CAPITOLO 15: una serata particolare

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<<Lo sai che giorno è oggi?>> mi chiese Abel mentre passeggiavamo sotto il porticato.

<<Mercoledì.>> risposi io, ma non capivo perché gli interessasse saperlo.

<<Oltre a quello, scema.>> rispose lui scuotendo la testa: <<È il giorno in cui comincia la Grande Fiera Rossa.>>.

La Grande Fiera Rossa era uno degli eventi più attesi dalla maggior parte di Harmstel: professori, inservienti, studenti delle specializzazioni e persino il preside, la sera, potevano uscire dalla scuola ed andare fino alla vicina città di Medsville che in onore del cambiamento del colore delle foglie della Foresta Ermetica si illuminava di vitalità: bancarelle di ogni sorta, chioschi di cibi e bevande da ogni parte del mondo, giostre, giochi, qualsiasi cosa bella esistesse al mondo, li ci sarebbe stata.

<<E quindi?>> dissi, pur sapendo dove sarebbe andato a parare; lui si fermò e poggiò i gomiti sul corrimano in cemento, poi rise sommessamente e mi guardò: <<Devo dirlo davvero?>> ed io lo guardai incuriosita, così a questo gesto lui rispose rizzandosi nuovamente in piedi, mi guardò dritta negli occhi: la luce della luna gli illuminava metà del viso, rendendolo più affascinante che mai, guardava in basso, e imbarazzato da morire per quello che stava per dire si passò una mano sul viso in segno di rassegnazione, poi finalmente si decise: <<Marzia, ti andrebbe di venirci con me?>>, per pronta risposta gli feci una carezza: <<E va bene, ti concederò l'onore della mia presenza.>> dissi superba, ma non riuscii a trattenermi e scoppiai a ridere e così fece anche lui.

<<Non possiamo andarci vestiti così.>> sentenziò poi: <<Vatti a cambiare, ci vediamo qui tra trenta minuti, sempre che tu riesca ad arrivare fino alla tua camera in questo lasso di tempo.>> disse indicando la stampella con un sorrisino di sfida, poi si diresse verso la sua stanza, lasciandomi sola con la compagnia della luna.

Mi stavo mordicchiando il labbro mentre mi dirigevo verso il mio dormitorio, quando davanti mi si parò un fantasma che conoscevo bene: <<Ciao Fab, come stai?>>

<<Ho saputo dell'incidente. Ho preferito non venire a trovarti e lasciarti riposare, scusami.>> mugolò senza rispondermi, aveva un'aria esageratamente triste, spenta, come se non venire da me fosse stato il più grande torto della storia dell'umanità, provai a rassicurarla: <<Non importa, non è stato niente di grave, solo la botta e lo spavento. Piuttosto, vuoi sapere l'ultima?>> lei mi guardò con un sorriso: <<Qualcuno ti ha chiesto di uscire?>>.

<<Non c'è gusto a farti queste domande, indovini sempre... va beh, poco importa, vieni con me e dammi una mano a prepararmi.>> le dissi con fare un po' scocciato e sbrigativo: avevo perso parecchio tempo e dovevo ancora decidere cosa mettere.

Arrivate nella mia stanza, accesi le luci ad aprii l'armadio: come diamine mi sarei vestita?

<<Lascia fare a me, vai a darti una sistemata ai capelli e ti prego, per una volta che hai un appuntamento, truccati un po'.>> disse Fabiola con tono di supplica: <<A proposito, con chi vai? Francis, Bea e le altre?>>.

Scossi la testa mentre mi sfilavo la toga: <<Abel, te lo ricordi? Quel ragazzo Corvonero alto, con gli occhi chiari, i capelli castano chiaro, all'ultimo anno di specializzazione.. in questi due giorni mi è stato molto vicino>> all'udire le mie parole il fantasma sembrò tornare nel mondo dei vivi: <<Quindi è un appuntamento con la A maiuscola, devo proprio metterti in ghingheri! Dispiace solo per la tua faccia, ma con quella non possiamo farci niente: da schiaffi era, da schiaffi resta.>> esclamò facendomi una linguaccia, le risposi a tono e poi mi chiusi nel bagno.

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