ii-faith

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c a l u m:

Due mesi dopo

Sarei dovuto morire.

Era questo che tutti continuavano a dire. I dottori, mia madre, mia sorella, i miei amici. Se l'impatto non mi aveva ucciso, avrebbero dovuto farlo le ferite. Ma, ahimé, ero ancora qui, ancora su questa Terra. Respiravo, facevo pipì come tutti e, ovviamente, mi godevo la fredda birra che scendeva nella mia gola. Faceva schifo che l'altro ragazzo era morto, ma altrimenti non sarei stato qui seduto con il suo cuore nel mio corpo. Quel pensiero mi disgustava quindi avevo scelto di non pensare troppo ai dettagli.

"Mi sto annoiando." Disse Michael, lanciando via la sua lattina di birra. Michael, l'altro nostro amico Ashton ed io eravamo seduto su dei vecchi divani nel suo garage.

Io, Michael e Ashton ci conoscevamo da anni, ma avevo iniziato a passare il tempo con loro all'inizio dell'anno. Erano dei ragazzi pazzi che sapevano come divertirsi, ma soprattutto erano aperti a tutto. Michael e Ashton avevano raramente paura di qualcosa. Correvano spesso rischi e fin quando potevano scappare da qualsiasi crimine senza essere beccati, loro lo facevano.

"Ci siete per qualche opera d'arte?" Chiese Ashton, guardando verso la scatola con le bombolette spray.

"Io si." Dissi. "Dove? Un vicolo? Il garage di qualcuno?"

"Hmmm..." Ashton ci pensò su. Fece un sorso di birra prima di accartocciare la lattina e lanciarla dove c'era quella di Michael.

"Che ne dite dello Youth Outreach (a/n: sarebbe il palazzo per la sensibilizzazione giovanile)?" Suggerì Michael.

Gli occhi di Ashton si illuminarono. "Brillante! Mi piace. E' quel posto dove dei consulenti cercano di purificare anime perdute e ragazzi ribelli. Cosa c'è di meglio che mostrare loro cos'è la ribellione?"

"Non c'è anche tua sorella in quel programma?" Chiesi. La madre di Ashton aveva orari di lavoro ridicoli e spesso dipendeva da lui per occuparsi dei suoi fratelli più piccoli.

"Lauren ha tredici anni e non ha bisogno di un programma come quello. Sta solo attraversando un periodo di rabbia adolescenziale. Mia madre sta sprecando soldi mandandola lì." Spiegò Ashton. "Guido io, facciamolo."

"Facciamolo." Ripetei con un ghigno. Afferrai il mio zaino nero e iniziai a metterci dentro le bombolette.

Ashton fece girare le chiavi intorno ad un dito mentre io e Michael lo seguivamo in macchina. Entrammo e la musica risuonò non appena la macchina si mise in moto. Era una bella serata a Sydney e, anche se la canotta andava bene per questo tempo, mi infilai la felpa con il cappuccio per rimanere nascosto. Quando arrivammo al centro, osservai il semplice palazzo. Era un palazzo di due piani, con grandi finestre, dipinto di bianco e rosso. Tutte le finestre erano scure e non si vedevano luci dentro, ero convinta che il palazzo fosse vuoto.

"Come facciamo ad entrare?" Chiese Michael.

"Dal retro." Rispose subito Ashton. Sembrava che avesse sviluppato un piano mentre guidava. "Ho visto mia sorella entrare e uscire prima. In più, non è una porta moderna, magari sarà semplice forzarla."

"Non hanno un sistema di sicurezza?" Chiesi. Anche se una singola porta non era aggiornata, i proprietari dovevano avere per forza qualche tipo di allarme.

"No. Le persone che gestiscono questo posto credono nel bene delle persone o qualche merda del genere." Spiegò Ashton. "Inoltre, chi diavolo irromperebbe in un centro di riabilitazione? Non è che abbiano macchinari costosi. Qui parlano di emozioni, non di video giochi."

Run Baby Run || punk hood (TRADUZIONE ITALIANA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora