Guardai Abel e sorrisi, stavamo camminando mano nella mano verso la sala comune dei Corvonero, quando mi fermai ad osservare il paesaggio fuori da una finestra del corridoio: il cielo si era rasserenato, così come il mio animo, e adesso, fatta eccezione per i rimasugli di qualche nuvolone scuro, c'era uno sconfinato manto di stelle. Un'ennesima meraviglia, ma la cosa migliore era che la stavo osservando con Abel, che pareva più elettrizzato d me: <<Non avevo mai fatto caso a quanto fosse bello il cielo dopo una tempesta>> esclamò, non risposi, mi limitai a riprendere a camminare sorridendo.
<<Cosa vuoi fare, adesso?>> mi chiese il ragazzo ad un tratto, lo guardai con aria interrogativa: <<Riguardo a cosa?>> chiesi, lui guardò in avanti: <<Ti hanno scelta per il torneo, la cosa non ti preoccupa?>>, io scossi la testa, in realtà con tutto quello che mi ronzava per la testa, quello era stato l'ultimo dei miei pensieri, glielo dissi e lui scosse la testa: <<Capisco... beh, pensaci adesso, qui con me. Hai idea di cosa vi faranno fare? E dove? Quando iniziate?>>, io risi un po': quante domande stava facendo! Gli raccontai quello che ci era stato detto dopo che nel refettorio restammo solo noi "fortunati trentadue", fece un espressione stranita, ma si vedeva chiaramente che fosse deluso dal non essere stato scelto anche lui: <<Beh, sarò lì a fare il tifo per te, dopotutto sei la mia Corvonero preferita>> esclamò, io lo incalzai: <<E se arrivassimo in finale io, Fran e Thomas? Come la mettiamo?>>, rise e scosse il capo, poi guardò in avanti, lo strattonai per invitarlo a rispondere, ma lui rimase zitto nonostante le mie insistenze, peccato.
Eravamo arrivati nella sala, ci sedemmo su uno dei divanetti e finalmente, guardando l'orologio, scoprii che ore fossero: erano da poco passate le nove, perfetto, avremmo potuto restare lì per un po' senza arrecare fastidio a nessuno e poi ce ne saremmo andati ognuno per conto suo nella propria stanza, per poi rivederci il giorno successivo insieme a tutti gli altri. Abel si sedette vicino al bracciolo di una delle eleganti poltrone scure ed io mi accoccolai vicino a lui, restammo un po' in silenzio, poi mi strinsi a lui e poggiai la testa nell'incavo della sua spalla: <<Abel... come farò senza Francis quando partirà?>>, lo colsi alla sprovvista: <<Oh, beh, non è detto che se ne andrà, in fondo è solo un suo progetto, no?>> tentò di rassicurarmi, io feci un sorriso rassegnato: <<Lo conosco abbastanza bene da sapere che partirà prima di quanto immagini lui stesso>>, feci una pausa, fissando un punto indefinito davanti a me: <<Spero che questa scelta lo renda felice e che trovi quello che sta cercando>>; Abel mi strinse con il braccio su cui ero appollaiata e poggiò la testa sulla mia: <<Devi volergli un gran bene>> disse, io annuii e socchiusi gli occhi, cercando di concentrarmi su cosa dire a Francis una volta che l'avessi rivisto.
<<Non penso che tu abbia bisogno di pensare a cosa dire>> esordì Abel, mi stupì, come faceva a sapere a cosa stessi pensando? <<Si vede dalla faccia che fai, sei pensierosa e l'unica cosa che potrebbe turbarti così tanto, adesso, è il confronto con lui>> spiegò; era il perfetto Corvonero: intelligente, calcolatore, analizzava i fatti e otteneva una risposta logica; riflettere su queste cose mi fece chiedere se questa fosse davvero la casata giusta per me, presa da questi pensieri quasi mi scordai di rispondere, Abel mi accarezzo i capelli e tornai in me: <<I-in che senso?>>, lui sorrise e mi diede un bacio sulla fronte: <<Conoscendoti, e pensando al discorso che abbiamo fatto prima, le parole ti usciranno da sole dalla bocca, come un fiume in piena>>. Sarebbe davvero stato così? Forse. <<Mi piacerebbe arrivarci preparata, capisci? Con la capacità di potergli dire addio a cuor sereno. Vorrei non fargli sentire che sarà una cosa difficile da digerire per me>> confessai, poi mi tirai su con la schiena, staccandomi leggermente da Abel per riuscire a guardarlo in volto: <<Ho paura di creargli un peso sul cuore e non voglio farlo. È il mio migliore amico, voglio solo che sia felice>>, abbassai lo sguardo verso le labbra del ragazzo, che si curvarono in un sorriso: <<Sono sicuro che andrà tutto bene>>, mi si avvicinò e mi diede un altro bacio, leggero, sulle labbra.
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"Scrivi di noi" e l'ho fatto.
FantasyUna ragazza, la su amata Harmstel, la paura del confronto con persone più capaci di lei. Un ragazzo, un insegnante e un'insegnante, la paura di deludere qualcuno. La fiducia nelle proprie capacità. Una sfida. Ma chi decide chi vince e chi perde?