto sangue. Mi piace.
Bruciava da matti, ma me ne sono stato lì a guardare il sangue uscire fuori, un colore molto scuro, non l'avevo mai notato. Così ho seguito ad altri due, sentendo soltanto sollievo e bruciore contemporaneamente. Ma non m'importava. Sto bene, finalmente.
Forse però devo ripulire tutto, potrebbero tornare da un momento all'altro. Ripongo l'oggetto affilato nella scatolina e la nascondo nuovamente al suo posto, andando in bagno per prendere un'ennesima fascia e mettermela attorno. La parte più divertente era vedere il sangue attraverso essa, mi piaceva un sacco. Ho una pelle molto sensibile e soprattutto secca, vederla in questo modo faceva un po' effetto. Una volta finito, metto una felpa blu notte sopra la maglia a maniche corte - ormai l'inverno si faceva sentire - e prendo il mio strumento ben ordinato nella custodia, andando fuori. Nel garage noto la mia famiglia appena arrivata che mi sorride. Fortunatamente avevo ripulito tutto proprio dieci secondi fa. Mi nascondo nella felpa, camminando verso il giardinetto.
« Che fai, Ty? Suoni? » Chiede papà. Zack mi sorride, la mamma era impegnata, meno male, perché quando qualcosa non va lei subito lo capisce. Io alzo le spalle e mi avvicino al mio alberello personale. Era bello grande, davvero, disposto ad "U". Fatto per me. Mi metto comodo sopra e subito caccio fuori l'ukulele una volta che tutti erano rientrati. Comincio a suonare, battendo il piede contro l'erba fresca andando a tempo con la melodia. Canticchio, ormai è un vizio, il mio sguardo si perde nella casa di fronte, il camion improvvisamente sparito, c'era solo la famiglia. Avevano un bell'aspetto. C'erano due ragazzi, due ragazze e una donna abbastanza giovane.

Uno dei ragazzi aveva i capelli rossi e.. Mi guardava. Aveva il cappuccio nero alzato, i capelli li ho notati dai tanti ricciolini che fuoriuscivano. Ho qualcosa che non va? Qualcosa sul viso? Si gela sul posto quando ricambio il suo sguardo e sparisce in casa, mandando al diavolo tutti quelli fuori. Io passo la lingua tra le labbra e abbasso lo sguardo, guardando l'oggetto che avevo tra le mani.

Gli hai fatto paura, sei orribile, non vedi?

« Zitto. » Sussurro e chiudo gli occhi, rilasciando una lacrima.
Ho capito che non piaccio a nessuno, ma questo è molto offensivo. Non sono un mostro.

Ah, fanculo, tanto nemmeno lo conosco, quanto può fregarmi di ciò che pensa? Davvero poco. Che si fotta. Tanto andrò presto via, ho organizzato tutto. Andrà tutto bene. Non darò fastidio a nessuno, non ho dovuto pagare qualcuno e finalmente avrò la mia meritata serenità.

Quando?

Non so, l'ho solo pianificato..

What have I become? || JoshlerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora