Quando schiusi gli occhi, ad accogliermi fu il soffitto color crema. Non c'era rumore alcuno.
La testa non mi faceva più male come l'altra volta, piuttosto la sentivo pesante, ero completamente senza energie.
Mi girai sul fianco destro, ma strizzai gli occhi in una smorfia di dolore: la coscia dove mi avevano conficcato l'ago mi faceva esageratamente male, e a fatica tornai nella posizione di prima, ma stavo dannatamente scomoda e avevo bisogno di muovermi un po', così provai l'altro versante del mio corpo: tutto bene, anche la gamba non mi diede particolari problemi.
Mi guardai un po' attorno: dal lato verso cui ero girata vedevo l'angolo dell'enorme finestra che stava dietro al mio letto: dava sulla foresta appena fuori Harmstel, illuminata da quelli che potevano sembrare i primi raggi del sole che nasce.
"Otto ore" pensai. Abel era rimasto con me per otto, lunghissime ore. Da solo, a guardarmi, sperando che non fossi morta, che prima o poi mi sarei svegliata. Era stato lì solo per me. E' un lasso di tempo esageratamente lungo da passare vicino ad una persona con la quale il rapporto non va oltre il salutarsi nei corridoi, ma ad ogni modo, avrei dovuto ricambiare il favore. Volevo farlo, ne avevo bisogno.
Sentii la maniglia della porta girare, così mi ricoricai a pancia in su e chiusi gli occhi: chi diamine poteva essere a quell'ora? Un'infermiera che veniva a controllare che non fossi morta? Nah, figuriamoci; la signorina Aeryth? Sarà crollata dal sonno pure lei.
Sentivo dei passi che si avvicinavano a me, sempre di più, sempre di più, di più, non sapevo cosa fare: ero troppo debole per anche solo provare a fare una magia, figuriamoci se avrei potuto reagire in qualche maniera, mi sentivo vulnerabile, e per una volta lo ero per davvero.
Ero in trappola.
Qualcosa si appoggiò sulle coperte, vicino al mio braccio sinistro, poi sentii solo lo stridio delle tende che venivano chiuse bene per non far passare la luce: qualcuno si stava preoccupando che non mi desse fastidio, ma chi era questo qualcuno?
<<Marzia, lo so che sei sveglia.>>
Risi, era una voce un po' troppo familiare: <<Oh Francis, come ho anche solo potuto pensare che fosse qualcuno di minaccioso ad entrare nella stanza?
<<Vuoi forse dire che ti ho spaventata? Non era mia intenzione.>>.
<<Tranquillo, sei solo entrato di soppiatto in infermeria, all'alba, mentre in genere tutti dormono. Chi mai si sarebbe spaventato di una cosa così normale? Idiota mi sono presa malissimo.>> dissi alterata, ma non riuscii a trattenere un sorriso.
Mi lanciò uno sguardo da padre amorevole: << Addirittura? Eppure dovresti saperlo che io non sono normale>>
<<Che scusa del cazzo, Fran>> ridemmo di gusto, poi mi venne il dubbio: <<Seriamente, cosa ci fai qui?>>
Assunse un'aria severa: <<Non ho saputo dell'accaduto fino alla cerimonia dei tutor, quando non ti ho vista con le tue amiche, così quando ho chiesto perché non fossi con loro mi hanno risposto che eri in infermeria ed era vietato l'accesso a tutti.>> si sedette sulla sedia vicino a me: <<Quando sono arrivato davanti alla tua porta erano circa le due di mattina, ma vedendo James essere brutalmente sbattuto fuori dalla porta da Flora, ho preferito lasciar perdere ed aspettare l'indomani, ma..>>
<<Ma non sei riuscito a dormire e quindi ti sei intrufolato qui. Che storia appassionante, ti meriti un premio.>> conclusi io.
Sorrise, ma lui era come un libro aperto per me: era evidentemente dispiaciuto di non essere riuscito a venire qui prima, così provai a rincuorarlo: <<Meno male che non sei entrato, non so cosa mi sia successo dopo, ma non mi sono affatto sentita bene. Non mi ricordo esattamente tutti i dettagli, ma so che mi è stato infilato nella coscia un ago di notevoli dimensioni.>> dissi annuendo con un'espressione di falsa convinzione.
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"Scrivi di noi" e l'ho fatto.
FantasyUna ragazza, la su amata Harmstel, la paura del confronto con persone più capaci di lei. Un ragazzo, un insegnante e un'insegnante, la paura di deludere qualcuno. La fiducia nelle proprie capacità. Una sfida. Ma chi decide chi vince e chi perde?