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c a l u m:

Ero stato così occupato con Gwen ultimamente che mi ero quasi dimenticato di Michael. Parola chiave: quasi. Era il mio migliore amico e non l'avrei mai trascurato di proposito. Avevamo entrambi vite separate ed ero sicuro che se avesse avuto bisogno di me non avrebbe esitato a chiamarmi o mandarmi un messaggio. Potevo sembrare poco virile, ma la separazione tra me e Michael mi stava colpendo. Mi mancava il mio migliore amico, maledizione, e volevo passare del tempo con lui.

Michael era sparito da scuola e dalla vita. E invece di andare all'Outreach Center per fare altre ore di volontariato con Gwen, dovetti darle buca- con il dispiacere della mia piccola. Quindi guidai verso casa di Michael, parcheggiai nel vialetto come facevo sempre e uscì dalla macchina. Era quasi ora del tramonto ed era ancora caldo e mi tolsi velocemente la stupida giacca.

Camminai sul marciapiede verso la porta e suonai il campanello. Mentre aspettavo i miei occhi si spostarono sul perimetro. L'intera parte frontale aveva bisogno di una sistemata, l'erba era lunga e spuntava sul vialetto. Immaginai che Michael fosse stato più pigro del solito o che non aveva ascoltato sua madre in questi giorni.

"Calum." Una voce catturò la mia attenzione. Di fronte a me c'era Mrs. Clifford con un sorriso sul viso.

"Ciao, Mrs. Clifford. Michael è a casa?" Chiesi.

"E' nella sua stanza, tesoro." Aprì di più la porta per farmi entrare. "Conosci la strada."

Le sorrisi, togliendomi le scarpe e sistemandole a lato. Potevo anche aver cambiato alcune mie azioni, ma c'era una cosa che era rimasta la stessa: il mio rispetto verso Mrs. Clifford. Era come una seconda madre per me, come la madre di Ashton e volevo bene ad entrambe come se fossero mia madre.

Salì le scale e andai verso l'ultima porta a destra del corridoio. Bussai e sentì una canzone dei Cab in sottofondo. All'improvviso la musica cessò e la porta si spalancò. C'era Michael, che sembrava avesse bisogno di un giorno o di cinque di sonno.

"Whoa amico, che ti succede?" Chiesi, entrando. "Sembra che non dormi da anni."

"Mi sembra così." Michael fece spallucce.

C'era qualcosa che non andava. Avrei voluto accostare il suo comportamento al ciclo mestruale, ma visto che Michael era un uomo ero sicuro al 95% che i problemi delle signore non erano la risposta al suo caso.

"Stai bene, amico?" Chiesi di nuovo.

"Non voglio parlare dei miei sentimenti." Borbottò. Si mise a sedere sul letto, afferrando un giornale.

"Beh, qualcosa ti sta infastidendo, quindi sputa il rospo." Insistetti.

Michael rimase zitto per un po' e immaginai che era così che doveva sentirsi Gwen quando non condividevo le cose con lei. Vedevo quanto la cosa poteva essere offensiva e mi faceva stringere il cuore. Era qualcosa che non avrei ammesso ad alta voce. Michael ancora non parlava e, per questo motivo, rimanemmo seduti sul suo letto ad ascoltare la musica e a leggere riviste. Ci stavamo comportando come mia sorella quando aveva le sue amiche a casa per un pigiama party quando eravamo piccoli.

Non avrei spinto Michael a parlare perché odiavo quando succedeva a me. invece rimasi zitto. Ma continuai ad osservarlo- notai che sussultava ogni volta che c'era un rumore o come girava le pagine in modo furioso quando i suoi occhi si posavano su qualcosa che lo metteva a disagio. Quella era la parte più strana: niente metteva mai Michael a disagio, ma qualsiasi cosa gli stesse mangiando la testa aveva il tocco della morte.

Finì con l'addormentarmi solo per svegliarmi molte ore dopo di mattina presto. Anche se la stanza era buia potevo vedere che Michael era ancora sveglio. Era in piedi vicino alla finestra, guardando fuori come in un film drammatico che avrebbe guardato mia madre. Fu solo quando mi alzai dal letto che Michael parlò. Sospirò agitato, il tipo di sospiro di quando sei frustrato. Con gli occhi ancora fissi fuori, parlò.

Run Baby Run || punk hood (TRADUZIONE ITALIANA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora