«E poi mi sono ritrovata su Pont d'Iéna e c'erano tantissime persone, tutte confuse come me.» Alya si fermò, riprendo fiato dopo aver narrato le vicende del giorno prima alle tre ragazza che, religiosamente in silenzio, avevano ascoltato tutto: «Ed erano tutte ex-vittime di Papillon. Come me!»
«Che cosa strana...» mormorò Lila, incrociando le braccia e scuotendo la testa, facendo ondeggiare la lunga chioma castana: «Beh, io ero a casa mia però dal notiziario ho saputo che l'esercito di ex-akumatizzati ha aiutato a sconfiggere Coeur Noir.»
«Se sapevo che Parigi era così pericolosa, sarei rimasta a New York...» dichiarò Sarah, sorridendo ad Alya e posandole una mano su quelle della compagna di banco: «Beh, da quel che ho visto dal telegiornale dovresti considerarti un'eroina.»
«Di che state parlando, ragazze?» domandò Adrien, comparendo alle spalle di Marinette e chinandosi per baciarle il capo corvino: «Sembra un argomento interessante.»
«Del fatto che Alya – o meglio, la sua vecchia forma akumatizzata – ha aiutato gli eroi di Parigi a salvare la città e sconfiggere Coeur Noir.» spiegò velocemente Marinette, sorridendo al ragazzo e osservandolo scivolare nel posto accanto a sé: «Tu hai visto i filmati in televisione?»
«Mh. Sì. Ho controllato l'edizione straordinaria mentre ero alla fondazione Vuitton. Hanno anche interrotto le sfilate per questo e non sappiamo se le riprenderanno oppure no...»
«Ah, ecco perché il signorino è a scuola, oggi.» sentenziò Lila, sorridendolo: «Proprio uno studente diligente, eh?»
«Volevo vedere Marinette.» dichiarò il biondo, abbozzando un sorriso e guardando la ragazza seduta accanto a lui: «E anche il pennuto è a scuola.»
«Ci dovrebbe interessare?»
«A te no, volpe.» bofonchiò Adrien, scuotendo il capo e fissando Sarah: «Ma forse...»
«Oh! C'è Nino!» esclamò Alya, balzando in piedi e interrompendo il modello: «Nino, Nino!»
I quattro la osservarono scivolare via dal suo posto e raggiungere il ragazzo, iniziando a parlottare con lui: «Ah, stamattina ha chiamato il maestro Fu.» dichiarò Adrien, calamitando su di sé l'attenzione delle tre ragazze: «Lei si è svegliata.»
«Vogliamo veramente incontrarla?»
«Sarah, era posseduta.»
«Lo so, però...»
«Vediamo come va, ok?» propose Marinette, sorridendo all'americana: «Andiamo, la incontriamo e...»
«E seguiamo il flusso, my lady.»
Quanto tempo era che non vedeva il suo riflesso?
Willhelmina osservò la faccia che lo specchio le rimandava: nessun sorriso sardonico piegava le labbra del suo riflesso, l'altra se stessa non aveva nessuna vitalità, ma seguiva fedelmente i suoi movimenti.
«Pensavo che con la tua esperienza, avresti avuto paura di ogni specchio.» mormorò Fu, entrando nella piccola camera: «Pranzo.» esclamò, alzando il vassoio che teneva fra le mani e posandolo sul tavolo basso che era al centro.
Willhelmina annuì, piegando le labbra in un lieve sorriso e accomodandosi: «Ho sentito della confusione prima...» mormorò, afferrando la scodella e assaporando il profumo del brodo; allungò una mano, spezzando la pagnotta che accompagnava il pasto e portandosi alle labbra un piccolo boccone di mollica.
«Gli idioti sono arrivati.» sentenziò Fu, scuotendo il capo e alzando gli occhi al cielo.
«Gli idioti?»
«Quei sei.» spiegò immediatamente l'uomo, scuotendo il capo: «I Portatori.»
«Non dovrebbero essere i tuoi prescelti?» domandò la donna, portandosi alle labbra la scodella e bevendo una piccola sorsata di brodo: «Mh. Ricorda quello che bevevo a Nanchino.»
«Ricetta cinese.» dichiarò orgoglioso Fu, battendosi il pugno sull'addome: «Anche se non ci sono più gli ingredienti di una volta...»
Willhelmina annuì, posando la tazza e osservando il liquido ondeggiare all'interno: «Io non ci sono più tornata. Dopo aver assorbito Chiyou, sono salita su una delle navi inglesi e sono tornata in patria, da lì sono andata in America...» si fermò, scuotendo il capo: «Ho cambiato nome così tante volte, che adesso non riesco più a considerare Bridgette mio; forse avevi ragione quel giorno in cui volevo intimorirti: Bridgette è morta quella notte.»
«Io...»
«Io non ero pronta, quando ricevetti il Miraculous della Coccinella, quando diventai Ladybug: lo sentivo, avevo paura ogni volta che mi trasformavo, ma Tikki era così fiduciosa nelle mie possibilità che finii per...sbagliare. Tutto quanto.»
«Il maestro Liu aveva visto qualcosa in te...»
«Io penso che abbia fatto scelte dettate dall'urgenza del momento.» dichiarò Willhelmina, scuotendo il capo e sorridendo all'uomo: «Almeno per quanto riguarda me. Per te, Genbu, aveva fatto un'ottima scelta sia come Portatore di Miraculous che come suo erede; guarda il gruppo di eroi che hai messo su: hanno sconfitto Coeur Noir, hanno sconfitto Chiyou.»
«Sono bravi ragazzi, un po' idioti alcuni, ma in gamba.»
«Sono fantastici.»
«Comunque anch'io ho fatto i miei sbagli...»
«Ti riferisci a Papillon?» domandò Willhelmina, portandosi nuovamente la scodella alle labbra: «Sai, in America esistono cose come internet e la Tv. Dove pensi che abbia avuto l'idea di iniziare ad attaccare per far uscire i Portatori?»
«Perché volevi i Miraculous?»
«All'inizio pensavo di prenderli per riportare indietro lui.» dichiarò la donna, sorridendo: «Ma poi, mentre combattevo contro di loro, mentre vedevo Ladybug...qualcosa è scattato dentro di me: non potevo assecondare ancora Chiyou e la disperazione che lo alimentava e se avessi avuto i Miraculous avrei potuto sconfiggerlo...» Fu annuì, osservandola portarsi un nuovo boccone di pane alla bocca: «Ma quando Mogui è stato sconfitto, non so...per un attimo ho allentato la guardia e Chiyou mi ha posseduta completamente.»
«Mogui. Perché Alex?»
«Perché ho messo in lui un pezzo di cristallo?» domandò Willhelmina, scuotendo il capo e sorridendo: «Ero a New York e stavo andando in un locale per un'intervista, quando mi passò accanto questo ragazzino e parlava al telefono, attirò la mia attenzione quando disse di essere il braccio destro di Bee...»
«E allora hai messo il tuo cristallo sperando che ti portasse dalla Portatrice.»
«Esattamente. E l'ha fatto, un po' ritardo magari, ma l'ha fatto.»
Fu annuì, inspirando profondamente e buttando fuori l'aria: «Avete sentito tutto?» urlò, voltandosi verso la porta e vedendola aprirsi, mentre sei teste facevano capolino con altrettanti kwami al seguito: «Ti presento i tuoi avversari.» dichiarò Fu, alzandosi in piedi e osservando il gruppetto entrare nella stanza: «Adrien e Rafael penso li conosci già; Marinette uguale, poi qui abbiamo Lila, Sarah e Wei.»
Willhelmina si alzò, spazzolandosi le briciole dall'abito scuro che indossava e osservando i ragazzi, annuendo con la testa: «Tikki...» mormorò, osservando la kwami rossa superare tutti e farsi strada verso di lei.
«Bridgette.» mormorò la piccola, abbassando lo sguardo e inspirando profondamente: «Io...»
Willhelmina fece un passo, allungando una mano verso l'esserino e carezzandolo gentilmente: «Sei stata un'amica preziosa in quei giorni lontani.»
«Se io mi fossi accorta...» bisbigliò Tikki, scuotendo la testolina: «Io...»
«Ciò che è successo è stata una mia colpa esclusiva: non avevo la forza di affrontare tutto ciò che essere Ladybug portava e poi...la solitudine, il dolore di essere costantemente respinta dal sergente Norton: né tu e né il piccolo Fu potevate farci niente.»
«Piccolo Fu?» esclamò Adrien, punzecchiando il maestro con un gomito e ridacchiando: «Penso che questo nomignolo mi piaccia. Sì, lo preferisco a mister Miyagi.»
«Muori.» dichiarò spiccio l'anziano, guardando male il biondo che aveva iniziato a ridacchiare, seguito a ruota da Lila e Rafael: «Morite. Tutti e tre.»
Willhelmina li ignorò, sorridendo alla piccola Tikki e facendo poi vagare lo sguardo, soffermandosi su Marinette: «Fu ha fatto un'ottima scelta, assegnandoti il Miraculous della Coccinella.» dichiarò, osservando la ragazza arrossire leggermente e poi cercare con lo sguardo il figlio di Gabriel Agreste: «Hai la forza e il coraggio che io non avevo e un compagno che ti supporta, invece che distrarti dalla tua missione.»
«Io veramente ci provo a distrarla, è lei che non mi da udienza.» dichiarò Adrien, facendole l'occhiolino e rimediando una gomitata da Marinette: «My lady, non mi piace farlo violento, lo sai.»
«Argh.» sbuffò Marinette, le guance ormai rosse e lo sguardo celeste sconvolto rivolto verso il biondo.
Willhelmina ridacchiò, avvicinandosi alla coppia e stringendo Marinette in un abbraccio, voltandosi poi verso il ragazzo: «Adriennuccio! Non trattarmela male o ti scateno contro...beh, il nulla dato che non ho più nessun potere.» esclamò, ridendo e poi voltandosi verso il resto del gruppo: «Sarah, giusto?»
«Sì, signora.»
«Non darmi della signora, mi fa sentire così vecchia!» dichiarò Willhelmina, scuotendo il capo e lasciando andare un po' Marinette: «In fondo ho solo...centonovant'anni, giù di lì.»
«Se io ne ho centonovanta, tu dovresti averne un po' di più» sbuffò Fu, facendo voltare la donna verso di lui: «Eri più grande di me, ricordi?»
«Di tre anni, per la precisione.» sentenziò Willhelmina, scuotendo il capo: «E non interrompermi, vecchio mammalucco! Sto cercando di scusarmi con Sarah per aver combattuto con lei quando ero a New York e aver usato il suo amico come una bambolina nelle mie mani. Oh, avrei potuto vestirlo...sinceramente quel look con magliette slabbrate e jeans scuciti non è che mi piacesse granché.»
Sarah la osservò, voltandosi poi verso Rafael: «E' la stessa tipa di ieri?»
«Sì, senza più quella presenza opprimente di Chiyou.» sentenziò Willhelmina, ridendo: «So che non potrai perdonarmi dall'oggi al domani, ma ci tengo a scusarmi con te e con il tuo amico, Alex.»
«Ok.» mormorò Sarah, facendo un passo indietro e allungando una mano verso quella di Rafael che, prontamente, la strinse nella sua; Willhelmina osservò quell'azione, sorridendo: «Beh, Rafael e Adrien li ignoro. E passiamo a...Volpina, giusto?»
«Esattamente. Il mio nome è Lila.»
«Oh. Nome grazioso! Non sei francese, vero?»
«Italiana.»
«Bella l'Italia. Ci sei stato, piccolo Fu? Io sono andata Firenze per il Pitti uomo e poi a Roma e Milano per le settimane della moda. Veramente un bel paese.»
«Grazie.»
Willhelmina sorrise, voltandosi poi verso Wei: «E tu devi essere Tortoise. Tutta questa abbondanza di certo risalta. Ma cosa stanno danno da mangiare in Cina adesso? Io ricordo tipi mingherlini...»
«Bridgette...»
«Willhelmina, piccolo Fu. O Willie, al massimo.»
«Bene. Manca Papillon, che sarebbe...»
«Mio padre.»
«Ok. Papillon è Gabriel Agreste, quindi immagino benissimo perché non sia presente.» dichiarò la donna, tornando al suo posto e osservando il gruppetto e i kwami che fluttuavano vicino ai propri partner: «Ladybug. Chat Noir. Peacock. Bee. Volpina. Tortoise. Siete davvero un'ottima scelta. Fu non poteva trovare Portatori migliori di voi.»
Fa osservò il grammofono, carezzando la tromba in ottone e sentendo le chiacchiere che provenivano dalla stanza ove alloggiava lei: i Portatori, quella branca di mocciosi, avevano voluto incontrarla e adesso stavano chiacchierando amabilmente con lei.
Come potevano?
Come potevano accettarla così facilmente dopo tutto quello che aveva fatto?
La vecchiaia porta rabbia.
«Hu Die?» mormorò una voce di donna, facendo voltare Fa e incontrare lo sguardo dell'altra: rivedeva in lei la ragazza di un tempo: «Io...mh. Dalla tua espressione immagino che tu non voglia parlarmi e posso comprenderti.»
«Che cosa vuoi?»
Willhelmina si strinse nelle braccia, voltandosi indietro e osservando la porta chiusa della sua stanza: «Chiederti un favore. Ascoltavo Adrien parlare di sua madre, l'ex-Portatrice del Miraculous del Pavone, e ho avuto un'idea...»
«Quale?»
«Vorrei venire con te a Nêdong.»
«Cosa?»
«Io vorrei essere certa di non avere più niente di Chiyou dentro di me e...» si fermò, voltandosi indietro e annuendo: «E voglio fare qualcosa per quei ragazzi, se venendo a Nêdong troverò qualcosa sulla madre di Adrien sarò felice.»
«E se fosse tutto un piano per attaccare il Tempio dei Miraculous?»
«Ti autorizzo a uccidermi.» dichiarò Willhelmina, alzando la testa e fissando l'altra seria: «La mia vita è nelle tue mani da adesso, Fa.»
L'anziana la osservò, sospirando profondamente: «Non so dire di no agli sguardi decisi.» sentenziò, assottigliando lo sguardo: «Ti avviso che la vita è dura là.»
«Non mi spavento per così poco.»
«Mh.»
Sarah osservò la signora anziana seduta davanti a lei in metrò: «Se stai pensando a un modo per dirmi di scendere alla mia fermata, spiacente ma non ti ascolterò.» dichiarò Rafael, facendola voltare verso di lui e sorridere: «Davvero. Non voglio iniziare a dovermi preoccupare di sapere dove potresti essere...»
«Ehi! C'è Mikko con me!»
«Fatti guidare da Rafael, è più esperto di me riguardo a Parigi.» bofonchiò la kwami dall'interno della borsa.
«E vicino casa di Sarah c'è quella chocolaterie che...»
«Non è tanto vicino, Flaffy.» ringhiò Rafael, ricacciando il suo kwami all'interno della felpa e sorridendo alla donna dall'alto lato del vagone: «Non uscire.»
«Sei un orchetto.»
«Sì, sì.»
Sarah ridacchiò, scuotendo il capo: «Quando tornerò in America mi mancheranno molto le vostre litigate.»
«Come?»
«Stavo pensando che ora che con Coeur Noir è finita, non ha tanto senso per me rimanere qui: a New York c'è mia madre e...» la bionda si fermò, scuotendo la e voltandosi verso il ragazzo: «Anche se sono certa che...» le labbra di Rafael fermarono qualsiasi discorso, sfiorando le sue in un bacio veloce.
«Ah. Ehm...io...»
«Anche se sono certa che mia madre mi scuoierebbe viva se dovesse rifare tutta la trafila di documenti, quindi rimarrò qui.» borbottò veloce Sarah, osservando l'altro e portandosi una mano alla bocca.
«Ah. Bene.» dichiarò Rafael, guardando fisso davanti a sé e sentendo uno strano calore salire lungo dal collo e invadergli il viso.
«Rafael?»
«Mh?»
«Torniamo alla ruota panoramica domenica prossima? Solo noi.»
Rafael annuì con la testa, piegando le labbra in un sorriso e voltandosi verso la ragazza: «Sì.» dichiarò, allungando un braccio e attirandola verso di sé, sentendosi finalmente completo quando Sarah si sistemò nel suo abbraccio.
«Sì, Nooroo?» domandò Gabriel, avvertendo su di sé lo sguardo fisso del kwami; posò la matita sullo schizzo che stava disegnando e si tolse gli occhiali, massaggiandosi il setto nasale: «Hai fame?»
Il piccolo kwami scosse la testa, sorridendo: «No. Io...» si fermò, scuotendo la testa e battendo le ali: «Io sono felice; quello che hai fatto, come hai utilizzato il tuo potere...» Gabriel sorrise, allungando un dito verso l'esserino e osservandolo mentre lo toccava con la sua zampetta: «Io sono orgoglio di te, Gabriel.»
«Grazie, Nooroo.»
Lila osservò i due kwami intenti a commentare il primo film di Harry Potter, accomodandosi meglio sopra Wei: sdraiati sul divano, stavano osservando la scena degli scacchi giganti che precedeva la battaglia contro il professor Raptor: «Wayzz si sta appassionando.» mormorò, alzando la testa dal petto di Wei e osservandolo, mentre guardava lo schermo con un braccio ripiegato sotto la testa: «Dovrai comprargli i film, se continua così.»
«Oppure venire qui a vederli.»
La ragazza annuì, studiando i lineamenti del cinese e poi voltandosi verso lo schermo, vedendo Ron fare una mossa e spostare la pedina gigante su cui era aggrappato Harry: «Wei?»
«Mh?»
Lila inspirò profondamente, puntando il mento contro il petto del ragazzo e incontrando lo sguardo scuro: «Ecco...Mh. So che è presto per noi ma pensavo se tu non volevi venire a vivere qui. Con me. In due potremmo dividere le spese e...beh, noi abbiamo già tutti i film di Harry Potter e...»
Wei si chinò, baciandola e stringendola a sé: «Si può fare.»
«Davvero?»
«Sì.»
«Non è troppo presto?»
«Mio padre mi ha sempre detto che quando incontri quella giusta non è mai troppo presto.»
«Quella giusta...oh!» Lila sorrise, poggiando la testa contro il petto di Wei e tornando a osservare il film, strinse più forte l'addome del ragazzo sentendo la presa di lui farsi più forte sulle sue spalle.
Quella giusta...
Le piaceva come appellativo.
Fu osservò le due donne sulla porta di casa sua: Fa aveva una borsa capiente che teneva appesa al braccio sinistro, mentre Willhelmina un piccolo trolley: «Avrei preferito saperlo prima.» dichiarò, guardando male entrambe: «Perché andare in Tibet, poi.»
«Voglio essere sicura di me, Fu.» mormorò Willhelmina, allungando una mano e stringendo quella dell'amico: «Chiyou è subdolo e io lo conosco bene. Voglio essere certa di essere totalmente libera dal suo giogo e il Tempio è l'unico posto dove posso accertarmi di questa cosa; inoltre, ascoltando i discorsi dei ragazzi ho deciso che voglio provare a cercare la mamma di Adrien...io voglio fare qualcosa di utile.»
«Ma...»
«Sono decisa, Fu.»
«Ci starò attenta io.» dichiarò Fa, sistemandosi meglio il suo bagaglio e osservando la sua compagna di viaggio: «Dobbiamo andare, gli aerei non aspettano noi.»
«Tornerò, Fu. Te lo prometto.»
«Io sarò qui.»
Il rumore di passi le aveva fatto alzare la testa, mentre un lieve sorriso le aveva piegato le labbra: «Sbaglio o aveva detto che aveva troppi compiti da fare per passare stasera?» domandò Tikki, osservando la ragazza posare lo stilo sul tablet e infilandosi una felpa sopra la mise da notte.
«Vado di sopra. Vieni anche tu?»
«Io rimango qui.» dichiarò la kwami, addentando il biscotto e facendole l'occhiolino.
Marinette annuì, salendo velocemente le scalette e aprendo la botola, osservando la figura di Chat Noir, che si godeva il panorama della città: «Già finito i compiti?» domandò, salendo e affiancandolo: «No, perché se vuoi ti stanno aspettando anche i miei di matematica.»
Chat ridacchiò, voltandosi verso di lei: «Veramente mi è rimasto storia dell'arte.» dichiarò, grattandosi il naso con il dito guantato e facendo vagare lo sguardo sull'imponente figura di Notre-Dame, sospirando: «E' solo che ero lì, alla mia scrivania e...niente, mi era venuta voglia di vederti.»
«C'è qualcosa...»
«A parte il fatto che tutto è finito ed è una sensazione strana?»
«A parte quello, sì.»
«No, niente.» mormorò il ragazzo, indicando il tavolino: «Lì ci sono gli altri regali della scommessa, penso di aver contato bene ma se ne manca qualcuno dimmelo, rimedierò.» le spiegò, vedendola annuire: «Bene. Vado. Storia dell'arte mi aspetta.»
«Sicuro di non voler fare anche i miei compiti di matematica?»
«Sicurissimo.» dichiarò Chat, chinandosi e sfiorandole le labbra con le sue: «Ma domattina li ricontrollerò, ok?»
«Ok.» mormorò Marinette, allungando una mano e carezzandogli la guancia, risalendo con i polpestrelli e sfiorando i contorni della maschera: «Ti amo.»
«Anche io. E...»
«Sì, nei miei sogni porno preferisci stare sopra.» mormorò Marinette, arrossendo ma sentendosi fiera di aver detto una simile frase senza balbettare.
«Te l'ho mai detto che amo come mi leggi nella mente?»
«Qualche volta sì.»
Chat Noir si chinò, baciandola una seconda volta: «Devo andare, altrimenti passerò tutta la notte in piedi a fare quello stupido compito. A domani, Marinette.»
«A domani, Adrien.» mormorò, osservandolo mettere mano al bastone e usarlo come leva per gettarsi nel vuoto, atterrò su una macchina e, da quella, saltò sull'edificio di fronte, sparendo poi fra i tetti parigini.
Marinette sorrise, poggiandosi alla balaustra di metallo e osservando la città sotto di lei: la notte stava calando e le illuminazioni delle strade erano già accese e i monumenti della città erano rischiarati dal basso, risaltando nel cielo imbrunito; le case si stavano di nuovo popolando: bambini che tornavano dalle giornate intense di scuola e giochi, adulti che rincasavano dopo la giornata lavorativa...
Sorrise maggiormente, dandosi una lieve spinta e tornando alla botola e l'aprì, poi si voltò verso il tavolo e afferrò i regali che le aveva lasciato Adrien, facendoli cadere dentro la botola, sul materasso sottostante; scese i primi scalini, dando un'ultima occhiata ai tetti delle case che intravedeva fra le sbarre del terrazzino.
Parigi.
La sua città.
La città che avrebbe sempre protetto, assieme ai suoi compagni.
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Miraculous Heroes {Completata}
FanfictionSono passati quattro anni da quando Ladybug e Chat Noir hanno sconfitto Papillon, riportandolo dalla parte del bene. Ma una nuova minaccia giunge a Parigi e i due eroi non sanno se stavolta riusciranno a fermarla... *Questa storia (o per megli...