CAPITOLO 4: occhi color topazio

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"Non ne verremo mai a capo se continuiamo così", pensò. Non serviva un genio per capire che qualcuno avrebbe dovuto dire quello che aleggiava nella mente di tutti, ma che nessuno aveva il coraggio di esprimere.

Poggiò le mani sul grande tavolo di ebano scuro, intrecciò le mani e le portò all'altezza della fronte, vi si appoggiò, chiuse gli occhi: l'oscurità l'avvolse e la cullò per un momento, le parole dei presenti la infastidivano: erano solo voci che le scivolavano addosso, senza però sfiorarla minimamente. Stupide frasi pronunciate da persone che Malva non capiva: perché si ostinavano a negare l'evidenza?

Inspirò. Espirò. Aprì gli occhi. Le parole le uscirono come un fiume in piena: <<Dovremmo posticiparla. È l'unica maniera che abbiamo per fare una scelta consona. Non possiamo scaraventare un alunno qualsiasi in qualcosa di così importante.>>. Era una frase rigida, senza emozioni, la donna si sentì a disagio, gli sguardi severi degli altri professori non miglioravano la situazione.

Silenzio di tomba. La luce soffusa della Sala Sospesa le illuminava debolmente i lineamenti del viso, brillando sugli occhi che trasudavano disagio.

<<Forse ha ragione, signorina Aeryth.>> una voce forte interruppe il silenzio: <<Dobbiamo garantire il meglio ai nostri allievi, chiunque essi siano.>>, si voltarono tutti nella direzione da cui proveniva la voce, ad accogliere gli sguardi stupiti dei presenti era un uomo alto e longilineo, sulla cinquantina, coi capelli grigi tendenti al bianco e gli occhi color topazio, incorniciati da una pelle candida; l'uomo, dopo essersi alzato in piedi, si passò una mano sul mento e poi incrociò le braccia: aveva un'aria autoritaria e imparziale, ma era visibilmente stanco, come se avesse passato la notte insonne.

<<Preside Bromus, io non so se si rende conto che andremo contro quas..>> <<Quasi mille anni di tradizione. Lo so signor Argoss, ma è l'unico modo che abbiamo per non ferire la fiducia che è stata riposta in noi da tutti questi giovani. Sono sicuro che capiranno.>>.

Ci fu un attimo di esitazione, ma tutti i docenti concordarono con la decisione del Preside, anche perché dopo una notte di colloqui e proposte contrastanti nessuno aveva più voglia di dibattere. Nel giro di qualche minuto la stanza si svuotò, ma mentre anche la signorina Aeryth si prestava ad uscire, si sentì tirare per un braccio: <<Malva, scusami posso parlarti?>>, era Bromus ad averla fermata, il cuore le prese a battere a mille nel timore di aver soppesato male le sue precedenti parole, si voltò e quello che fino a poco tempo prima le era sembrato il generale di un esercito le rivolse un sorriso dolce, da bambino, che l'avvolse e le fece dissolvere l'ansia: <<Sì, certo. Cosa c'è?>> rispose.

<<Vieni con me, ho un favore da chiederti.>>

Malva Aeryth era una persona normalissima: capelli scuri e violacei che le incorniciavano il viso tondo, occhi verdi, pelle olivastra, altezza media, una bella donna nel complesso, sulla quarantina, insegnava Magizoologia nei corsi specialistici solo dall'anno precedente, ma era già famosa per essere una degli insegnanti migliori di Harmstel, nonostante lei non lo volesse ammettere.

Mentre camminavano insieme sotto il porticato vuoto intorno al giardino situato al centro del castello, Malva quasi scompariva vicino al completo gessato grigio di Moris Bromus, il preside che era attualmente insidiato ad Harmstel: <<Senti, veniamo al sodo. Sei una delle insegnanti migliori della scuola, e non negarlo perché sai benissimo che lo pensano tutti>> Malva arrossì, mentre Bromus continuò:<<È la prima volta che al colloquio non viene tirato fuori un nome, e questo penso lo sappia pure tu, nonostante ti trovi qui solo da un anno, quindi ho deciso di affidarti un compito: devi trovare l'Asso che ci manca.>>.

L'espressione di Malva cambiò. Era l'ultima cosa che si aspettava, mentre le parole di Moris le scivolavano addosso continuava a chiedersi perché sarebbe toccato proprio a lei, senza ottenere risposta alcuna, fino a quando ci fu il colpo di grazia:<<E in tutto questo ti aiuterò io, ma non solo: ti farò conoscere una persona molto presto.>>.

Cadde il silenzio. Malva smise di camminare.

<<No.>>

Fu tutto quello che uscì dalla sua bocca.

Moris sorrise, non si aspettava una reazione tanto brusca, ma non lo ritenne un problema: aveva una strategia che la donna stava seguendo perfettamente, così la prese sottobraccio e continuò il suo discorso, riprendendo a passeggiare:<<Lo immaginavo, ma sai, c'è un motivo se ho individuato proprio te tra tutti i professori della scuola, che va ben oltre le tue doti da insegnante.>> Malva aveva la mente persa, sopraffatta da quel carico di fiducia che il preside le chiedeva di sopportare, ormai non ascoltava più le parole dell'uomo, ma egli non voleva demordere, così fermarono nuovamente la loro camminata, lui si pose davanti alla donna e le afferrò le spalle, le sollevò il mento con una mano e portò il suo sguardo a incrociare il proprio.

Silenzio. Era come se con loro si fosse fermato anche padre tempo. Gli occhi di Malva erano lucidi, il cuore le pulsava talmente forte da farle male, gli occhi di quell'uomo la penetravano come delle frecce, la ancoravano a lui come edera ad un muro.

<<Malva, ti prego. Ho bisogno di te.>>

<<Moris senti io.. io non posso. E' una responsabilità troppo grande, non ne ho le capacità, ci saranno duecento studenti adatti a questo ruolo. Io... devo seguire i corsi dei miei specialisti, devo prepararli per gli esami, magizoologia non è una materia semplice e non voglio deludere i miei alunni, i futuri specialisti che vorrebbero scegliere questo percorso di studi, gli altri professori... Non voglio ch..>>, non ebbe tempo di finire la frase.

<<Non lo farai.>> la interruppe la figura che gli si stagliava davanti: <<Sei la sola di cui possa veramente fidarmi in questa scelta, perché so che quando troverai la persona che cerchiamo, quando troverai la figura degna del ruolo che dobbiamo affidargli, so che sarà l'unica in grado di ricoprire quella carica, perché tu non fai mai qualcosa se hai dei dubbi a riguardo, e non ti fidi di nessuno se prima non lo conosci a fondo. Perciò ti prego, aiutami. Sei la mia sola speranza.>>.

<<Io non voglio deludere nessuno.>> concluse Malva, scansandosi dalla stretta del preside: <<Non voglio che tu non sappia che ho paura di deludere anche te.>> fece una pausa di qualche lungo, interminabile secondo:<<Ma se è davvero così che la pensi, tenterò. Sappi che darò precedenza a tutto ciò che ho da fare prima: magizoologia non si insegna da sola. Se entro una settimana non avrò trovato un nome, lascerò perdere. E ora muoviti e fammi conoscere quella persona che dovrebbe aiutarci.>>

Il preside si incamminò a fianco della donna, non disse niente, sapeva che l'avrebbe fatta arrabbiare inutilmente. In fondo aveva ottenuto ciò che voleva, ora gli mancava solo un'altra cosa, un piccolo dettaglio che gli serviva come l'aria nei polmoni:

Un nome.

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