xii- sacked

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g w e n:

Quando Calum mi disse che sarebbe stato un volontario all'Outreach Program ero sconcertata. Quasi non gli credetti e ridacchiai perché pensavo seriamente che mi stava prendendo in giro. Ma mentre lui se ne stava lì con uno sguardo non divertito e un cipiglio mi resi conto che non stava scherzando.

Era serio da morire.

Quando la lezione finì uscì da scuola e andai verso la fermata del bus. Calum si era offerto di accompagnarmi al centro, ma sinceramente non volevo. La gua guida era spericolata e detestavo l'idea di stare sola con lui. Dovevo già lavorare con lui per inglese e adesso dovevo controllarlo al centro. Mi chiedevo perché.

Perché cavolo Calum aveva scelto il centro per fare volontariato? Tra tutti i posti che poteva scegliere doveva scegliere proprio quello che consideravo casa. Calum mi faceva sentire al limite; mi insultava sempre o era maleducato con gli altri. Il centro era l'unico posto, a parte la casa degli Hemmings, dove mi sentivo davvero al sicuro; dove potevo essere una brava ragazza senza problemi.

"Gwen!"

Sentì una voce che urlava il mio nome tra la folla nel parcheggio e senza girarmi sapevo chi fosse. Mi voltai lentamente per incontrare Calum. Era poggiato contro la sua macchina con le braccia incrociate. Non aveva la giacca dell'uniforme, la cravatta era allentata e le maniche della camicia erano arrotolate. I suoi tatuaggi brillavano sulla sua pelle ed erano abbinati ai suoi capelli scuri disordinati. Avrei mentito se avessi detto che non era attraente.

Ma non potevo permettermi di pensarlo. Era un delinquente; un criminale; un cattivo ragazzo. E anche se l'avevo perdonato per aver rovinato il muro del centro, era ancora qualcosa che non potevo dimenticare.

"Dove stai andando?" Mi chiese Calum mentre si avvicinava. "Ho detto che ti avrei dato un passaggio."

"No grazie, Calum." Dissi, indietreggiando. "Posso prendere il bus."

Quando mi girai e continuai a camminare sentì una forte presa sul mio polso. Mi girai subito, gli occhi fissi sulla mano di Calum che era sul mio braccio.

"Per favore, lasciami andare." Chiesi con tono calmo, incontrando il suo sguardo. "Prenderò il bus."

Lasciò andare il mio polso.

"Cristo, Gwen. Perché? Stiamo andando nello stesso stupido posto quindi perché non venire con me?" Borbottò, ogni parola emanava irritazione.

"Non so quali siano le tue ragioni e non so cosa otterrai dal fare il volontario al centro, ma per favore non insultarlo." Dissi.

Calum alzò gli occhi al cielo, sfregandosi il viso come se fosse infastidito. Non aveva ragioni per esserlo. Ero io che dovevo essere irritata e arrabbiata.

"Non posso farne a meno." Disse Calum. Io sbuffai, facendomi scappare una risatina poco divertita. "Che cazzo c'è di così divertente?"

"Primo, ti ricordi la regola sulle parolacce?" Gli ricordai e lui borbottò. "e due, giustificare la tua boccaccia con 'non posso farne a meno'," feci le virgolette in aria, "non è un buon motivo. E' patetico."

"Maledizione, Gwen, cosa vuoi che dica? Vuoi che mi metta a lodare il centro? Dirti che è il posto più incantevole insieme ai raggi del sole, alle margherite e gli unicorni che cavalcano l'arcobaleno?" Disse Calum. "Beh, scusa, tesoro, ma quel centro non è tutto quello che dici tu. Proprio come la tua stupida idea del lieto fine. Scendi dalle nuvole, Guzman, prima che tu ti faccia un male cane."

Non volevo neanche rispondergli. Ancora una volta, Calum Hood era stato capace di uccidere il mio umore in un secondo. Potevo passare per suscettibile, ma essere disprezzata per avere un po' di fede a me sembrava sbagliato. Non avevo mai dovuto avere a che fare con tanta negatività e venivo dalla California- uno stato pieno di diversità e opinioni.

Run Baby Run || punk hood (TRADUZIONE ITALIANA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora